“Osserverai la festa della Mietitura, con le primizie del tuo lavoro, con quello che avrai seminato nei campi e la festa della Raccolta, alla fine dell’anno, quando avrai raccolto dai campi i frutti del tuo lavoro”. – Es 23:16; cfr. 34:22.

   “La festa della Mietitura” è la Pentecoste, di cui abbiano già trattato nello studio La Pentecoste, in questa stessa categoria La Toràh. La Festa della Raccolta non cade proprio “alla fine dell’anno”, come traduce NR; l’espressione va spiegata. Il testo biblico dice in Es 23:16 בְּצֵאת (betzèt), “in uscire” dell’anno; in Es 34:22 dice תְּקוּפַת (tequfàt),  “al volgere” dell’anno. Il periodo era quello in cui iniziava un nuovo anno agricolo. La raccolta della maggior parte dei prodotti agricoli era completata nel mese di etanìm o tishrì (nostro settembre-ottobre); è in questo mese che si raccoglievano anche l’uva e le olive, con cui si produceva “il vino che rallegra il cuore dell’uomo, l’olio che gli fa risplendere il volto” (Sl 104:15). Questo mese vedeva anche le prime piogge che avrebbero ammollato la terra per la successiva aratura. Questo mese segnava una svolta, la “fine dell’anno” (Es 23:16) agricolo, il “volgere dell’anno”. – Es 34:22, TNM.

   La Festa della Raccolta è chiamata nella Bibbia anche Festa delle Capanne. Questo è il nome che le è dato in Dt, in cui si trovano anche le istruzioni di Dio per questa santa festività:

“Celebrerai la festa delle Capanne per sette giorni, quando avrai raccolto il prodotto della tua aia e del tuo torchio; ti rallegrerai in questa tua festa, tu, tuo figlio, tua figlia, il tuo servo, la tua serva, il Levita, lo straniero, l’orfano e la vedova che abitano nelle tue città. Celebrerai la festa per sette giorni in onore del Signore tuo Dio, nel luogo che il Signore avrà scelto; poiché il Signore, il tuo Dio, ti benedirà in tutta la tua raccolta e in tutta l’opera delle tue mani, e ti darai interamente alla gioia”. – Dt 16:13-15.

   A volte si sente l’espressione “festa dei Tabernacoli” per indicare questa festività biblica. La versione Diodati usa questo nome. Il che è esatto, però va detto che la traduzione risale al 16°-17° secolo, per cui l’italiano è alquanto arcaico. Tabernaculum è la parola latina che Girolamo usò per tradurre l’ebraico סכה (sekàh), “capanna”, nella sua Vulgata. La parola tabernaculum  (“capanna”) è il diminutivo di taberna; tutti e due i nomi derivano dal latino tabula che indicava una tavola di legno, mezzo con cui si costruiva una capanna. Dire Festa delle Capanne o Festa dei Tabernacoli è, quindi, esattamente la stessa cosa. “Il 15 di questo stesso mese, quando la stagione invernale è ormai a una svolta, Mosè comanda a ogni famiglia di erigersi delle tende, per timore del freddo e per proteggersi dal tempo inclemente”. – Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche, III, 244.

   Quando va celebrata la Festa delle Capanne. Le istruzioni divine in Lv circa questa Festa, stabiliscono anche la data:

“Il quindicesimo giorno di questo settimo mese [etanìm o tishrì] sarà la festa delle Capanne, durerà sette giorni, in onore del Signore. Il primo giorno [15 tishrì] vi sarà una santa convocazione; non farete nessun lavoro ordinario. Per sette giorni offrirete al Signore dei sacrifici consumati dal fuoco. L’ottavo giorno [22 tishrì] avrete una santa convocazione . . . Il quindicesimo giorno del settimo mese, quando avrete raccolto i frutti della terra, celebrerete una festa al Signore, per sette giorni; il primo giorno sarà di completo riposo e l’ottavo di completo riposo. Il primo giorno coglierete dagli alberi dei frutti di bell’aspetto, dei rami di palma, rami di mortella e rami di salici di torrente, e vi rallegrerete davanti al Signore Dio vostro, per sette giorni. Celebrerete questa festa in onore del Signore per sette giorni, ogni anno. È una legge perenne, di generazione in generazione. La celebrerete il settimo mese. Abiterete in capanne per sette giorni; tutti quelli che saranno nativi d’Israele abiteranno in capanne, affinché i vostri discendenti sappiano che io feci abitare in capanne i figli d’Israele, quando li feci uscire dal paese d’Egitto. Io sono il Signore, il vostro Dio”. – Lv 23:34-43.

