La Pentecoste doveva essere celebrata in questo modo: “Porterete dai luoghi dove abiterete due pani per un’offerta agitata, i quali saranno di due decimi di un efa di fior di farina e cotti con lievito; sono le primizie offerte al Signore”. – Lv 23:17.

   Dio stesso ordinò che le pagnotte di Pentecoste fossero lievitate. Ciò dovrebbe zittire chi continua a sostenere che il lievito sia esclusivamente simbolo di peccato. Chi insiste su quell’errata interpretazione sta dicendo che Dio avrebbe posto il simbolo del peccato in una delle sante offerte che dovevano essergli presentate.

   Dalla Pasqua, prima santa Festività comandata da Dio, inizia un periodo che porta all’accoglienza dello spirito santo a Pentecoste. Con il sacrificio pasquale e il sangue dell’agnello, gli ebrei furono protetti per essere poi liberati. Con il sacrificio dell’Agnello Yeshùa, grazie al suo sangue, i credenti sono liberati dalla condanna del peccato. Alla Pasqua segue la festa dei Pani Azzimi. Paolo dice come va celebrata questa Festa: “Purificatevi del vecchio lievito, per essere una nuova pasta, come già siete senza lievito. Poiché anche la nostra Pasqua, cioè Cristo, è stata immolata. Celebriamo dunque la festa, non con vecchio lievito, né con lievito di malizia e di malvagità, ma con gli azzimi della sincerità e della verità”. – 1Cor 5:7,8.

   Il “lievito di malizia e di malvagità” va tolto. Ciò predispone ad accogliere il lievito dello spirito santo, perché “il regno dei cieli è simile al lievito” (Mt13:33). Confondendo i due tipi di lievito, non si ha la comprensione del significato di tutta la sequenza che dalla Pasqua porta alla Pentecoste. Bisognerebbe smetterla di pensare alla propria maniera e affidarsi, piuttosto, al pensiero di Dio. – Pr 16:3.

   Lo spirito santo di Dio agisce nel discepolo di Yeshùa e lo fa diventare come uno scriba, un maestro della Legge: “Ogni scriba che diventa un discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa il quale tira fuori dal suo tesoro cose nuove e cose vecchie” (Mt 13:52), “quando è ammaestrato riguardo al regno dei cieli, è simile a un uomo, a un padrone di casa, che trae dal suo tesoro cose nuove e cose vecchie” (TNM), sa far emergere dalla Scrittura nuovi e vecchi tesori.

   Yeshùa parlava in parabole. Molti pensano lo facesse per spiegarsi meglio. In realtà, era per il motivo opposto.

“Per questo parlo loro in parabole, perché, vedendo, non vedono; e udendo, non odono né comprendono. E si adempie in loro la profezia d’Isaia che dice: ‘Udrete con i vostri orecchi e non comprenderete; guarderete con i vostri occhi e non vedrete; perché il cuore di questo popolo si è fatto insensibile: sono diventati duri d’orecchi e hanno chiuso gli occhi, per non rischiare di vedere con gli occhi e di udire con gli orecchi, e di comprendere con il cuore e di convertirsi, perché io li guarisca’”. – Mt13:13-15, cfr. Is 6:9,10.

   Per più di 1900 anni, dall’inizio del secondo secolo, la vera chiesa dei discepoli di Yeshùa, piccola e nascosta, è vissuta nelle persecuzioni, mantenendo la comprensione della verità, sebbene soffocata dal proliferare della zizzania religiosa seminata dal maligno. – Mt 13:37-43.

   Il vecchio lievito di malizia e di malvagità deve essere rimosso, così che la festa dei Pani Azzimi sia tenuta in sincerità e verità, permettendo allo spirito santo di fermentare in modo da trasformare il credente. È qui la distinzione tra la mente normale e carnale e la mente dei figli di Dio. Il credente è vivificato dal fermento dello spirito santo che agisce come il lievito: “Dio ha vivificato anche voi, voi che eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati, ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo l’andazzo di questo mondo, seguendo il principe della potenza dell’aria, di quello spirito che opera oggi negli uomini ribelli” (Ef 2:1,2). Le menti dei fedeli sono illuminate, non sono più accecate dal fermento dello spirito dell’avversario: “Il dio di questo mondo ha accecato le menti, affinché non risplenda loro la luce” (2Cor 4:4). “Molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti”. – Mt 22:14.

