Nel precedente studio abbiamo visto che Es 12:40,41 dice: “Il tempo che i figli d’Israele abitarono in Egitto fu di quattrocentotrent’anni. Al termine dei quattrocentotrent’anni, proprio il giorno che finivano, tutte le schiere del Signore uscirono dal paese d’Egitto”. Si presti ora attenzione anche a Es 12:40: “Il tempo che i figli d’Israele abitarono in Egitto fu di quattrocentotrent’anni”. Il testo ebraico dice:

וּמֹושַׁב בְּנֵי יִשְׂרָאֵל אֲשֶׁר יָשְׁבוּ בְּמִצְרָיִם שְׁלֹשִׁים שָׁנָה וְאַרְבַּע מֵאֹות שָׁנָה

umoshàv benè Ysraèl ashèr yashvù bemitzràym shloshìm shanà vearbà meòt shanà

e residenza [di] figli Israele che risedettero in Egitto [fu] trenta anno e quattro cento anno

   Il periodo di 430 anni non è riferito dunque interamente alla dimora degli ebrei in Egitto. Per meglio comprendere, potremmo mettere il testo ebraico in italiano così: “E la dimora dei figli d’Israele (che avevano dimorato in Egitto) fu di quattrocentotrent’anni” (TNM, con aggiunta delle parentesi). In pratica, il pronome relativo “che” (אֲשֶׁר, ashèr) va riferito a “figli di Israele”, non a “dimora”. Abraamo andò lui pure in Egitto (Gn 12:10–13:4.), ma non vi trascorse tutto il tempo. Come possiamo allora conteggiare i 430 anni dal patto abraamico? È interessante notare che il passo di Es citato è così tradotto dalla LXX greca: “La dimora dei figli d’Israele che essi dimorarono nel paese d’Egitto e nel paese di Canaan [fu] di quattrocentotrent’anni”. Il Pentateuco samaritano ha: “Nel paese di Canaan e nel paese d’Egitto”. Il periodo di 430 anni abbraccia quindi sia la dimora di Abraamo in Canaan che quella degli ebrei in Egitto. Anche Giuseppe Flavio conferma questo dato: “Lasciarono l’Egitto nel mese di xanthicos [mese macedone che Giuseppe Flavio identifica con il mese ebraico di nissàn], . . . 430 anni dopo la venuta del nostro antenato Abraamo in Canaan” (Antichità giudaiche, II, XV, 2; cfr. H. Thackeray, Loeb Classical Library, 1967, pag. 305). I 430 anni vanno quindi calcolati da quando Abraamo attraversò l’Eufrate per recarsi in Canaan fino al tempo in cui gli ebrei uscirono dall’Egitto. D’altra parte, è proprio quello che Paolo dice affermando che la Legge venne 430 anni dopo le promesse fatte ad Abraamo: “Un testamento che Dio ha stabilito anteriormente [“le promesse furono fatte ad Abraamo”, v. 16], non può essere annullato, in modo da render vana la promessa, dalla legge sopraggiunta quattrocentotrent’anni più tardi”. – Gal 3:17.

   È opportuno rammentare che in Gn 15:16 è contenuta la promessa di Dio ad Abraamo che i suoi discendenti sarebbero rientrati in Canaan alla quarta generazione. L’intero periodo di 430 anni coprirebbe ben più di quattro generazioni, che invece si adattano bene ai 215 anni (vedere tabella più avanti) di effettiva permanenza egiziana. – Cfr. Es 6:16,18,20 per calcolo esemplificativo di quattro generazioni.

   Un ulteriore conteggio ci permette di calcolare il tempo di permanenza degli ebrei in Egitto:

