Proprio perché proviene da Dio e da Dio soltanto, in qualche passo biblico la “sapienza” è personificata e posta accanto a Dio stesso. Essa è generata prima del creato e predica nelle piazze invitando tutti al suo ricco banchetto:

 

La Sapienza personificata

“Il Signore mi ebbe con sé al principio dei suoi atti, prima di fare alcuna delle sue opere più antiche. Fui stabilita fin dall’eternità, dal principio, prima che la terra fosse . . . io ero presso di lui come un artefice . . . Ora, figlioli, ascoltatemi; beati quelli che osservano le mie vie!”.

Pr 8:22-31, passim

“Ma la saggezza, dove trovarla? . . . L’abisso dice: ‘Non è in me’; il mare dice: ‘Non sta da me’ . . . Da dove viene dunque la saggezza? . . . Quando [Dio] diede una legge alla pioggia e tracciò la strada al lampo dei tuoni, allora la vide e la rivelò, la stabilì e anche l’investigò. E disse all’uomo: ‘Ecco, temere il Signore, questa è saggezza”.

Gb 28:12-28, passim

 

   E dire che ci sono coloro che – leggendo la Bibbia letteralmente, anziché cercare di capirla – credono di vedere in questa “sapienza” personificata una creatura angelica o addirittura Yeshùa in un’esistenza preumana!

   “Sapienza” o “saggezza” dipendono solo dalle traduzioni. L’ebraico ha חָכְמָה (khokmàh) sia in Pr 8:1 che in Gb 28:28, sebbene NR traduca “saggezza” e TNM “sapienza”.

   Che si tratti di una personificazione e non di una creatura spirituale vera e propria è indicato dal contesto: “Essa sta in piedi in cima ai luoghi più elevati, sulla strada, agli incroci; grida presso le porte della città, all’ingresso, negli androni”, “Per mio mezzo regnano i re, e i prìncipi decretano ciò che è giusto. Per mio mezzo governano i capi, i nobili, tutti i giudici della terra” (Pr 8:2,3,15,16). Nel cap. 9 di Pr la sapienza dà un banchetto e invita le persone, mentre la follia (personificata come una donna stolta) fa pure il suo invito. Come si fa a non capire che siamo di fronte ad un testo poetico? Se poi si vuole proprio cadere nel ridicolo, si può provare a sostituire la parola “Gesù” alla paraola “sapienza”:

Non continua Gesù a chiamare, e non continua il discernimento ad alzare la voce? In cima alle alture, per via, all’incrocio delle strade si è posto. Al lato delle porte, alla bocca della città, nel luogo d’accesso delle entrate, continua a gridare forte . . . Gesù è migliore dei coralli, e tutti gli altri diletti stessi non si possono uguagliare a lui . . . Io, Gesù, ho risieduto con l’accortezza e trovo perfino la conoscenza delle capacità di pensare . . . Mediante me, Gesù, i principi stessi continuano a governare come principi, e i nobili giudicano tutti nella giustizia” (Pr 8:1,11,12,16, testo base di TNM in cui alla parola “sapienza” è stato sostituito “Gesù”); Il vero Gesù ha edificato la sua casa . . . ha organizzato la scannatura della sua carne; ha mischiato il suo vino; per di più, ha apparecchiato la sua tavola. Ha mandato le sue giovani a chiamare in cima alle alture della città . . . Il timore di Geova è l’inizio di Gesù (Pr 9:1-3,10, testo base di TNM in cui alla parola “sapienza” è stato sostituito “Gesù”). Ma Gesù, dove si può trovare, e dov’è, ora, il luogo dell’intendimento? . . . Egli non si trova nel paese dei viventi . . . Una borsa di Gesù vale più di [una piena di] perle . . . Quando fece un regolamento per la pioggia, e una via per la tonante nuvola di tempesta, fu allora che vide [Gesù] e lo dichiarava. – Gb 28:12,13,18,26,27, testo base di TNM in cui alla parola “sapienza” è stato sostituito “Gesù”.

   Se questa manipolazione offende – e dovrebbe -, si pensi a quanto più si offende il pensiero di Dio espresso nella Scrittura scambiando la sua sapienza per una creatura.

   Quanti poi vedono in “Gesù” addirittura un secondo Dio (binitari) o Dio stesso (trinitari) fanno ancora peggio, dato che tutti gli scritti della Bibbia ebraica non fanno altro che esaltare in modo molto rigido il monoteismo.

