Secondo i libri sapienziali della Bibbia l’umanità è divisa in due classi: quella dei saggi e quella degli stolti: “I saggi erediteranno la gloria, ma l’infamia è la parte che spetta agli stolti” (Pr 3:35). Queste due classi sono sempre contrapposte:
● “La corona dei saggi è la loro ricchezza,
ma la follia degli stolti non è che follia”. – Pr 14:24.
● “La saggezza riposa nel cuore dell’uomo intelligente,
ma in mezzo agli stolti deve essere resa manifesta”. – Pr 14:33.
● “La lingua dei saggi è ricca di scienza,
ma la bocca degli stolti sgorga follia”. – Pr 15:2.
● “Le labbra dei saggi diffondono scienza,
ma non così il cuore degli stolti”. – Pr 15:7.
● “Il cuore dell’uomo intelligente cerca la scienza,
ma la bocca degli stolti si pasce di follia”. – Pr 15:14.
● “Il senno, per chi lo possiede, è fonte di vita,
ma la stoltezza è il castigo degli stolti”. – Pr 16:22.
● “Il cuore del saggio è nella casa del pianto;
ma il cuore degli stolti è nella casa della gioia”. – Ec 7:4.
● “Vale più udire la riprensione del saggio,
che udire la canzone degli stolti”. – Ec 7:5.
● “Le parole dei saggi ascoltate nella tranquillità valgono più
delle grida di chi domina fra gli stolti”. – Ec 9:17.
Secondo la Bibbia il giovane è stolto per natura, ma può imparare la sapienza: “La stoltezza è legata al cuore del ragazzo; la verga della disciplina è ciò che l’allontanerà da lui” (Pr 22.15, TNM). Se però uno poi diventa stolto o saggio, secondo la sua decisione personale, la posizione è irreversibile: uno stolto non può diventare saggio e un saggio non può diventare stolto. “A che serve il denaro in mano allo stolto? Ad acquistare saggezza?… Ma se non ha senno!” (Pr 17:16). “Anche se tu pestassi lo stolto in un mortaio, in mezzo al grano con il pestello, la sua follia non lo lascerebbe” (Pr 27:22). “Il saggio ha il cuore alla sua destra, ma lo stolto l’ha alla sua sinistra” (Ec 10:2; essendo il cuore biblico quello che è per l’occidentale la mente, avere la mente alla propria destra significa averla come alleata). “L’insensato diventerà saggio, quando un puledro d’onagro diventerà uomo” (Gb 11:12). Può anche essere, qualche volta ma ben raramente, che la situazione dello stolto può essere rabberciata, ma i saggi non intendevano insegnare il modo di rabberciare la vita, ma quello di viverla saggiamente nella sua totalità. Essi mettono in risalto l’importanza decisiva che la persona deve prendere nel passaggio dalla giovinezza stolta alla maturità saggia. “Rallégrati pure, o giovane, durante la tua adolescenza, e gioisca pure il tuo cuore durante i giorni della tua giovinezza; cammina pure nelle vie dove ti conduce il cuore e seguendo gli sguardi dei tuoi occhi; ma sappi che, per tutte queste cose, Dio ti chiamerà in giudizio!” (Ec 12:1). “Castiga tuo figlio, mentre c’è ancora speranza”. – Pr 19:18.
Nella Bibbia i saggi sono presentati al di sopra degli stolti. A volte si può anche biasimare la loro altezza boriosa (neppure i saggi non sono perfetti): “Non ti stimare saggio da te stesso” (Pr 3:7); “Non essere troppo giusto, e non farti troppo saggio: perché vorresti rovinarti?” (Ec 7:16). Tuttavia, va attribuito ai saggi il merito di aver riconosciuto il male dove si trova senza simpatizzare con il peccatore. La sapienza religiosa umana dice che bisogna odiare il peccato ma non in peccatore. Ma se odiamo il peccato, come facciamo a non ritenere odioso il peccatore? Ci sono condizioni e momenti in cui è giusto odiare: “Per tutto c’è il suo tempo, c’è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo: . . . un tempo per amare e un tempo per odiare” (Ec 3:1,8). Dio odiava Esaù (Mal 1:2,3): si era dimostrato indegno dell’amore divino (Gn 25:32-34;27:41-43). Dio odia non solo le cose cattive ma anche certe persone che le commettono (Pr 6:16-19; Dt 16:22; Is 61:8; Zc 8:17; Mal 2:16). Il credente odia le persone e le cose che Dio odia: “Signore, non odio forse quelli che ti odiano? E non detesto quelli che insorgono contro di te? Io li odio di un odio perfetto; li considero miei nemici” (Sl 139:21,22). Questo odio, tuttavia, non deve giungere mai a nuocere o a fare del male (Rm 12:9,17,19). È un santo odio che ci tiene lontani dai peccatori. Se possibile, si cercherà di migliorare la persona e di trasformarla, ma mai di giustificarla: “Abbiate pietà di quelli che sono nel dubbio; salvateli, strappandoli dal fuoco; e degli altri abbiate pietà mista a timore, odiando perfino la veste contaminata dalla carne”. – Gda 22,23.
