I cosiddetti cristiani hanno solo una vaga idea del piano di Dio, ammesso che l’abbiano. Non immaginano neppure che tale piano sia tracciato nelle Festività che Dio ha comandato nella Bibbia di osservare. La stragrande maggioranza di questi cristiani si attiene ai giorni di festa nazionali e alle festività proclamate dalla propria religione. I cattolici iniziano l’anno con una festa che ha per nome una bestemmia: “Maria santissima madre di Dio”. Ogni settimana hanno un giorno che era dedicato al dio Sole, la domenica. Del dio Sole festeggiano anche la nascita, il 25 dicembre. Il tutto camuffato da cristianesimo.

   Il vero culto “in spirito e verità” (Gv 4:24) deve essere rivolto solamente al Dio unico d’Israele (Dt 6:4), “il solo che possiede l’immortalità e che abita una luce inaccessibile; che nessun uomo ha visto né può vedere” (1Tm 6:16). “Il Padre cerca tali adoratori” (Gv 4:23). “Questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo”. – Gv 17:3.

   Il Sabato. Forse alcuni sanno che la settimana creativa di sette giorni è un modello del progetto divino. Il libro biblico di Genesi, il primo della Bibbia, narra come Dio rimodellò il nostro pianeta – dopo che era diventato desolato (Gn 1:2) – creando tutte le forme di vita in sei giorni per poi santificare il settimo (Gn 2:2,3). Su questo modello, Dio diede agli esseri umani sei giorni per fare i loro lavori, chiedendo di riservare a lui il settimo. – Es 20:8-11.

“Se rinunzi a lavorare di sabato, il mio santo giorno; se lo consideri come un giorno di gioia da rispettare perché è consacrato a me; se l’onori rinunziando a metterti in cammino e a fare contratti, allora troverai la tua gioia in me, il Signore. Ti porterò in trionfo ovunque, anche sui monti”. – Is 58:13,14, PdS.

   Pietro, ispirato, comprendeva che la settimana di sette giorni era un modello che si applica su scala più grande: “Per il Signore un giorno è come mille anni, e mille anni sono come un giorno” (2Pt 3:8). Lo scrittore di Eb aveva lo stesso intendimento, perché spiega che il settimo giorno è immagine del futuro tempo di pace: “Noi che abbiamo creduto, infatti, entriamo in quel riposo . . . Infatti, in qualche luogo, a proposito del settimo giorno, è detto così: ‘Dio si riposò il settimo giorno da tutte le sue opere’ . . . Dio stabilisce di nuovo un giorno – oggi – dicendo . . . ‘Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori!’ . . . Rimane dunque un riposo sabatico per il popolo di Dio; infatti chi entra nel riposo di Dio si riposa anche lui dalle opere proprie, come Dio si riposò dalle sue. Sforziamoci dunque di entrare in quel riposo”. – Eb 4:3-11, passim.

   Questa prospettiva meravigliosa di “un riposo sabatico per il popolo di Dio” è una delle ragioni per cui il vero popolo di Dio santifica ancora il sabato, in osservanza del quarto Comandamento. Infatti, Paolo, nel dire che nessuno deve permettersi di giudicarci per l’osservanza del sabato e delle altre Festività bibliche, ne dà anche la ragione: “Poiché queste cose sono un’ombra delle cose avvenire” (Col 2:17, TNM). Giovanni, ispirato, rivela che questa fase accadrà quando satana sarà legato “per mille anni” e confinato nell’abisso, mentre gli eletti regneranno “con Cristo per mille anni”. – Ap 20:1-4.

   Giacché il Millennio di pace è rappresentato dal sabato o settimo giorno, ne consegue che i primi sei giorni della settimana (in cui è suddiviso il settimo giorno creativo) costituiscono sei millenni di storia umana. Il parallelismo è evidente: “Hai sei giorni per fare ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato consacrato al Signore” (Es 20:9,10, PdS). All’umanità sono dati sei giorni/millenni per le proprie attività; il sabato millenniale è di Dio.

