L’attività dei profeti si svolge in tre diverse maniere:

  1. Azioni simboliche.
  2. Predicazione.
  3. Scrittura delle profezie.

Azioni simboliche

   Per meglio imprimere nella mente i loro messaggi, spesso i profeti compivano delle azioni che impressionavano e dovevano attirare l’attenzione degli spettatori. Le azioni, meglio delle parole, conquistano.

   Saul, per spingere il popolo contro il nemico, prese un paio di buoi e li fece a pezzi per mandarne poi le varie parti ai capitribù dicendo che la stessa cosa sarebbe occorsa ai codardi che non avrebbero preso le armi per difendersi dall’oppressore (1Sam 11:5-7). Il profeta Ahia tagliò il suo mantello in dodici pezzi e ne diede dieci a Geroboamo per simboleggiargli il futuro regno su dieci tribù (1Re 11:29-32). Isaia per tre anni se ne andò in giro quasi nudo (senza mantello e con una leggera tunica) e scalzo per raffigurare la deportazione futura degli egiziani e degli etiopici in Assiria (Is 20:3). Geremia portò al collo un giogo, a simbolo della futura prigionia sotto Nabucodonosor (Ger 27:28); prese lo spunto dal lavoro del vasaio per significare che Israele era come l’argilla nelle mani di Dio (Ger 18:1-6); nascose una cintura nel fiume Eufrate, dove essa marcì, a simbolo della dura oppressione del regno di Giuda in esilio (Ger 13:1-11); ruppe una brocca a segno della futura rovina della nazione (Ger 19:1-13). Agabo prese la cintura dell’apostolo Paolo e si legò mani e piedi per indicare che Paolo sarebbe stato legato e fatto prigioniero in Gerusalemme. – At 21:10-13.

   Si trattava di azioni reali o simboliche? Sia una cosa sia l’altra e sia le due cose insieme. Secondo i casi. A volte si trattò di azioni reali a scopo simbolico.

   È reale l’andata di Geremia dal vasaio: “Tu spezzerai la brocca in presenza di quegli uomini che saranno venuti con te, e dirai loro: ‘Così parla il Signore degli eserciti: Così spezzerò questo popolo e questa città, come si spezza un vaso di vasaio, che non si può più riparare’”. – Ger 19:10,11.

   Altre furono solo azioni simboliche compiute in visione. Così, ad esempio, il caso di Geremia che prese il calice del furore divino e lo distribuì tra vari popoli lontani tra loro (Ger 25:15-29). Dato che per metà delle azioni di Geremia non se ne narra l’esecuzione, potrebbe trattarsi di un puro mezzo espressivo e non di un fatto vero. Un po’ come quando si dice – ad esempio – di aver fatto a pezzi qualcuno, intendendo di averlo rimproverato seriamente.

   Per altre azioni vi è una duplice interpretazione, secondo gli esegeti. I due matrimoni di Osea (doveva sposare una prostituta) sono reali o fittizi? Alcuni esegeti ritengono si tratti di finzione simbolica. Ma che motivo abbiamo per dubitare che si tratti di fatti reali? Ezechiele rimase steso sul lato sinistro per 390 giorni e per altri 40 su quello destro. Realtà o no?

   Per molte azioni simboliche di Ezechiele è possibile un’altra interpretazione: il realismo psicologico. Si tratta di visioni estatiche in cui il profeta non solo vede, ma si sente partecipe, come se in realtà compisse le azioni che poi descrive ai presenti. La sua azione era solo interiore e ne dava notizia agli spettatori: si trattava di un realismo psicologico. Così in Ez 4:15: “Egli mi disse: ‘Guarda, io ti do dello sterco bovino, invece di escrementi d’uomo; sopra quello cuocerai il tuo pane!’”.