Il saggio ovviamente può peccare (il grande e saggio Salomone ne è un doloroso esempio – 1Re 11:9-13). “Non c’è sulla terra nessun uomo giusto che faccia il bene e non pecchi mai” (Ec 7:20). Tuttavia, il saggio ha in sé il germe del ravvedimento, mentre lo stolto che cade non ne possiede proprio. “Un rimprovero fa più impressione all’uomo intelligente, che cento percosse allo stolto” (Pr 17:10). “Anche se tu pesti lo stolto nel mortaio . . . la sua stoltezza non si stacca da lui”. – Pr 27:22, PdS.
Questa visione biblica della situazione umana dovrebbe consolarci e farci stare sereni. Comprendendo che ci sono persone così (in un certo senso inguaribili), non ce la prenderemo troppo e non cercheremo di far valere a tutti i costi la verità. Per dirla con un linguaggio popolare attuale: La madre degli stupidi è sempre incinta. “C’è una via che all’uomo sembra diritta, ma essa conduce alla morte” (Pr 14:12). Yeshùa dirà: “Larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa” (Mt 7:13). Così è, e non serve soffrire perché gli altri rimangono nella loro stupidità.
Coloro che filosofeggiano potrebbero domandare: È buona una morale quella dei saggi biblici, che insiste così tanto sul tornaconto personale? E si potrebbero citare, ad esempio, questi passi: la sapienza personalizzata dice: “Con me sono ricchezze e gloria, i beni duraturi” (Pr 8:18); il congregatore sentenzia: “La saggezza offre un riparo, come l’offre il denaro” (Ec 7:12), “Chi osserva il comandamento non conosce disgrazia” (Ec 8:5). O, ancora, si potrebbero citare i passi in cui si sconsiglia caldamente di farsi garante per qualcuno e, casomai, di tirarsene indietro (Pr 6:1-5;17:18;22:26), precisando che “chi odia la stretta di mano si mantiene senza preoccupazioni” (Pr 11:15, TNM), anzi è detto chiaro e tondo che “l’uomo privo di senno” (Pr 17:18) “dà strette di mano, facendosi pienamente garante davanti al suo compagno” (Pr 17:18, TNM) “Compagno”? Forse TNM cerca di addolcire? Non è il caso di correggere la Bibbia, che ha “davanti al suo amico [רֵעֵהוּ (reàhu)]”. Che dire? Potremmo a nostra volta domandare: Ma è proprio vero che esiste una moralità del tutto disinteressata? Di fatto il bene è unico, e a lungo andare deve essere identificato con il dilettevole. Con la loro affermazione, i saggi – pur sapendo che chi agisce bene spesso non trova una felicità immediata – hanno voluto asserire che in ultima analisi il bene deve trionfare sul male. Solo con la sapienza – mai con la stoltezza – si può sperare di porre ordine al mondo attuale e di procurare così la felicità. Attenzione a non cadere filosoficamente in un circolo vizioso privo di senso. Potrebbe nascerne un dialogo senza fine in cui ci si svia soltanto da una verità elementare. Il filosofeggiante potrebbe dire: tutto si fa per interesse, anche Dio lo fa. Il religioso risponderebbe: No, Dio è amore! E l’altro: Se ama è perché gli sta bene e anche questo è egoistico. E il povero religioso: Gesù ha dato la sua vita per i peccatori! E l’altro: Se lo ha fatto è perché ciò lo realizzava, quindi anche ciò è egoistico. E così via. Occorre stroncare un simile insulso filosofeggiare. La questione è quella del bene. Solo con il bene si realizza il bene. Esiste una legge universale per cui ogni entità creata è fatta per il bene delle altre entità. Se poi qualche filosofo della domenica ritiene egoistico godere la vita, provare la massima gioia nell’amare qualcuno, sentirsi felici perché abbiamo la consapevolezza di essere importanti per qualcuno, essere colmati fino alle lacrime per i profondi e indicibili sentimenti che si provano nel sentirsi alla presenza di Dio … beh, non possiamo far altro che constatare che davvero ci sono due classi: quella dei saggi e quella degli stupidi.
Un altro concetto importantissimo dei saggi biblici è il valore delle azioni più semplici della vita quotidiana: mangiare, bere, lavorare, interagire con il prossimo. La nostra vita usualmente si svolge attraverso fatti minimi; ben difficilmente la vita esige da noi decisioni grandiose e straordinarie. Ed è proprio in questi elementi apparentemente insignificanti che si attua la volontà di Dio. Non nelle elucubrazioni intellettuali, non nell’eroismo straordinario, ma nel vivere giorno per giorno la propria esistenza nel timore del Signore.
“Godi la vita. La vita finirà come si rompe un filo d’argento, o come va in pezzi una lampada d’oro, come s’infrange una brocca per l’acqua e si schianta la carrucola del pozzo. Il tuo corpo ritornerà alla polvere della terra dalla quale fu tratto; il tuo spirito vitale tornerà a Dio che te l’ha dato . . . In fin dei conti una sola cosa è importante: Credi in Dio e osserva i suoi comandamenti. E questo solo vale per ogni uomo. Dio giudicherà tutto quel che facciamo di bene e di male, anche le azioni fatte in segreto”. – Ec 12:6,7,13,14, PdS.