   La domanda che spesso le persone religiose si fanno è: Dove siamo ora in questo grande piano di Dio? Purtroppo, costoro pretendono di dare anche la risposta, trasformandosi in falsi profeti per i clamorosi errori che commettono. Alcuni, poi, anziché riconoscere umilmente il loro sbaglio e chiedere scusa a Dio e alla propria comunità, perseverano diabolicamente nell’errore. Non vogliono accettare, nella loro presunzione, che non possono davvero saperne di più degli angeli e dello stesso Yeshùa che ignorano quando l’evento della fine accadrà (Mt 24:36). ‘Non sta a noi acquistar conoscenza dei tempi o delle stagioni che il Padre ha posto nella propria autorità’. – At 1:7, TNM, parafrasato.

   Dalla cronologia biblica che riusciamo a ricostruire, la creazione umana avvenne circa 4000 anni prima di Yeshùa; da Yeshùa a oggi sono altri 2000 anni circa. Tuttavia, a volte si ha l’impressione – data l’impossibilità di una cronologia veramente accurata – che la Bibbia non ci dia dati sufficienti proprio per impedirci di avere un conteggio preciso. “Il giorno del Signore verrà come viene un ladro nella notte”. – 1Ts 5:2.

   Il novilunio. Proprio come ogni settimana abbiamo un giorno speciale, che è di Dio, il sabato, così c’è un giorno speciale che ogni mese ci mantiene in sintonia con Dio. Quel giorno si chiama novilunio, il giorno della luna nuova che appare a Gerusalemme. È solo osservando questo giorno che possiamo mantenere il giusto calendario voluto da Dio, perché ogni mese biblico inizia con il novilunio. Il nostro Dio è un Dio di ordine, “perché Dio non è un Dio di confusione” (1Cor 14:33), e tutto è perfettamente organizzato. Per essere in grado di osservare tutte le sante Festività di Dio correttamente, abbiamo bisogno del calendario biblico. La primitiva congregazione dei discepoli di Yeshùa mantenne il sabato, le Feste bibliche e il novilunio (Col 2:16). Quando Yeshùa tornerà per prendere in consegna la conduzione del nostro pianeta, i noviluni dovranno essere rispettati. – Is 66:23.

   In vari momenti della storia alcuni del popolo di Dio smisero di osservare il calendario divino in modo corretto. Cominciarono anche ad adorare dèi pagani, ma l’unico vero Dio suscitò sempre qualche profeta per riportare il suo popolo alla sua Legge. Così, si leggeva di nuovo la Legge e si applicava. In tal modo, tutte le persone potevano vedere quello che stavano facendo di male. Solo dopo si poteva ricominciare da capo e seguire la santa via di Dio. Ogni vero restauro coinvolge la Legge divina, reintroducendola. Per l’osservanza delle Festività comandate da Dio, occorre rispettare prima di tutto il novilunio, perché è da qui che possiamo avere il calendario corretto.

   C’è una nuova luna che è speciale, perché segna il primo giorno del calendario biblico: è il novilunio del mese di nissàn, che avviene in marzo/aprile. Così possiamo vedere che il Capodanno del 1° gennaio che il mondo celebra non ha nulla a che fare con il calendario di Dio.

   Molti eventi importanti narrati nella Scrittura accaddero il primo giorno del mese, nel novilunio. “Il primo giorno del mese, le acque erano asciugate sulla terra e Noè scoperchiò l’arca, guardò, ed ecco che la superficie del suolo era asciutta” (Gn 8:13): la terra fu restaurata. Dio ordinò a Mosè di erigere il Santuario nel novilunio: “Il primo giorno del primo mese erigerai il tabernacolo, la tenda di convegno” (Es 40:2). In un novilunio s’iniziò a restaurare la terra d’Israele, quando Esdra “arrivò a Gerusalemme il primo giorno del quinto mese, assistito dalla benefica mano del suo Dio; poiché Esdra si era dedicato con tutto il cuore allo studio e alla pratica della legge del Signore, e a insegnare in Israele le leggi e le prescrizioni divine”. – Esd 7:9,10.

   I giorni santi.  La Sacra Scrittura elenca sette giorni santi annuali. Ciascuno di questi giorni è un “sabato”, indipendentemente dal giorno della settimana in cui cade; è una solenne giornata di riposo. Essi sono:

  1. La Pasqua, il primo giorno della Festa dei Pani Azzimi, il 15 di nissàn.
  2. L’ultimo giorno della Festa dei Pani Azzimi, il 21 di nissàn.
  3. La Pentecoste, il 50° giorno, in sivàn, dopo l’offerta del Covone.
  4. Il Giorno delle Trombe, il 1° tishrì.
  5. Il Giorno dell’Espiazione, il 10 tishrì.
  6. Il 1° giorno della Festa delle Capanne, il 15 tishrì.
  7. L’Ultimo Gran Giorno, il 22 tishrì.