   Si tratta dunque di una personificazione retorica. Chi conosce il mondo biblico sa che la mente ebraica rifugge dall’astrattismo. “Di’ alla sapienza: ‘Sei mia sorella’; e voglia tu chiamare lo stesso intendimento ‘Parente’”. – Pr 7:4, TNM.

   Le personificazioni sono usare anche per altre realtà astratte. La follia è pure personificata, sempre in Proverbi:

 

Personificazione della Follia

“La follia è una donna turbolenta, sciocca, che non sa nulla. Siede alla porta di casa,

sopra una sedia, nei luoghi elevati della città, per chiamare quelli che passano per la via, che vanno diritti per la loro strada, dicendo: ‘Chi è sciocco venga qua!’. E a chi è privo di senno dice: ‘Le acque rubate sono dolci, il pane mangiato di nascosto è delizioso’. Ma egli non sa che là sono i defunti, che i suoi convitati giacciono in fondo al soggiorno dei morti”. – Pr 9:13-18.

 

   TNM, continuando a prendere lucciole per lanterne, anziché: “La follia è una donna turbolenta”, traduce: “La donna stupida è tumultuosa” (Pr 9:13). Eppure, al v. 18 si dice: “Quelli chiamati da lei sono nei bassi luoghi dello Sceol” (TNM) ovvero: quelli che la Follia (personificata in donna) ha attirato vanno incontro alla morte. Sostenere, viceversa, che “quelli chiamati da lei” (dalla presunta “donna stupida”) finiscano per morire pare esagerato e senza senso. E poi che senso ha dire, nello strano italiano che TNM adotta, che “la donna stupida è tumultuosa” (TNM)? Una donna stupida non è necessariamente tumultuosa; forse una donna tumultuosa potrebbe essere stupida. Comunque, la parola ebraica כְּסִילוּת (kelisùt), presente nel passo, significa “follia”.

   Qui la Follia personificata è messa in contrasto con la sapienza personificata. Tutte e due danno un banchetto e invitano le persone, ma con esiti ben diversi.

 

Sapienza personificata

Follia personificata

La Sapienza ha costruito la sua casa . . ha ucciso animali, ha procurato il vino, ha già preparato la sua tavola. Ha mandato le sue serve a fare gli inviti . . . Agli ignoranti la sapienza dice: ‘Venite e mangiate il mio pane, bevete il mio vino . . . se volete vivere felici … prendete la via dell’intelligenza’”. – Pr 9:1-6, PdS.

La Follia è una donna irrequieta, sciocca e ignorante. Essa siede sulla porta della sua casa . . . per invitare i passanti. ‘Venite a me . . . l’acqua proibita è sempre più dolce e il pane preso di nascosto è il più gustoso’ . . . Le sue vittime non sanno che là c’è la morte”. – Pr 9:13-18, PdS.

 

   La “sapienza” non è altro che un’attività divina. Viene personificata perché si imprima meglio nella mente degli uditori o dei lettori.  Lo stesso concetto ebraico lo ritroviamo in Sapienza 9:1-11, che – sebbene sia un libro non appartenente al canone delle Scritture (e quindi non ispirato) – fa pur sempre parte del pensiero ebraico. Qui Salomone chiede la sapienza:

“Dio dei padri e Signore di misericordia, che tutto hai creato con la tua parola, che con la tua sapienza hai formato l’uomo, perché domini sulle creature fatte da te, e governi il mondo con santità e giustizia e pronunzi giudizi con animo retto, dammi la sapienza, che siede in trono accanto a te e non mi escludere dal numero dei tuoi figli, perché io sono tuo servo e figlio della tua ancella, uomo debole e di vita breve, incapace di comprendere la giustizia e le leggi. Se anche uno fosse il più perfetto tra gli uomini, mancandogli la tua sapienza, sarebbe stimato un nulla. Tu mi hai prescelto come re del tuo popolo e giudice dei tuoi figli e delle tue figlie; mi hai detto di costruirti un tempio sul tuo santo monte, un altare nella città della tua dimora, un’imitazione della tenda santa che ti eri preparata fin da principio. Con te è la sapienza che conosce le tue opere, che era presente quando creavi il mondo; essa conosce che cosa è gradito ai tuoi occhi e ciò che è conforme ai tuoi decreti. Inviala dai cieli santi, mandala dal tuo trono glorioso, perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica e io sappia ciò che ti è gradito. Essa infatti tutto conosce e tutto comprende, e mi guiderà prudentemente nelle mie azioni e mi proteggerà con la sua gloria”. – CEI.