   In Lv 23:39 è specificato che “il primo giorno [15 tishrì] sarà di completo riposo e l’ottavo [22 tishrì] di completo riposo”. “Completo riposo” traduce l’ebraico שַׁבָּתֹון (shabatòn) che indica un giorno solenne, un “sabato” indipendentemente dal giorno della settimana in cui cade.

   La Festa delle Capanne cade quindi dal 15 al 21 di tishrì del calendario lunisolare ebraico e dura sette giorni. Si noti che “l’ottavo giorno”, sabato solenne, costituisce una Festa a sé, perché la Festa delle Capanne dura sette giorni, fino al 21 di tishrì.

   I moderni discepoli di Yeshùa sono ancora tenuti a osservare questa Festa. In Lv 23:41 è espressamente comandato: “Celebrerete questa festa in onore del Signore per sette giorni, ogni anno. È una legge perenne, di generazione in generazione”. Chi adduce la scusa, per non ubbidire, che tale Festa fosse solo per Israele, si esclude automaticamente dal popolo di Dio, che era, è e sarà Israele. Come gentili o stranieri non sostituiamo Israele ma siamo ammessi in Israele (cfr. Rm 11). I sacrifici animali sono oggi sostituiti dal culto spirituale perché Yeshùa, “sommo sacerdote secondo l’ordine di Melchisedec” (Eb 5:10) ha sostituito il vecchio sacerdozio. – Eb 7:11,12.

   Dove va celebrata la Festa. In Lv 23:42 è prescritto: “Abiterete in capanne per sette giorni”. A Israele era comandato di vivere in capanne durante l’intera Festa, per sette giorni. Originariamente le capanne erano costruite con rami; in seguito (probabilmente per motivi ambientali e per l’accresciuto numero dei partecipanti) ci si organizzò con delle tende. Oggigiorno ci si riorganizza di nuovo, così la Festa può essere celebrata in alberghi o in case prese in affitto. Abitare altrove, fuori dal nostro abituale domicilio, è obbligatorio per tutta la durata della Festa.

   Non possiamo crescere nella conoscenza e nella fede se non facciamo le cose nel modo in cui Dio dice – nella Scrittura – debbono essere fatte. Quello che dobbiamo fare è obbedire fedelmente. 

   Il significato della Festa. In Lv 23:42,43 è spiegato: “Abiterete in capanne . . . affinché i vostri discendenti sappiano che io feci abitare in capanne i figli d’Israele, quando li feci uscire dal paese d’Egitto”.

“Efraim dice: ‘È vero, io mi sono arricchito,

mi sono acquistato dei beni;

però, in tutti i frutti delle mie fatiche

non si troverà nessuna mia iniquità, niente di peccaminoso’.

Ma io sono il Signore, il tuo Dio, fin dal paese d’Egitto;

io ti farò ancora abitare in tende, come nei giorni di solennità”. – Os 12:9,10.

   L’autosufficienza, perfino la buona posizione di cui possiamo godere, non deve farci mai dimenticare che è Dio che ci salva e ci trae da tutti gli Egitto del mondo. Abitare temporaneamente fuori dalla nostra casa ci aiuta a imprimere nella mente che dobbiamo affidarci a Dio con fede. Lasciare le nostre case per partecipare alla Festa è un simbolo della nostra fede in Dio. Il popolo di Dio deve imparare l’ubbidienza. La Festa è un simbolo della nostra uscita, del nostro Esodo dai sistemi del mondo. Dio ci ha portato fuori da ogni Egitto verso una meravigliosa Terra Promessa.