   Ciascuno di questi giorni deve essere santificato e trattato come un giorno di sabato, dal momento in cui cade l’oscurità dopo il tramonto del giorno precedente fino alla fine del tramonto successivo. Sono segni tra Dio e il suo popolo per sempre. “Badate bene di osservare i miei sabati, perché è un segno fra me e voi per tutte le vostre generazioni, affinché conosciate che io sono l’Eterno che vi santifica” (Es 31:13, ND: cfr. 31:17). – Ez 20:12, 20.

   La Pasqua. L’istituzione della Pasqua ha a che fare con la salvezza della nazione di Israele. Ciò rappresenta propriamente la salvezza del pianeta. Dio ci ha dimostrato che liberando Israele dall’Egitto, tiene tuttora il suo popolo fuori dal peccato. Il mondo intero sarà tratto fuori dal peccato in una seconda fase. Ciò avviene tramite Yeshùa, il vero Agnello pasquale. – Gv 1:29; 1Pt 1:19.

   Le cose che sono successe in passato servono da esempio e aiutano a spiegare le cose del futuro. L’agnello che era sacrificato a Pasqua è un esempio di come Yeshùa è il vero Agnello sacrificale (Gv 1:29) 1Pt 1:19). Yeshùa, il sacrificio perfetto (Eb 7:27;9:12;10:10-14; 1Pt 3:18), ci ha donato la riconciliazione con Dio, quando visse sulla terra, perfettamente uomo, assolvendo il ruolo di nostro Sommo Sacerdote.

   La cena del Signore. La Pasqua non va confusa con la Cena del Signore. Gli esegeti del cosiddetto cristianesimo sono confusi al riguardo. Siccome l’ultima cena avvenne con certezza la sera all’inizio del 14 nissàn, i commentatori si sono sbizzarriti nelle più stravaganti ipotesi. C’è chi dice che Yeshùa avesse anticipato la cena pasquale, chi dice che egli si attenne al calendario esseno e che i giudei seguissero un calendario sbagliato, chi predente nientemeno di tagliare pagine dal Vangelo di Giovanni ritenendole artefatte, chi addirittura sostiene che la Pasqua ebraica cadesse proprio il 14. La verità è che l’ultima cena non fu la cena pasquale. Yeshùa aveva già celebrato negli anni precedenti la Pasqua insieme ai giudei (Lc 2:41,42; Gv 2:13,23), per cui la data seguita dai giudei è confermata. Yeshùa rispettava la Legge e non ne cambiò neppure uno iota. – Mt 5:18.

   Ciò che non è compreso, per scarsa conoscenza della Scrittura, è che Nm 10:10 prevedeva che nei periodi festivi ci fossero dei “sacrifici di comunione” (TNM), chiamati in NR “sacrifici di riconoscenza”, ma chiamati nella Bibbia sivkhè shelamyìm (זִבְחֵי שְׁלָמִים), “sacrifici adempienti”. Sono menzionati anche in 2Cron 30:22. Questi sacrifici facevano parte delle קרבנות (qorbanòt), plurale della parola ebraica qorbàn (קָרְבָּן) che Yeshùa menziona in Mr 7:11 (κορβάν, korbàn); si tratta di un’“offerta” prevista in Lv 1:2. Questa particolare offerta costituita da un sacrificio aveva il nome di חגיגה (khaghigàh), derivato da חג (chag), “festa”. Della khaghigàh si bruciava sull’altare la parte grassa (Lv 3:3-17), una parte era poi data ai sacerdoti e il resto si mangiava in famiglia o con gli amici. Questa cena fatta con la khaghigàh era un bel momento e costituiva un pasto sontuoso. La khaghigàh era offerta in particolare durante i tre pellegrinaggi a Gerusalemme, tra cui vi era la Pasqua. La khaghigàh non era però la cena pasquale. In occasione della Pasqua, questa cena tra amici si faceva di sera all’inizio del 14 nissàn, mentre la cena pasquale era invece consumata all’inizio del 15. È una mitzvàh, un precetto, rallegrarsi durante queste Feste: “Ti rallegrerai in questa tua festa”. – Dt 16:14.