   Si tratta di azioni simboliche o magiche? Alcuni hanno pensato, ad esempio, che il versamento dell’acqua attorno all’altare compiuto da Elia (1Re 18:30-38) sia stato del medesimo genere delle azioni magiche per attirare la pioggia. La conclusione è frettolosa e ingiustificata. Infatti, anche se le azioni profetiche nella loro esteriorità non differiscono sempre da quelle di maghi o indovini, nella loro intima essenza sono ben differenti da quelle magiche. Le azioni magiche sono compiute per costringere un dio a dare quanto si desidera. Le azioni profetiche sono compiute solo dietro ordine di Dio e hanno un valore simbolico perché completano con il gesto la predicazione orale. Le analogie sono quindi puramente esteriori. L’errore che gli esegeti fanno spesso è quello di confrontare elementi puramente esteriori dimenticando la profonda differenza sostanziale.

   L’avvenire o il futuro, nei gesti profetici non è solo simboleggiato, ma in una certa misura è incluso e garantito. Il futuro, in tali azioni, si attua già in parte. Questo è un concetto difficile per un occidentale, ma occorre capirlo se si vuole comprendere bene la Scrittura. Si vedano, al riguardo, le frecce usate dal re a simbolo delle vittorie su Aram; solo tre volte egli percuote con le frecce: allora sono tre vittorie; se le frecce fossero state usate per più percussioni, la vittoria sarebbe stata definitiva. L’avvenire è contenuto nell’azione di usare le frecce. Ma questo avviene solo per volere divino, non per un’interrogazione magica. “Eliseo gli disse: ‘Prendi un arco e delle frecce’. E Ioas prese un arco e delle frecce. Eliseo disse al re d’Israele: ‘Impugna l’arco’. Egli impugnò l’arco; Eliseo posò le sue mani sulle mani del re, poi gli disse: ‘Apri la finestra a oriente’. E Ioas l’aprì. Allora Eliseo disse: ‘Tira!’. Egli tirò. Ed Eliseo disse: ‘Questa è una freccia di vittoria da parte del Signore: la freccia della vittoria contro la Siria. Tu sconfiggerai i Siri ad Afec sino a sterminarli’. Poi disse: ‘Prendi le frecce’. Ioas le prese, ed Eliseo disse al re d’Israele: ‘Percuoti il suolo’. Egli lo percosse tre volte poi si fermò. L’uomo di Dio si adirò contro di lui, e disse: ‘Avresti dovuto percuoterlo cinque o sei volte; allora tu avresti sconfitto i Siri fino a sterminarli; mentre adesso non li sconfiggerai che tre volte’” (2Re 13:15-19). Anche l’azione compiuta da Ezechiele sui suoi capelli (Ez 5:1-5) raffigura la sorte che toccherà ai gerosolimitani: “Questa è Gerusalemme” (v. 5, TNM). Il futuro è già incluso nel segno. Ma questo segno ha tale virtù solo perché questo è il volere divino.

Predicazione orale

   Ci sono due forme di predicazione orale dei profeti: il racconto e l’oracolo.

   Il racconto è impiegato specialmente nel periodo dei profeti che precedono i profeti scrittori, anche se appare ancora dopo. Il racconto è in prosa. Si vedano Ez 1, Gna, Is 36-39, 2Re 18-20 e altre sezioni.

   L’oracolo è in genere più caratteristico e più adatto alla predicazione orale. Secondo il suo contenuto può essere distinto in due classi:

