Nota: tutte le citazioni bibliche di questo studio – se non altrimenti specificate – sono tratte dalla versione TILC.


 

Essere ansiosi non vuol dire preoccuparsi di qualcosa avendo cura di farla nel modo giusto. Paolo dice di sé: “Ogni giorno ho avuto il peso delle preoccupazioni per tutte le comunità” (2Cor 11:28). Paolo era preoccupato per le chiese che aveva fondato, eppure non era ansioso. Non poteva essere ansioso, lui che esortava, avendolo per primo provato: “La pace, che è dono di Cristo, regni sempre nel vostro cuore. A questa pace Dio vi ha chiamati” (Col 3:15). Essere ansiosi non vuol dire nemmeno essere attenti e cauti, pensando al futuro e amministrando le proprie cose.

   La parola greca μέριμνα (mèrimna), usata nella Bibbia e tradotta “ansia”, ha a che fare con il vocabolo μέρος (mèros), “parte”, e con il verbo μερίζω (merìzo), “separare in due parti”;  indica quindi uno stato d’animo che presuppone la presenza di un combattimento interiore, che divide. Si diventa ansiosi quando si pensa troppo ai propri problemi e ci si preoccupa eccessivamente per cose su cui non si ha un controllo completo. L’ansia opprime.

   Alcuni maestri religiosi, più bigotti che spirituali, insegnano che l’ansia sarebbe un peccato; alcuni la equiparano addirittura all’omicidio e al furto. Questa veduta così rigida si basa su una lettura molto letterale di Mt 6:25: “Smettete di essere ansiosi” (TNM). L’espressione greca usata è μὴ μεριμνᾶτε (me merimnàte). Che si tratti semplicemente di una caratteristica umana e non di chissà quale stato peccaminoso, si arriva a capirlo già con il buon senso. Se poi dobbiamo proprio fare uno studio approfondito su un’inezia simile, possiamo citare Lc 10:41,42 in cui Yeshùa dice all’ansiosa Marta che lo aveva invitato a pranzo di non stare a preoccuparsi di imbandire una tavola sontuosa: “Marta, Marta, tu ti affanni [μεριμνᾷς (merimnàs), “sei ansiosa”] e ti preoccupi di troppe cose! Una sola cosa è necessaria” ovvero: Non starti a dannare, basta un solo piatto, una sola portata.

   L’ansia fa dunque parte della natura umana. “Basta una preoccupazione per deprimere” (Pr 12:25). A volte la preoccupazione e l’ansia diventano angoscia.  Prima di morire, Yeshùa “si mise in ginocchio e pregò così: ‘Padre, se vuoi, allontana da me questo calice di dolore’ . . . in quel momento di grande tensione pregava più intensamente. Il suo sudore cadeva a terra come gocce di sangue” (Lc 22:41-44). Era talmente angosciato che Dio dovette inviargli un angelo “per confortarlo” (v. 43). “I medici sanno che l’ansietà può influire sul fisico. Può far alzare (o abbassare) la pressione del sangue; può far aumentare i globuli bianchi; può alterare improvvisamente il livello dello zucchero nel sangue per l’azione dell’adrenalina sul fegato. Può persino alterare il vostro cardiogramma . . . L’ansia influisce sulla circolazione, sul cuore, sulle ghiandole, su tutto il sistema nervoso’”. – P. Steincrohn, D. LaFia, How to Master Your Nerves, 1970, pag. 14.