   L’ultima cena di Yeshùa fu costituita proprio da una khaghigàh, che era un pasto di comunione: “Il calice della benedizione, che noi benediciamo, non è forse la comunione con il sangue di Cristo? Il pane che noi rompiamo, non è forse la comunione con il corpo di Cristo?” (1Cor 10:16). La khaghigàh, cena tra amici, poteva anche essere in occasione della stipulazione di un patto (Es 24:5). Nell’ultima cena avvenne anche questo, quando Yeshùa disse ai suoi apostoli: “Io faccio un patto con voi”. – Lc 22:29, TNM.

   Yeshùa osservò il pasto della khaghigàh la sera all’inizio del 14 nissàn (Mt 26:20). Questo era il pasto che si faceva la sera prima della cena pasquale vera e propria. In quella notte introdusse nella khaghigàh, cena di comunione, nuovi simboli per gli appartenenti alla sua chiesa o congregazione: il pane e il vino. – Mt 26:26-29.

   Yeshùa morì mercoledì pomeriggio 14 nissàn del 30 della nostra èra, verso le 15, quando nel Tempio di Gerusalemme si sacrificava il primo agnello pasquale. Rimase poi nella tomba tre giorni interi (Mt 12:40), notte e giorno, e fu risuscitato da Dio alla fine del sabato, allo scadere del terzo giorno. La domenica mattina salì al cielo (Gv 20:17) quale offerta del covone (Lv 23:10,11) per presentare a Dio il suo sacrificio, per poi tornare sulla terra e starvi altri quaranta giorni prima della sua ascensione finale al cielo che “deve tenere accolto fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose”. – At 1:3,9-11;3:21.

   La Festa dei Pani Azzimi. Dopo il sacrificio pasquale di Yeshùa, i credenti sono liberi ma devono rammentare con il “pane azzimo, pane d’afflizione” (Es 12:34) che la loro libertà la devono a Dio.

   La Pentecoste. La Pentecoste riguardava il secondo raccolto. In essa è rappresentata la raccolta degli eletti. Questi eletti sono quelli Dio chiama ora, quelli che sono chiamati nel corso della loro vita o che sono già morti. Costoro comprendono bene il piano di Dio e ubbidiscono alla Legge di Dio. I cosiddetti cristiani, non solamente non osservano la Legge e la Pentecoste ma neppure sanno calcolarne la data corretta. Questa va calcolata contando 50 giorni a partire dall’offerta del covone, e cade sempre di domenica. – Lv 23:15,16; Dt 16:9.

   Il Giorno delle Trombe. La prima luna nuova del 7° mese è anche il Giorno delle Trombe; è un “sabato” (Lv 23:24,25; Nm 29:1). Quando Yeshùa ritornerà sul nostro pianeta, “con un ordine, con voce d’arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo” (1Ts 4:16). Ci sarà la sua riunione con gli eletti. Coloro che sono scelti, morti o viventi, saranno allora trasformati in esseri spirituali: “Non tutti morremo, ma tutti saremo trasformati, in un momento, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba. Perché la tromba squillerà, e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo trasformati”. – 1Cor 15:51,52.

   Il Giorno dell’Espiazione. Il 10° giorno del 7° mese del calendario biblico è il Giorno dell’Espiazione, un “sabato” (Lv 23:27,28; Nm 29:7). Satana sarà legato e scagliato nell’abisso (Ap 20:1-3). Il nostro pianeta sarà allora pronto per godere mille anni di pace sotto il Regno di Dio. – Ap 20:4.

    La Festa delle Capanne. Il 15 del mese  di tishrì si iniziava a festeggiare la Festa delle Capanne. È un “sabato” (Nm 29:12). La Festa delle Capanne è l’immagine del momento in cui Yeshùa, con i santi, ripristinerà il sistema della Legge di Dio sul pianeta. Per 1.000 anni il pianeta sarà libero dall’influenza satanica. Le persone riceveranno benedizioni se obbediranno alla Legge di Dio, maledizioni se disobbediscono alla sua Legge.