   Questa Festa, la sesta nel piano di Dio, prefigura gli eventi culminanti del suo piano. Prefigura il Millennio. Non va dimenticato che questa Festa è chiamata nella Bibbia anche “festa della Raccolta” (Es 23:16;34:22). Questa è la seconda grande raccolta. In Israele c’erano due raccolte. La prima, più piccola avveniva in primavera; la terza solennità, la Pentecoste, celebrava questo raccolto più piccolo, quello delle primizie, Yeshùa e la sua chiesa. In autunno c’era la seconda più vasta raccolta, celebrata nella festa delle Capanne o festa della Raccolta, simboleggiante la raccolta spirituale nel Millennio.

“Il Signore sarà re di tutta la terra;

in quel giorno il Signore sarà l’unico

e unico sarà il suo nome . . .

La gente abiterà in essa e non ci sarà più nessun interdetto;

Gerusalemme se ne starà al sicuro”. – Zc 14:9,11.

   Sarà quello il tempo in cui “delle sorgenti usciranno da Gerusalemme” (Zc 14:8), sorgenti di salvezza. Avverrà che “tutti quelli che saranno rimasti di tutte le nazioni venute contro Gerusalemme, saliranno di anno in anno a prostrarsi davanti al Re, al Signore degli eserciti, e a celebrare la festa delle Capanne”. – Zc 14:16.

   I sopravvissuti dopo l’attacco contro Gerusalemme, quando Yeshùa sarà tornato sulla terra con il suo corpo glorioso, dovranno conformarsi alla Legge di Dio, la sua Toràh, e celebrare la Festa delle Capanne. Le nazioni che non lo faranno, saranno colpite dalla carestia: “Quanto a quelli delle famiglie della terra che non saliranno a Gerusalemme per prostrarsi davanti al Re, al Signore degli eserciti, non cadrà pioggia su di loro . . . Tale sarà la punizione dell’Egitto e la punizione di tutte le nazioni che non saliranno a celebrare la festa delle Capanne”. – Zc 14:17,19.

   I miliardi di persone che vivranno nel Millennio dovranno diventare persone spirituali se vorranno continuare a vivere sotto il Regno di Dio. Qui c’è un’analogia. “Per fede [Abraamo] soggiornò nella terra promessa come in terra straniera, abitando in tende, come Isacco e Giacobbe, eredi con lui della stessa promessa” (Eb 11:9). Gli antichi patriarchi ebbero solo la promessa. Come stando “in terra straniera”, la loro abitazione fu “in tende”, ἐν σκηναῖς (en skenàis); la parola σκηνή (skenè) è la stessa che ha a che fare con “la festa dei tabernacoli [σκηνοπηγία (skenopeghìa)]” (Gv 7:2 TNM). Quest’abitazione temporanea raffigurava che l’eredità non l’avevano ancora avuta, se non con la promessa. Anche gli ebrei vissero in capanne nel deserto, ed era proprio questo che la Festa delle Capanne doveva ricordare loro: “Abiterete in capanne per sette giorni . . . affinché i vostri discendenti sappiano che io feci abitare in capanne i figli d’Israele, quando li feci uscire dal paese d’Egitto” (Lv 23:42,43). Loro pure erano eredi solo designati. Così sarà per le persone viventi nel Millennio.

     Come celebrare la Festa. In Dt 16:13 è detto: “Ti darai interamente alla gioia”. E in Dt 16:14: “Ti rallegrerai in questa tua festa, tu, tuo figlio, tua figlia, il tuo servo, la tua serva, il Levita, lo straniero, l’orfano e la vedova”. Tutti sono invitati a gioire e a rallegrarsi. I bambini, le bambine, i ragazzi e le ragazze – futuri uomini e donne responsabili – sono al centro della Festa; particolarmente loro gioiscono, emozionati d’essere fuori di casa, in vacanza. Così anche i più umili, gli estranei e le persone sole. Tutti. È davvero una stupenda occasione per tutti, una vacanza da programmare in anticipo e di cui godere tutti insieme, con momenti di preghiera e di riflessioni bibliche. È una gioia tutta particolare.

   Questa Festa comincia solo cinque giorni dopo il Giorno delle Espiazioni, che ricorre ogni anno il 10 di tishrì. Dopo il digiuno di questo giorno, si è più riconciliati con Dio e si vive una spiritualità rinnovata. È davvero il tempo giusto per lodare Dio e rallegrarsi nella Festa delle Capanne.