Avvenimento

Somme

Totale anni

Gn

Da Adamo al patto abraamico. Abramo ha 75 anni

2083

12:4

Abraamo ha 100 anni quando nasce Isacco

+ 25

2108

21:5

Isacco ha 60 anni quando nascono i suoi figli gemelli Esaù e Giacobbe

+ 60

2168

25:26

Giacobbe ha 130 anni quando giunge in Egitto

+ 130

2298

47:9

Permanenza degli ebrei in Egitto*

+ 215

2513

Da Adamo alla promulgazione della Legge

2513

* Per differenza: 2513 – 2298 = 215

   Richiamarsi a Es 12:37 che parla di 600.000 uomini usciti dall’Egitto, non pone problemi. Questa cifra tonda fu calcolata più accuratamente in occasione del censimento che Dio comandò a Mosè circa un anno dopo l’esodo dall’Egitto: “Fate la somma di tutta la comunità dei figli d’Israele secondo le loro famiglie, secondo la discendenza paterna, contando i nomi di tutti i maschi, uno per uno, dall’età di vent’anni in su, tutti quelli che in Israele possono andare in guerra; tu ed Aaronne ne farete il censimento. […] Così tutti i figli d’Israele dei quali fu fatto il censimento, secondo le famiglie dei padri, dall’età di vent’anni in su, cioè tutti gli uomini che in Israele potevano andare in guerra, tutti quelli dei quali fu fatto il censimento furono seicentotremilacinquecentocinquanta” (Nm 1:2,3,45,46). Il totale di 603.550 comprendeva solo i maschi dai vent’anni in su, oltre ai leviti (questi, da un mese in su, furono 22.000 – Nm 3:39).

   Tenuto conto che in questi totali rientrano solo maschi abili alla guerra e che quindi vanno aggiunti vecchi, ragazzini, bambini e donne, non è difficile ipotizzare una popolazione di alcuni milioni (forse tre) di persone. Ora, sappiamo che in Egitto erano entrate solo 70 persone: “Il totale delle persone della famiglia di Giacobbe che vennero in Egitto, era di settanta” (Gn 46:27). Come poterono diventare due o tre milioni, di cui circa 600.000 maschi adulti, in soli 215 anni? Non è difficile dimostrarlo.

   Possiamo fare solo congetture, ma queste ci danno un’idea dell’effettiva possibilità. Poniamo pure – solo per amore di ragionamento – che di quei 70 arrivati in Egitto solo 45 fossero maschi adulti. Partendo da questa stima molto più che prudente (solo 45 maschi adulti che potessero generare), va tenuto conto di ciò che è detto in Es 1:7: “I figli d’Israele furono fecondi, si moltiplicarono abbondantemente, divennero numerosi, molto potenti e il paese ne fu ripieno”. A quell’epoca le famiglie erano numerose. Gli israeliti desideravano anche avere figli per adempiere la promessa di Dio. Possiamo supporre, nel nostro ipotetico calcolo, che nell’arco di vita compreso fra i 20 e i 40 anni, ciascun capofamiglia abbia avuto in media dieci/undici figli (di cui circa metà maschi). Sempre per proporre un’ipotesi più che prudente, mettiamo che ciascuno di quei 45 maschi iniziali che divennero capifamiglia abbia generato solo 4 maschi nei primi 15 anni dall’ingresso in Egitto. Nella nostra ipotesi, dopo 15 anni avremmo dunque 180 nuovi figli maschi (45 iniziali x 4). Ora, mettiamo che questi 180 nuovi maschi abbiamo a loro volta avuto – tra i 20 e i 40 anni – cinque maschi a testa. Avremmo un moltiplicatore così costituito: ogni maschio, in 40 anni, genererebbe 5 maschi. Avendo ipotizzato, dopo 15 anni dall’ingresso degli ebrei in Egitto, 180 nuovi maschi, avremmo:

Ipotesi di incremento della popolazione maschile ebrea

Ipotesi

Nuovi nati

Totale maschi

Anni in Egitto

Ingresso in Egitto

45

Dopo 15 anni

180

225

15

Dopo 40 anni

900

1.125

55

Mortalità degli ottantenni

-45

1.080

Dopo altri 40 anni (5 maschi per ogni nuovo nato)

4.500

5.580

95

Mortalità degli ottantenni

– 180

5.400

Dopo altri 40 anni (5 maschi per ogni nuovo nato)

22.500

27.900

135

Mortalità degli ottantenni

– 900

27.000

Dopo altri 40 anni (5 maschi per ogni nuovo nato)

112.500

139.500

175

Mortalità degli ottantenni

– 4.500

135.000

Dopo altri 40 anni (5 maschi per ogni nuovo nato)