  1. Oracoli di condanna. Presentano stile giuridico e condannano sia una persona sia una nazione (cfr. Am 7:16,17; 1Re 21:17-19; 2Re 1:3,4). Vi appaiono certe forme che suonano come maledizione; vi apparentano le maledizioni di Giosuè nell’ingresso palestinese in Canaan (cfr. Dt 28). Una forma speciale di questi oracoli di condanna è data dalla contesa tra Yhvh e Israele. I contendenti sono Dio, che fa la parte del giudice, e Israele. A volta vi appaiono i testimoni che possono essere gli altri popoli, il cielo e la terra, l’universo intero. Non si deve pensare a processi rituali (di cui mancano le basi storiche), ma al modo in cui nella vita corrente si attuavano i processi ai tempi dei patriarchi. I litigi riferiti nelle Scritture Ebraiche venivano risolti senza tribunali ufficialmente stabiliti (cfr. Giacobbe contro Labano in Gn 31; Iefte contro il re di Amon in Gdc 11; Davide contro Saul in 1Sam 24). A casi simili si riferiscono i profeti. Uno si costituisce parte lesa, apre il dialogo che continua e si sviluppa. L’appello è rivolto alla coscienza sociale della giustizia esercitata in concreto da alcuni presenti. È in questo modo che si spiega il cambio delle parti, come in Gn 31:26 (dove la parte lesa è Labano) e in Gn 31:26,27 (dove la parte lesa nell’onore è Giacobbe). Vi sono accenni anche a quello che potrebbe essere definito il diritto internazionale, connesso con la rottura di un’alleanza. In tali casi vi è la presenza immancabile di un messaggero e la minaccia di una guerra futura anziché una sentenza. Presso i profeti la minaccia futura riguarda il prossimo andamento della storia. Se Israele non rispetta l’alleanza, la punizione sarà un andamento avverso della storia a suo danno. – Mic 6:1-8.
  2. Oracoli di salvezza. Qui occorre che il lettore occidentale faccia uno sforzo per non cadere nella sua mania di leggere la Bibbia alla lettera, ma capisca che certe espressioni sono solo ornamenti poetici e d’abbellimento letterario. Come orientali, i profeti usano spesso delle figure che prese alla lettera darebbero un senso mostruoso o ridicolo. Così, leggendo Is 2:2: “Avverrà, negli ultimi giorni, che il monte della casa del Signore si ergerà sulla vetta dei monti, e sarà elevato al di sopra dei colli; e tutte le nazioni affluiranno a esso”. Sarebbe da sciocchi pensare che si profetizzi l’elevazione del monte su cui sorgeva il Tempio sopra l’Everest e le più alte montagne della terra. Né, sempre scioccamente, si può restringere il tutto alla Palestina, credendo che l’elevazione di Gerusalemme supererà quella del Tabor, del Carmelo e dell’Ermon. Sempre da sciocchi sarebbe immaginare un futuro vegetariano per gli animali carnivori secondo Is 11:7 che dice: “La vacca pascolerà con l’orsa, i loro piccoli si sdraieranno assieme e il leone mangerà il foraggio come il bue”. Questa idea è affermata ancora oggi da alcune sette protestanti che sembrano ignorare del tutto che certi animali sono stati creati così come sono, con il loro apparato digerente così com’è, con la loro dentatura per cacciare e sbranare così com’è. Una loro idea religiosa li porta a pensare che prima del peccato adamico le bestie dovevano essere tutte come agnellini vegetariani. Ma può aver cambiato il peccato di Adamo ed Eva la conformazione propria degli animali? Esistono animali predatori e questi uccidono altri animali e li sbranano. Chi cacciò e uccise un animale per la prima volta nella storia umana, non fu Nimrod, “potente cacciatore in opposizione a Geova” (Gn 10:8, TNM). Il primo cacciatore della storia fu Dio stesso (Gn 3:21). Allo stesso modo è inutile dire, come alcuni facevano in passato, che i cedri di Is 2:12,13 simboleggiano gli uomini orgogliosi che verranno abbattuti. Per la verità, i Testimoni di Geova sono ancora ancorati a questa interpretazione ormai abbandonata da coloro che pur la sostenevano: “Di particolare interesse per i cristiani è l’uso simbolico che si fa dei cedri del Libano nella Bibbia. A causa della loro altezza questi cedri sono usati come simbolo degli uomini superbi, alteri e potenti di questo mondo che Geova Dio umilierà. (Isa. 2:13)” (La Torre di Guardia del 15 agosto 1979, pag. 31). Nessun simbolo. Il particolare dei cedri è solo un particolare (come “i massicci alberi di Basan”, “tutti gli alti monti”,  “tutti i colli che sono elevati”, “ogni alta torre”, “ogni muro fortificato”, “tutte le navi di Tarsis” e “tutte le barche desiderabili” (Ibidem vv. 13-16). Questi particolari sono solo ornamenti retorici e metaforici senza alcun mistero recondito.