   Ci sono cose per cui è non solo normale preoccuparsi ma è perfino giusto essere in ansia. Il salmista confessò: “Ero in ansia per il mio peccato” (Sl 38:18, TNM). Quando siamo ansiosi, non necessariamente stiamo mettendo in dubbio la cura che Dio si prende di noi. È da stolti, se stiamo camminando ai bordi di un baratro, gioire irresponsabilmente pensando che se cadremo Dio ci farà planare sofficemente. Yeshùa non prese neppure in considerazione una simile stupidaggine quando il maligno lo invitò a buttarsi nel vuoto, e saggiamente rispose: “Non sfidare il Signore, tuo Dio” (Mt 4:7). Essere ansiosi, in una circostanza che ci fa temere il peggio, è del tutto umano. Ecco perché essere ansiosi non è un peccato. Casomai lo è essere imprudenti. Oggigiorno è quasi impossibile non essere presi a volte da ansia e nervosismo. “Devi sapere che negli ultimi tempi ci saranno giorni difficili. Gli uomini . . . non avranno riconoscenza per nessuno . . . Saranno senza amore, duri, maldicenti e intrattabili”. – 2Tm 3:1-3.

   Comunque, il consiglio di Yeshùa è: “Non preoccupatevi troppo” (Mt 6:25). La Bibbia ci consiglia:

“Non angustiatevi di nulla, ma rivolgetevi a Dio, chiedetegli con insistenza ciò di cui avete bisogno e ringraziatelo. E la pace di Dio, che è più grande di quanto si possa immaginare, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù”. – Flp 4:6,7.

   La pace che Dio dona, siamo invitati a farla predominare nella nostra mente (il cuore biblico): “Regni sempre nel vostro cuore” (Col 3:15). È interessante notare che il verbo tradotto “regni” è nel testo biblico βραβευέτω (brabeuèto), imperativo del verbo βραβεύω (brabèuo) che significa “essere un arbitro / decidere, determinare / dirigere, controllare, regolare”. In pratica, quasi fosse un arbitro che regola il flusso dei nostri pensieri, alla pace ci può appellare, così che essa riporti la calma nel nostro animo.

   Che cos’è la pace? È la calma interiore, la serenità e la tranquillità che il credente ha sapendo di essere amato da Dio. Prima di lasciare questo mondo, Yeshùa disse ai suoi discepoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. La pace che io vi do non è come quella del mondo: non vi preoccupate, non abbiate paura”. – Gv 14:27.

   Come ottenere la pace interiore? In Flp 4:6,7, riportato più sopra, dopo l’incoraggiamento a non angustiarci, si legge: “Rivolgetevi a Dio, chiedetegli con insistenza ciò di cui avete bisogno e ringraziatelo”. Solo allora, ‘la pace di Dio, che è più grande di quanto si possa immaginare, custodirà i nostri cuori e i nostri pensieri’. Non abbiano bisogno di lambiccarci il cervello alla ricerca di chissà che altro. Per affrontare l’ansia, il modo giusto è: “Rivolgetevi a Dio”. Si tratta di pregare.

   L’ansia scaturisce quando ci si rende conto di non essere capaci di affrontare un problema, che può essere più grande di noi o di cui, in ogni caso, non siamo in grado di avere il pieno controllo. È proprio allora che, accettando il fatto che la responsabilità della sua soluzione non è nostra, occorre rivolgersi a Dio. “Affida il tuo peso al Signore;
egli ti darà aiuto” (Sl 55:23). “Chiedetegli con insistenza ciò di cui avete bisogno e ringraziatelo”. Nell’ansietà del momento e nel forte desiderio di ricevere aiuto, forse non ci sembra il caso di ringraziare; forse pensiamo che il ringraziamento sarebbe più appropriato dopo aver ottenuto. Eppure, in 1Ts 5:18 è detto: “In ogni circostanza ringraziate il Signore. Dio vuole che voi facciate”.  Essere riconoscenti ci protegge perché ci ricorda che tutto ciò che abbiamo è un dono di Dio e che quello che è stato in grado di fare per noi ieri, Dio sarà in grado di farlo anche oggi e domani. Pregare con ringraziamento ci permette d’accettare totalmente quello che Dio consente nella nostra vita. Allontana l’attenzione ansiosa da noi stessi per volgerla a Dio.