562.500

697.500

215

Mortalità degli ottantenni

– 22.500

675.000

   Che dire del decreto faraonico di uccidere tutti i maschi ebrei appena nati? Intanto, pare che tale decreto fosse stato emanato solo poco tempo prima della nascita di Mosè. Suo fratello Aaronne, infatti, era più anziano ed era in vita. In verità, poi, non sembra che questo decreto sia stato molto efficace o di lunga durata. La Bibbia dice esplicitamente che il decreto del faraone non ebbe molto successo. Sifra e Pua, le due donne ebree che probabilmente erano a capo delle levatrici, non eseguirono l’ordine del re egizio (Es 1:15,16). Sembra proprio che esse non diedero disposizioni alle levatrici loro sottoposte di agire secondo il decreto. “Le levatrici temettero Dio, non fecero quello che il re d’Egitto aveva ordinato loro e lasciarono vivere anche i maschi” (Es 1:17). Infatti, il risultato fu che “il popolo si moltiplicò e divenne molto potente. Poiché quelle levatrici avevano temuto Dio” (Es 1:20,21). Anche quando poi il faraone comandò a tutto il suo popolo di gettare nel Nilo ogni neonato israelita di sesso maschile (Es 1:15-22), non sembra proprio che gli egiziani odiassero gli ebrei fino a questo punto. La figlia stessa del faraone trasse in salvo Mosè (Es 2:1-10; At 7:20-22). È anche possibile che dopo un po’ il faraone si sia reso conto che il suo stesso decreto gli avrebbe fatto perdere schiavi preziosi (in seguito, infatti, il faraone dell’Esodo non intendeva lasciar andare gli ebrei proprio perché li voleva come schiavi). – Es 14:5.

   Comunque, l’ipotetica quantità di 675.000 maschi ottenuti con la nostra simulazione, lascia ben 75.000 maschi di scarto. Vi si possono includere casi di mortalità, di sterilità e quei bambini o ragazzini che non entrano nel conteggio. Rammentiamo che si tratta semplicemente di un calcolo ipotetico che non ha proprio nulla di storico ma tende solo a mostrare come il numero di 600.000 maschi raggiunto dopo 215 anni di permanenza in Egitto sia realistico. Si tenga presente che la popolazione ebrea cresceva a un ritmo accelerato, tanto che destò le preoccupazioni del faraone (Es 1:9). Molti ebrei erano anche poligami e avevano sposato molte egiziane.

   La popolazione che uscì dall’Egitto poteva ben essere, complessivamente, di due o tre milioni. Infatti, “una folla di gente di ogni specie salì anch’essa con loro” (Es 12:38). Non sorprende che il sovrano egizio non sopportasse l’idea di lasciar partire una simile massa di persone. Economicamente la perdita fu davvero ingente. E non sorprende neppure lo spavento dei moabiti: “Moab ebbe grande paura di questo popolo, che era così numeroso; Moab fu preso dall’angoscia a causa dei figli d’Israele”. – Nm 22:3.

   Tornando alla cronologia, dall’arrivo di Abraamo in Canaan fino al momento in cui Giacobbe scese in Egitto passarono 215 anni. Ecco le deduzioni con cui si arriva a questi 215 anni:

Gn

Evento

Calcolo

Anni trascorsi

12:4

Abramo aveva settantacinque anni quando partì da Caran”

21:5

Abraamo aveva cent’anni quando

gli nacque suo figlio Isacco”

100-75

25

25:26

Isacco aveva sessant’anni quando Rebecca li partorì [i gemelli Esaù e Giacobbe]”

25+60

85

47:9

“Giacobbe rispose al faraone: ‘Gli anni della mia vita nomade sono centotrenta’” (arrivo in Egitto)

85+130

215

   Ciò significa che per altri 215 anni gli israeliti rimasero in Egitto, portando così il totale ai 430 anni di cui Paolo parla.

   Che dire di Gn 15:13? Il passo afferma: “Il Signore disse ad Abramo: ‘Sappi per certo che i tuoi discendenti dimoreranno come stranieri in un paese che non sarà loro: saranno fatti schiavi e saranno oppressi per quattrocento anni’”. E Paolo conferma: “Dio parlò così: ‘La sua discendenza soggiornerà in terra straniera, e sarà ridotta in schiavitù e maltrattata per quattrocento anni’” (At 7:6). C’è contraddizione tra questi 400 anni e i 430 anni? No. Come abbiamo visto, i 430 anni decorrono dalle promesse fatte da Dio ad Abraamo (patto abraamico) fino alla promulgazione della Legge. La domanda è: da quando partono invece questi 400 anni? È ovvio che il loro termine coincide con l’anno in cui la Legge fu promulgata, ma quando iniziano? Occorre tener conto del tempo in cui Dio predisse ad Abraamo questi 400 anni.