   L’Ultimo Grande Giorno. È un “sabato” (Lv 23:36; Nm 29:35). È l’immagine del giudizio finale. Dio non vuole che le persone periscano (2Pt 3:9; 1Tm 2;4; Tit 2:11). Solo gli impenitenti subiranno la seconda morte da cui non ci sarà resurrezione (Ap 2:11;20:14;21:8). Sarà allora il tempo per un nuovo cielo e una nuova terra (Ap 21:1). La Nuova Gerusalemme scenderà dal cielo, da Dio. – Ap 21:10.

   Molte persone, purtroppo, credono che le Feste e giorni festivi menzionati nella Bibbia siano stati aboliti. Costoro amano dire che furono dati solo a Israele. In verità stanno sostenendo che il piano di Dio per l’umanità si sarebbe fermato quando Yeshùa fu crocifisso. Non capiscono che la sua morte è stata il primo evento nel progetto divino per riconciliare gli esseri umani a Dio dopo il peccato di Adamo ed Eva. Chi ha intendimento spirituale sa che con la sua morte e risurrezione, Yeshùa è stato la prima delle primizie offerte a Dio.

   Ogni Festa rappresenta una parte del piano di Dio. Questo piano è ancora in corso, quindi dobbiamo mantenere le Feste. Yeshùa e gli apostoli mantennero tutti i sabati e le Feste comandate da Dio (Col 2:16). La vera Chiesa ha pure conservato il sabato, le Lune Nuove e le Feste in questi duemila anni dopo Yeshùa. Nel Millennio, le nazioni dovranno rispettare i sabati e le Feste. – Is 66:23; Zc 14:16-19.

   Il cosiddetto cristianesimo si rivolge alla tradizione degli uomini per la propria dottrina, così come facevano i farisei. Yeshùa condannò fermamente questa pratica: “Ben profetizzò Isaia di voi, ipocriti, com’è scritto: ‘Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è lontano da me. Invano mi rendono il loro culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini’ [Is 29:13]. Avendo tralasciato il comandamento di Dio vi attenete alla tradizione degli uomini”. – Mr 7:6-9.

   Nonostante il cristianesimo abbia compiuto un’opera oscurantista, i sabati e le sante Festività di Dio non sono stati eliminati. Yeshùa, in perfetta ubbidienza a Dio, ha mantenuto la Legge (Mt 5:17-20). Dio rivelò le sue leggi ai profeti ed esse sono contenute nelle Scritture Ebraiche, le stesse su cui confidarono Yeshùa e i suoi discepoli, e di cui Paolo disse: “Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona” (2Tm 3:16,17). “E la Scrittura non può essere annullata”. – Gv 10:35.

   Il cosiddetto cristianesimo travisa gli insegnamenti di Paolo, pretendendo di eliminare ciò che la Legge di Dio richiede.

   La salvezza non viene certo dalla Legge, ma attraverso la grazia e la misericordia di Dio che passa per Yeshùa. Nell’affermare questa verità scritturale, c’è anche qui un travisamento. Nelle religioni cristiane, che pur rifiutano la Legge di Dio, se si dicesse che la salvezza non viene dal comportamento cristiano ma da Dio, tutti sarebbero d’accordo; ma lo sarebbero anche nel dire subito dopo che quel comportamento è richiesto per non vanificare la salvezza che Dio dona. Lo stesso ragionamento, in sé corretto, va applicato a maggior ragione alla santa Legge di Dio. La salvezza non viene dall’ubbidire alla Legge, ma è attraverso la nostra ubbidienza alla Legge di Dio che rispondiamo alla sua misericordia dimostrando che l’accogliamo e ci sottomettiamo a lui.

   Ora, se un sistema religioso segue qualsiasi altra legge riguardo ai giorni di festa e ai sabati, tale sistema è idolatra, non seguendo la voce di Yeshùa che disse: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono” (Gv 10:27). Di Yeshùa non seguono neppure l’esempio, nonostante Pietro rammenti: “Cristo ha sofferto per voi,  lasciandovi un esempio, perché seguiate le sue orme”. – 1Pt 2:21.