   La preghiera è un mezzo completo che non manca di nulla: non c’è niente che non possiamo portare a Dio. Ogni cosa, tutto, rientra in ciò che possiamo portare al Signore in preghiera, proprio nulla ne è escluso. Questa è una certezza perché Dio è sovrano, ha tutto sotto controllo e sa perfettamente ciò di cui abbiamo bisogno. “Non state a preoccuparvi troppo . . . Il Padre vostro che è in cielo sa che avete bisogno di tutte queste cose”. – Mt 6:31,32.

   L’effetto meraviglioso della preghiera si ha nella parte più profonda di noi stessi, ed è la pace di Dio. Si noti bene la sequenza: (1) “Non angustiatevi di nulla”, (2) “Rivolgetevi a Dio, chiedetegli con insistenza ciò di cui avete bisogno e ringraziatelo”, (3) “E la pace di Dio, che è più grande di quanto si possa immaginare, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri”. Pare che manchi qualcosa. Al credente che diventa ansioso per un problema che non sa risolvere è detto di calmarsi e di chiedere a Dio la soluzione del problema. Si avrà allora la pace interiore. Sì, ma il problema? La Bibbia non dice che il problema sarà immediatamente risolto, ma che in mezzo al problema avremo la pace di Dio. Comunque andrà a finire, non saremo sopraffatti. “Sia chiaro che questa straordinaria potenza viene da Dio e non da noi. Siamo oppressi, ma non schiacciati; sconvolti ma non disperati. Siamo perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non distrutti”. – 2Cor 4:7-9.

   La pace di Dio ha queste caratteristiche:

  • È la conseguenza della nostra preghiera. Affidandoci a Dio, mettiamo su di lui il nostro peso, ne siamo alleggeriti e l’ansia si attenua fino a scomparire. Non basta pregare tanto per pregare: non si tratta di una formula magica. Occorre aprire sinceramente il cuore a Dio, con fede. “Bisogna chiedere con fiducia, senza dubitare. Chi dubita è come un’onda del mare mossa dal vento, sospinta qua e là. Un uomo simile, indeciso e incoerente in tutto quel che fa, non si illuda di ricevere qualcosa dal Signore”. – Gc 1:6-8.
  • Non dipende dalla risposta. La Bibbia non fa alcun riferimento alla risposta alla nostra preghiera, quasi come se non fosse così importante. Ciò mostra che possiamo avere pace qualunque sia la risposta di Dio, persino se dovessimo attenderla a lungo.
  • La pace di Dio “è più grande di quanto si possa immaginare”, “sorpassa ogni pensiero” (TNM), “supera ogni intelligenza” (NR). Non si può spiegare com’è possibile provare una tal pace interiore quando si è sotto pressione. Non rientra nel concetto umano di calma: è la pace che viene da Dio. La pace che Dio dona è indipendente dall’evolversi della situazione.
  • È inviolabile: “Custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri”. La certezza è che φρουρήσει (frurèsei), “proteggerà (come un avamposto militare) / preverrà un’invasione ostile / preserverà per il conseguimento di qualcosa”; questo il significato del verbo greco usato. È come se Dio costruisse una fortezza intorno alla nostra mente per proteggerla. Con questa pace dentro di noi, l’ansia non può vincerci perché è Dio stesso che sta proteggendo i nostri pensieri.
  • “Custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù”. L’ambito cui tale pace divina agisce è quello di Yeshùa. Dio “ci ha accolti come suoi noi che abbiamo creduto. Perciò ora siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo suo possiamo accostarci con la fede alla bontà di Dio che ci accoglie”. – Rm 5:1,2.
  • È “la pace di Dio”. “Dio che dà la pace” (Rm 16:20) è la sorgente stessa della pace che scaturisce da lui. Dio non è ansioso e la pace che si riceve è la stessa pace che risiede in lui. 1Tm 1:11 definisce Dio “beato” (μακάριος, makàrios), “felice”. Il Signore gioisce. – Sl 104:31.

 

“A me, Signore, hai dato una gioia
che vale più di tutto . . .
Tu solo, Signore, mi dai sicurezza”.

Sl 4:8,9.