Alcuni procedimenti letterari

   Alcuni procedimenti possono renderci meno difficile la comprensione delle profezie bibliche. Vediamoli.

  • Passaggio dall’io del profeta all’io di Dio. Il profeta s’immedesima in Dio che parla. Il profeta scompare per lasciar parlare Dio.
  • Passato profetico. Spesso il futuro è così certo e presente per il profeta, che egli lo vede come una realtà già passata a cui ha preso parte. E usa i tempi verbali al passato.
  • Interrogazioni. A volte sono solo una forma poetica, come si rinviene anche in Sl 114:5,6: “Che avevi tu, o mare, per fuggire? E tu, Giordano, perché tornasti indietro? E voi, monti, perché saltellaste come montoni, e voi, colli, come agnelli?”. Usando questo procedimento letterario, il profeta mostra di non capire subito e quindi di interrogare, come in Zc 4:4: “Io ripresi a dire all’angelo che parlava con me: ’Che significano queste cose, mio signore?’”. Talora invece è Dio che interroga il profeta per richiamare la sua attenzione (Am 7:8;8:2; Ger 1:11-13; Zc 4:5;5:2). Si riscontra anche l’uso di dialoghi. – Is 14:13-15; Sof 2:15.
  • Forma imperativa. Abbondano i comandi: di uccidere, di agire, di correre, si scappare, come se il profeta vivesse la scena. Talvolta i comandi si rivolgono anche a non umani, quasi fossero personificati. – Is 14:8; Zc 11:2; Is 55:8; Ger 4:5,6; Os 6:8; Zc 2:10; Is 40:3; Ger 40:9; Is 6:1,2.
  • Letteratura sapienziale. Talora, pur deridendo i saggi del loro tempo (Is 5:21; 19:11,12;29:14; Ger 9:12,13), i profeti traggono alcune idee dalla letteratura sapienziale (come, ad esempio, in Is 28:23-29; Ger 4:22;10:12).
  • Espressioni poetiche di grande valore artistico che divengono capolavori della letteratura mondiale di tutti i tempi. Non è possibile ricordare qui tutti i brani più elevati. Come esemplificazione, citiamo:

“Il re di Babilonia sarà deriso con questa canzone: Ecco, questa è la fine di quel re crudele! Ora più non opprime la povera gente! Il Signore ha tolto il potere al governatore iniquo, a quel tiranno spietato che colpiva i popoli con furore e non dava loro tregua, con ira scatenata assoggettava le nazioni. Finalmente il mondo gode la pace e tutti cantano di gioia. Perfino i cipressi e i cedri del Libano si rallegrano per la caduta del re. Via lui, più nessuno pensa ad abbatterli. Il mondo dei morti è in agitazione, si prepara ad accogliere il re di Babilonia. Per lui hanno svegliato i fantasmi di quelli che erano potenti sulla terra, hanno fatto alzare dai loro troni le ombre dei re di tutto il mondo. Tutti vogliono dirgli: Anche tu sei diventato debole come noi! Sei uno dei nostri! Eri onorato con musiche d’arpa, ma ora sei qui nel mondo dei morti. Giaci nel marciume e sei coperto di vermi. Come hai potuto cadere dal cielo tu, risplendente figlio dell’aurora? In passato hai conquistato le nazioni, ma ora ti hanno steso a terra! Avevi deciso di scalare il cielo e di porre il tuo trono sulle stelle più alte. […] I morti ti guardano e, per la meraviglia, restano a bocca aperta”.

– Isaia 14:4-13,16, PdS.