   In Gn 1:14 Dio ordinò: “Vi siano delle luci nella distesa dei cieli per separare il giorno dalla notte; siano dei segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni”. E in Sl 104:19 è detto che “egli ha fatto la luna per stabilire i מֹועֲדִים [moadìm, “solennità”, “Feste”]”. Dio fissò il calendario, e il modo corretto di usarlo è stato dato sin dalla creazione nel sistema celeste.

   Le Feste furono poi date a Mosè (Lv 23) e furono designate da Dio con quest’attributo: “Le mie feste” (Lv 23:2, TNM). Le Feste comandate da Dio non sono quindi secolari o di origine umana, non derivano neppure da una tradizione umana. Sono di origine divina, volute da Dio, sono sue, di Dio. Esse non possono essere modificate né tantomeno annullate. Dio non cambia il suo pensiero. La pretesa delle religioni è assurda. “Non v’ingannate, fratelli miei carissimi; ogni cosa buona e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre degli astri luminosi presso il quale non c’è variazione né ombra di mutamento”. – Gc 1:16,17.

   La questione centrale della fede è la conoscenza dell’unico vero Dio, che è essenziale per la vita eterna: “Questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo”. – Gv 17:3; cfr. 1Gv 5:20.

   È molto rilevante (e rivelante) la profezia che annuncia un movimento contro Dio negli ultimi tempi: “Parlerà contro l’Altissimo, affliggerà i santi dell’Altissimo, e si proporrà di mutare i giorni festivi e la legge” (Dn 7:25). Nonostante tutte queste chiare evidenze, certo cristianesimo continua imperterrito a dichiarare abolite le Festività di Dio e la sua Legge.

   Le Feste bibliche fanno parte del piano di Dio, sono volute da lui. Per seguire veramente Yeshùa ed essere suoi discepoli, si deve obbedire ai Comandamenti, come fece lui, senza peccare. Si tenga sempre presente che “il peccato è la violazione della legge”. – 1Gv 3:4.

   Ci sono due sistemi contrapposti: la vera chiesa di Dio e la struttura religiosa. Ambedue ricevono un marchio o segno.

   Il segno del popolo di Dio. Dei suoi Comandamenti, Dio ordina: “Te li legherai alla mano come un segno, te li metterai sulla fronte in mezzo agli occhi” (Dt 6:8). Con le azioni (mano) e con la mente (fronte) si deve obbedire a Dio. Agli angeli è ordinato: “Non danneggiate la terra, né il mare, né gli alberi, finché non abbiamo segnato sulla fronte, con il sigillo, i servi del nostro Dio” (Ap 7:3). Saranno danneggiati “solo quegli uomini che non hanno il suggello di Dio sulla fronte” (Ap 9:4, TNM). Gli eletti hanno “il suo nome [di Yeshùa] e il nome di suo Padre scritto sulla fronte”. – Ap 14:1.

   Il segno del diabolico sistema religioso e umano. Anche chi disubbidisce a Dio, ha un marchio o segno. “Chiunque adora la bestia e la sua immagine, e ne prende il marchio sulla fronte o sulla mano, egli pure berrà il vino dell’ira di Dio”. – Ap 14:9,10.

   Nei due sistemi contrapposti, quello che è basato sulla Bibbia mantiene il calendario di Dio con il sabato e le sue sante Festività, l’altro mantiene il giorno del dio sole (domenica) e le feste pagane del solstizio. Ciascuno è schiavo di chi decide di servire.

“Non sapete voi che se vi offrite a qualcuno come schiavi per ubbidirgli, siete schiavi di colui a cui ubbidite: o del peccato che conduce alla morte o dell’ubbidienza che conduce alla giustizia? Ma sia ringraziato Dio perché eravate schiavi del peccato ma avete ubbidito di cuore a quella forma d’insegnamento che vi è stata trasmessa; e, liberati dal peccato, siete diventati servi della giustizia”. – Rm 6:16-18.

   Nel sistema religioso “promettono loro la libertà, mentre essi stessi sono schiavi della corruzione, perché uno è schiavo di ciò che lo ha vinto” (2Pt 2:19). Però, “Cristo ci ha liberati perché fossimo liberi” (Gal 5:1). I veri discepoli di Yeshùa preferiscono essere “schiavi di Cristo, facendo la volontà di Dio con tutta l’anima”. – Ef 6:5, TNM.