   La dichiarazione divina avvenne prima della nascita dell’erede promesso, Isacco. Ora, se andiamo a ritroso da quando scadono quei 400 anni (quando fu promulgata la Legge), abbiamo: Nascita di Isacco (Abraamo ha 100 anni) nell’anno 2108 da Adamo, inizio dei 400 anni nel 2113 e promulgazione della Legge nel 2513, sempre da Adamo.

   Come si nota, quando iniziarono i 400 anni Isacco aveva 5 anni. Ma Abraamo aveva già un altro figlio: Ismaele, natogli dalla schiava egiziana Agar, e “Abramo aveva ottantasei anni quando Agar gli partorì Ismaele” (Gn 16:16). Dato che “Abraamo aveva cent’anni quando gli nacque suo figlio Isacco” (Gn 21:5), tra Ismaele e Isacco c’erano 14 anni di differenza. Quando quindi, nel 2113 dalla creazione di Adamo (anno in cui iniziano i 400 anni), Isacco aveva 5 anni, Ismaele ne aveva 19. Cosa accadde? Lasciamolo narrare alla Bibbia stessa:

“Il bambino [Isacco] dunque crebbe e fu divezzato. Nel giorno che Isacco fu divezzato, Abraamo fece un grande banchetto. Sara vide che il figlio partorito ad Abraamo da Agar, l’Egiziana, rideva; allora disse ad Abraamo: ‘Caccia via questa serva e suo figlio; perché il figlio di questa serva non dev’essere erede con mio figlio, con Isacco’. La cosa dispiacque moltissimo ad Abraamo a motivo di suo figlio. Ma Dio disse ad Abraamo: ‘Non addolorarti per il ragazzo, né per la tua serva; acconsenti a tutto quello che Sara ti dirà, perché da Isacco uscirà la discendenza che porterà il tuo nome’”. – Gn 21:8-12.

   Non si trattava per niente di un innocente gioco da bambini: Isacco aveva 5 anni, ma Ismaele ne aveva ben 19. La reazione dura di Sara e l’appoggio deciso che Dio le diede, mostrano che non si trattava di una innocente burla. Il disprezzo che Ismaele manifestò nei confronti di Isacco portò all’espulsione sua e della madre dalla casa di Abraamo.

   L’apostolo Paolo dice che quegli avvenimenti furono un dramma simbolico e spiega che il maltrattamento di Isacco da parte di Ismaele (che era mezzo egiziano) era una vera e propria persecuzione. Ecco le sue parole: “Sta scritto che Abraamo ebbe due figli: uno dalla schiava e uno dalla donna libera; ma quello della schiava nacque secondo la carne, mentre quello della libera nacque in virtù della promessa. Queste cose hanno un senso allegorico […].  Ora, fratelli, come Isacco, voi siete figli della promessa. E come allora colui che era nato secondo la carne perseguitava quello che era nato secondo lo Spirito, così succede anche ora. Ma che dice la Scrittura? Caccia via la schiava e suo figlio; perché il figlio della schiava non sarà erede con il figlio della donna libera” (Gal 4:22-30). Quello fu quindi l’inizio dei predetti 400 anni di afflizione, che terminarono con la liberazione dalla schiavitù d’Egitto e il dono della Legge.

   La profezia divina diceva: “Sappi per certo che i tuoi discendenti dimoreranno come stranieri in un paese che non sarà loro: saranno fatti schiavi e saranno oppressi per quattrocento anni” (Gn 15:13). Isacco dimorava già come straniero in un paese non suo e in quell’occasione cominciò a subire la predetta afflizione essendo perseguitato da Ismaele, che aveva 19 anni. L’odio dei discendenti di Ismaele (gli arabi) verso i discendenti di Isacco (gli ebrei) dura fino ad oggi, manifestandosi perfino con i vili attentati terroristici che conosciamo.

   Si tenga presente che questo fatto accadde migliaia di anni fa, all’epoca dei patriarchi. Non era davvero come oggi, tempi in cui i figli si permettono ogni arroganza perfino verso i genitori. All’epoca dei patriarchi non era così. Il fatto fu talmente grave che non solo Sara intervenne duramente, ma intervenne addirittura Dio, tanto che Ismaele e sua madre furono cacciati. Il fatto stesso che l’episodio sia descritto nei particolari nella Bibbia è un’altra indicazione che esso segnò un evento grave: l’inizio dei predetti 400 anni d’afflizione che sarebbero terminati solo con l’Esodo. – Gal 4:29.