“Povera Samaria, corona superba di governanti ubriachi. Tu domini dall’alto la fertile valle, ma i fiori, tuo splendido ornamento, sono destinati ad appassire. Poveri voi, governanti ubriachi! Il Signore sta per mandarvi contro un uomo forte e potente. Arriverà come una tempesta di grandine, inonderà la terra come un diluvio di acque torrenziali: sommergerà ogni cosa. Samaria, corona superba dei governanti ubriachi, sarà calpestata. Essa domina dall’alto la fertile valle, ma i fiori, suo splendido ornamento, scompariranno come i primi fichi della stagione: chi prima li vede subito se li mangia”.

                                                      –  Isaia 28:1-4, PdS

“Dov’è ora la città simile alla tana dei leoni dove i giovani leoni venivano nutriti? Là il leone, la leonessa e i leoncelli potevano muoversi sicuri e indisturbati. Il leone catturava e sbranava le sue prede per le leonesse e per i giovani leoni, con queste prede riempiva le sue tane. Re d’Assiria, i tuoi governatori dormono per sempre, i tuoi comandanti non si muovono più. Il tuo popolo è disperso sulle montagne e non c’è chi lo raduna. Sei stato colpito da un disastro senza rimedi, le tue ferite sono incurabili. Chiunque conoscerà la tua sorte applaudirà alla tua disgrazia. Infatti, chi non è stato colpito dalla tua continua crudeltà?”.

– Naum 2:12,13;3:18,19, PdS.

  • Ritmo poetico. Pare sia dovuto allo stesso numero di accenti, per cui la lunghezza del verso è identica. Talvolta, tuttavia, la forma metrica è più libera e i versi assumono lunghezze differenti. In alcuni brani appaiono delle vere strofe. Così in Am 4:6-12, Ger 9:7-10; Is 5:8-23 (qui compaiono sette guai). In Is 5:8-23 vi sono anche identici suoni e assonanze in molte sillabe finali:

8

הֹוי מַגִּיעֵי בַיִת בְּבַיִת שָׂדֶה בְשָׂדֶה יַקְרִיבוּ עַד אֶפֶס מָקֹום וְהוּשַׁבְתֶּם לְבַדְּכֶם בְּקֶרֶב הָאָרֶץ׃

9

בְּאָזְנָי יְהוָה צְבָאֹות אִמ־לֹא בָּתִּים רַבִּים לְשַׁמָּה יִהְיוּ גְּדֹלִים וְטֹובִים מֵאֵין יֹושֵׁב׃

10

כִּי עֲשֶׂרֶת צִמְדֵּי־כֶרֶם יַעֲשׂוּ בַּת אֶחָת וְזֶרַע חֹמֶר יַעֲשֶׂה אֵיפָה׃ ף

11

הֹוי מַשְׁכִּימֵי בַבֹּקֶר שֵׁכָר יִרְדֹּפוּ מְאַחֲרֵי בַנֶּשֶׁף יַיִן יַדְלִיקֵם׃

12

וְהָיָה כִנֹּור וָנֶבֶל תֹּף וְחָלִיל וָיַיִן מִשְׁתֵּיהֶם וְאֵת פֹּעַל יְהוָה לֹא יַבִּיטוּ וּמַעֲשֵׂה יָדָיו לֹא רָאוּ׃

13

לָכֵן גָּלָה עַמִּי מִבְּלִי־דָעַת וּכְבֹודֹו מְתֵי רָעָב וַהֲמֹונֹו צִחֵה צָמָא׃

14

לָכֵן הִרְחִיבָה שְּׁאֹול נַפְשָׁהּ וּפָעֲרָה פִיהָ לִבְלִי־חֹק וְיָרַד הֲדָרָהּ וַהֲמֹונָהּ וּשְׁאֹונָהּ וְעָלֵז בָּהּ׃

15

וַיִּשַּׁח אָדָם וַיִּשְׁפַּל־אִישׁ וְעֵינֵי גְבֹהִים תִּשְׁפַּלְנָה׃

16

וַיִּגְבַּה יְהוָה צְבָאֹות בַּמִּשְׁפָּט וְהָאֵל הַקָּדֹושׁ נִקְדָּשׁ בִּצְדָקָה׃