   È la forza che Dio ci dona con il suo santo spirito che ci permette di osservare i Comandamenti di Dio come ci è richiesto (Ap 12:17;14:12). Lo spirito che Dio dona è mantenuto con l’ubbidienza, perché lo spirito santo è dato da Dio “a quelli che gli ubbidiscono”. – At 5:32.

   Ci sono due lieviti che sono antagonisti. Lo spirito di satana tenta di renderci inadatti a ricevere lo spirito santo, che si ritira dal credente quando è rattristato (Ef 4:30) e si spegne (1Ts 5:19) per la nostra disubbidienza e per il peccato.

   Il lievito dello spirito santo riguarda anche l’insegnamento e la sana dottrina.

“Gesù disse loro: ‘Guardatevi bene dal lievito dei farisei e dei sadducei’ . . . Allora capirono che non aveva loro detto di guardarsi dal lievito del pane, ma dall’insegnamento dei farisei e dei sadducei”. – Mt 16:6-12.

   Il lievito satanico, sotto forma di falso insegnamento (Mt 16:6,12) e sotto forma di malizia e malvagità (1Cor 5:6-8) fa fermentare il peccato, pervadendo le nostre menti. Allo stesso modo, ma con un risultato ben diverso, il lievito dello spirito santo di Dio ci trasforma. Paolo descrive il conflitto tra l’azione satanica e il desiderio di essere guidati dallo spirito di Dio.

“Sappiamo infatti che la legge è spirituale; ma io sono carnale, venduto schiavo al peccato. Poiché, ciò che faccio, io non lo capisco: infatti non faccio quello che voglio, ma faccio quello che odio. Ora, se faccio quello che non voglio, ammetto che la legge è buona; allora non sono più io che lo faccio, ma è il peccato che abita in me. Difatti, io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene; poiché in me si trova il volere, ma il modo di compiere il bene, no. Infatti il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio. Ora, se io faccio ciò che non voglio, non sono più io che lo compio, ma è il peccato che abita in me. Mi trovo dunque sotto questa legge: quando voglio fare il bene, il male si trova in me. Infatti io mi compiaccio della legge di Dio, secondo l’uomo interiore, ma vedo un’altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia mente e mi rende prigioniero della legge del peccato che è nelle mie membra. Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore. Così dunque, io con la mente servo la legge di Dio, ma con la carne la legge del peccato”. – Rm 7:14-25.

   Tutti siamo corrotti, e Dio sa leggere nella nostra mente. “Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno; chi potrà conoscerlo? ‘Io, il Signore, che investigo il cuore, che metto alla prova le reni, per retribuire ciascuno secondo le sue vie, secondo il frutto delle sue azioni’”. – Ger 17:9,10.

   Non ci è possibile vincere senza l’intervento di Dio per mezzo del suo spirito santo.

“Signore, io so

che la via dell’uomo non è in suo potere,

e che non è in potere dell’uomo che cammina

il dirigere i suoi passi.

Signore, correggimi, ma con giusta misura;

non nella tua ira, perché tu non mi riduca a poca cosa!”. – Ger 10:23,24).

   Dio ha promesso che effonderà il suo spirito nelle menti dei credenti: “Io infatti spanderò le acque sul suolo assetato e i ruscelli sull’arida terra; spanderò il mio Spirito sulla tua discendenza” (Is 44:3). Il pane azzimo della Pasqua e dei Pani Azzimi indica che è rimosso il lievito di malizia e cattiveria. Si diventa così privi di lievito, che simboleggia qui il peccato. Si può allora procedere verso la Pentecoste per ricevere il nuovo lievito dello spirito santo ed essere fermentati dal potere di Dio.

   Lo spirito santo è anche paragonato all’olio nei vasi, che serve a riempire le lampade degli eletti (Mt 25:1-13). È anche simboleggiato dall’acqua. – Gv 7:37-39.

   I veri credenti, gli eletti, sono i pani lievitati di Pentecoste; sono le primizie che seguono la prima delle primizie, Yeshùa.