   In Pr 8:22-31 la Sapienza personificata giustifica la sua pretesa a istruire le persone rivelando la propria origine. Generata prima di tutte le creature, fu testimone di tutte le opere divine. Sebbene 8:22 venga tradotto con: “Il Signore mi ebbe con sé al principio dei suoi atti”, il testo ebraico non dice così. Ma dice letteralmente: “Mi possedette [come la] prima”, קָנָנִי רֵאשִׁית  (qanàny reshìt), la prima delle sue azioni. Si noti la sostanziale differenza tra la creazione dell’universo e il possedimento divino della sapienza:

 

Gn 1:1 In principio [בְּרֵאשִׁית (bereshìt)] Dio creò [בָּרָא (barà)] i cieli e la terra” (TNM). In principio”: è temporale.

“Creò”: prima non esisteva.Pr 8:22“Mi possedette [קָנָנִי (qanàny)] come principio [רֵאשִׁית (reshìt)] della sua via” (traduzione dall’ebraico).“Principio”: inizia già così.

“Mi possedette”: non creata.

 

   TNM confonde le acque, traducendo: “Mi produsse come il principio della sua via”, dando così l’idea che la sapienza sarebbe stata creata. Ma il verbo ebraico qanàh significa “possedere”. È lo stesso verbo che incontriamo in Is 1:3: “Il bue conosce il suo possessore [קֹנֵהוּ (qonèhu), “colui che lo possiede]”. Di certo il bovaro non è produttore né tanto meno creatore del bue.

   Come se non bastasse, TNM fa un’altra forzatura quando traduce, sempre in Pr 8:22: “La prima delle sue imprese di molto tempo fa”, dando di nuovo l’impressione che la sapienza sia stata un’“impresa” come quelle della creazione. La Scrittura smentisce nuovamente questa interpretazione. Il testo ebraico, infatti, ha:

 

קֶדֶם מִפְעָלָיו מֵאָז

qèdem mifalàyu meàs

prima delle sue imprese, da sempre

 

   Traducendo bene, secondo il testo ebraico, letteralmente, abbiamo: “Yhvh mi possedette principio di sua via, prima delle sue imprese, da sempre”. Che, messo in buon italiano, suona: “Mi possedete [come] principio, da sempre, prima [di compiere] le sue imprese”. Ovvero: prima che Dio iniziasse a creare, Dio già possedeva la sapienza. La sapienza divina è, ovviamente, connaturata a Dio, non creata.

   Questa sapienza personificata invita le persone a banchettare da lei: “Ha apparecchiato la sua tavola . . . ha detto: Venite, cibatevi del mio pane e bevete del vino che ho mischiato’” (Pr 9:2-5, TNM). Chi l’acquista non avrà una conoscenza mentale speculativa (che è un concetto occidentale estraneo alla Scrittura), ma apprenderà norme pratiche: il timore di Dio (9:10) e la giustizia (8:16). Altri risultati pratici della sapienza sono:

 

Sicurezza

Tranquillità

Serenità

“Chi mi ascolta starà al sicuro, vivrà tranquillo, senza paura di nessun male”. – Pr 1:33.

Buona sorte

“Ti scamperà così dalla via malvagia”. – Pr 2:12.

Assennatezza

“Ti salverà dalla donna adultera, dalla infedele che usa parole seducenti”. – Pr 2:16.

Vita buona

“Così camminerai per la via dei buoni e rimarrai nei sentieri dei giusti”. – Pr 2:20.

Prosperità

“Ti procureranno lunghi giorni, anni di vita e di prosperità”. –Pr 3:2.

Benessere

“I tuoi granai saranno ricolmi d’abbondanza e i tuoi tini traboccheranno di mosto”. – Pr 3:10.

Protezione

“Essa ti custodirà; amala, ed essa ti proteggerà”. – Pr 4:6.

Successo

“A me appartiene il consiglio e il successo; io sono l’intelligenza, a me appartiene la forza”. – Pr 8:14.

Vita

“Chi mi trova infatti trova la vita”. – Pr 8:35.