17

וְרָעוּ כְבָשִׂים כְּדָבְרָם וְחָרְבֹות מֵחִים גָּרִים יֹאכֵלוּ׃

18

הֹוי מֹשְׁכֵי הֶעָוֹן בְּחַבְלֵי הַשָּׁוְא וְכַעֲבֹות הָעֲגָלָה חַטָּאָה׃

19

הָאֹמְרִים יְמַהֵר ׀ יָחִישָׁה מַעֲשֵׂהוּ לְמַעַן נִרְאֶה וְתִקְרַב וְתָבֹואָה עֲצַת קְדֹושׁ יִשְׂרָאֵל וְנֵדָעָה׃ ס

20

הֹוי הָאֹמְרִים לָרַע טֹוב וְלַטֹּוב רָע שָׂמִים חֹשֶׁךְ לְאֹור וְאֹור לְחֹשֶׁךְ שָׂמִים מַר לְמָתֹוק וּמָתֹוק לְמָר׃ ס

21

הֹוי חֲכָמִים בְּעֵינֵיהֶם וְנֶגֶד פְּנֵיהֶם נְבֹנִים׃

22

הֹוי גִּבֹּורִים לִשְׁתֹּות יָיִן וְאַנְשֵׁי־חַיִל לִמְסֹךְ שֵׁכָר׃

23

מַצְדִּיקֵי רָשָׁע עֵקֶב שֹׁחַד וְצִדְקַת צַדִּיקִים יָסִירוּ מִמֶּנּוּ׃ ס

Vi sono anche frequenti paronomasie in cui si gioca su parole dal suono simile (assonanze). Ecco degli esempi:

Is 5:7

TNM

Traduzione

 più conforme all’ebraico

Assonanza

וַיְקַו לְמִשְׁפָּט

vayeqàv lemishpàt

“E sperava nel giudizio,

“E aspettava [il] giudizio

מִשְׁפָּט

mishpàt

וְהִנֵּה מִשְׂפָּח

vehinèh mispàch

ma, ecco, l’infrazione della legge;

ed ecco spargimento

[di sangue],

מִשְׂפָּח

mispàch

לִצְדָקָה

litzdaqàh

nella giustizia,

nella giustizia

צְדָקָה

tzdaqàh

וְהִנֵּה צְעָקָה

vehinèh tzaqàh

ma, ecco, il grido”.

ed ecco [il grido]”

צְעָקָה

tzaqàh

Assonanze simili si trovano in Is 15:4;16:2, Naum 2:1, Zc 9:5, Sof 2:4, Is 21:2. A volte viene creata una sottile ironia usando l’assonanza, come in Is 21:2:

“Sali, o Elam!” (TNM)

עֲלִי עֵילָם

alì elàm

In italiano, con una libera traduzione, si potrebbe rendere l’assonanza con: “Alè, Elàm!”.

  • Abbondanza di metafore. Tali metafore sono desunte dalla vita umana. Ninive è un lago pieno d’acqua (Na 2:8) e i carri bellici descrivono la tempesta (Na 2:6). La luce designa la fortuna e le tenebre la sfortuna o disgrazia. Una parabola viene sviluppata in modo da divenire un’allusione. Così per la vigna (Is 5). – Is 27:2,3; Ez 15:16;17:2-20;19; Zc 11:4-17.

   Questa analisi delle metafore potrà riservare ancora delle sorprese man mano che gli studiosi procederanno negli studi.

Scrittura dei libri

   I profeti non furono solo dei predicatori, ma anche degli scrittori. I profeti stessi a volte ricordano l’ordine divino di mettere per iscritto le loro profezie. “Scrivilo su una tavoletta […] e incidilo anche in un libro” (Is 30:8, TNM). “Scrivi la visione, incidila su tavole, perché si possa leggere con facilità” (Ab 2:2). “Scrivi in un libro tutte le parole che ti ho dette” (Ger 30:2). Geremia, dopo 32 anni di predicazione orale, detta per ordine di Dio le sue precedenti profezie a Baruc che le scrive. – Ger 36:2,27-32.