Quale cosmologia presenta la Bibbia? Occorre essere onesti. Se usiamo l’argomentazione (del tutto giusta) che la Bibbia non è un libro di scienze, dobbiamo usarla fino in fondo. Questo comporta che non dobbiamo pretendere (secondo la moderna visione occidentale delle cose) che tutto quanto scritto nella Bibbia sia assolutamente in armonia con la scienza attuale. La Scrittura non ha per nulla bisogno di questa difesa da parte nostra. Voler forzare il testo biblico per dimostrare che la Bibbia sia “moderna” e che sostenga la vera scienza è un sintomo che caratterizza una fede malaticcia, afflitta da quella malattia (che, se non curata, tende a diventare cronica) che è il credo religioso. La fede non è un credo dottrinale. Il vero intendimento della Scrittura deve partire dal presupposto che – proprio perché la Bibbia non è né un trattato di scienza né un libro di storia – Dio parla all’umanità, e lo fa impiegando esseri umani che, ispirati, mantengono pur sempre non solo la loro mente, ma anche la loro mentalità.

   Così, quando leggiamo nella Scrittura che Giosuè ordinò al sole: “Sole, fèrmati!” e che “il sole si fermò in mezzo al cielo e non si affrettò a tramontare per quasi un giorno intero” (Gs 10:12,13), non occorre che il nostro animo si ponga domande fuori luogo. Solo la mente religiosa di un aderente a un credo religioso può vacillare di fronte alla reazione scandalizzata di qualcuno che, scuotendo per commiserazione la testa, pensa all’ingenuità del poveretto che ci crede. Ma il sole si fermò o no? Quel giorno fu più lungo degli altri oppure no? Questa domanda non ha senso. E il porla denota, per l’ennesima volta, che della Bibbia non si è compreso molto se si continua a leggerla con mente occidentale. Le domande corrette – di fronte ad un testo che ci crea difficoltà – sono sempre due:

  1. Siamo sicuri di intendere il testo come lo intendevano gli ebrei nella loro mentalità semitica? Cosa significavano per loro quelle parole?
  2. Siamo sicuri della traduzione che è stata fatta del testo originale? 

   Cosa accadde, allora? Accadde che il popolo di Israele fu soccorso da Dio. Questo accadde. E il sole? E la durata di quel giorno? Non ci interessa indagarlo astronomicamente. Non è quello il messaggio di Gs 10. Il messaggio è: “Il Signore combatteva per Israele” (v. 14). È da sciocchi cercare le spiegazioni fisiche del fenomeno. Significherebbe solo ostinarsi a voler leggere aridamente la Bibbia in modo letterale anziché commuoversi intimamente per la grandezza di Dio: “Il Signore combatteva per Israele”. E, invece, ecco un misero tentativo di difendere – non la Scrittura – ma la propria opinione su de essa: “Lo stesso effetto [il sole che non tramonta] si sarebbe potuto ottenere con altri mezzi, ad esempio con una particolare rifrazione dei raggi della luce solare e lunare” (Perspicacia nello studio delle Scritture Vol. 2, pag. 624, sottotitolo “Sole e luna immobili”). Eppure, si va anche oltre, cercando di dare addirittura una parvenza scientifica al proprio convincimento: “Giacché vi sono ‘enormi lacune nella nostra comprensione del comportamento della materia nella massa’, perché dovrebbero gli uomini dubitare di ciò che la Bibbia dice su certi avvenimenti astronomici? […] Ma in base a che cosa si può definire ‘impossibile’ il comportamento del sole? […] oggi gli uomini non capiscono i misteriosi avvenimenti astronomici che si verificano proprio ora. Ma chi può negare che hanno effettivamente luogo? Nessuno. Dio, come Creatore, poté, se lo voleva, fermare i movimenti dell’intero sistema solare. Oppure, poté fermare il movimento solo della terra così che parve che il sole e la luna restassero nella stessa posizione visti dalla terra. D’altra parte, è possibile che il sole, la luna e la terra continuassero tutti i loro regolari movimenti, ma che la luce del sole e della luna risplendesse incessantemente per mezzo di qualche forma di rifrazione che ora non comprendiamo” (Svegliatevi! del 22 giugno 1974, pag. 15, “La Bibbia e l’astronomia”). E poi, dopo tutto questo darsi da fare intorno a forzature che cercano di armonizzare la propria comprensione del testo biblico con la scienza  – senza, peraltro, riuscirci, ma riuscendo solo a ridicolizzare la Bibbia -, come si rimarrebbe se si scoprisse che si ha a che fare con un passo tradotto male dal testo originale? È il caso proprio del “fèrmati, sole!”. Già. Lo esamineremo in uno studio successivo (intitolato Bibbia e scienza, errori di traduzione).

   Occorre però semplicemente capire che gli scrittori della Bibbia si esprimono secondo la mentalità del tempo. Questo fatto non tocca minimamente il messaggio biblico. Con questo in mente, si può esaminare serenamente la cosmologia della Bibbia. Questa cosmologia non è per niente un trattato astronomico in linea con le più recenti scoperte scientifiche né, tanto meno, le anticipa. Non è neppure una negazione dell’astronomia che possa essere presa a dimostrazione che la Bibbia sbagli. Niente affatto. È solamente un’indicazione di ciò che la gente del tempo credeva. Esaminiamo.

   Il mare, attorniante la terra, incuteva un certo timore agli ebrei:

“Quelli che scendono al mare nelle navi,

facendo commercio su vaste acque, sono quelli che hanno visto le opere di Geova e le sue meravigliose opere

nelle profondità; come egli dice [la parola] e fa sorgere un vento tempestoso, così che fa levare

le sue onde. Salgono ai cieli, scendono alle profondità.

A causa della calamità la loro medesima anima si strugge.

Vacillano e si muovono in maniera instabile come un ubriaco,

e anche tutta la loro sapienza è confusa”. – Sl 107:23-27, TNM.

   Gli ebrei pensavano che all’estremità del mare vi fossero “le isole delle nazioni”:

“La popolazione delle isole delle nazioni si sparse nei loro paesi,

ciascuno secondo la sua lingua, secondo le loro famiglie, nelle loro nazioni”. – Gn 10:5, TNM.

“Non sobbalzeranno le isole?”. – Ez 26:15, TNM.

   Più oltre, gli ebrei pensavano ci fossero le “montagne eterne”:

“Colli di durata indefinita”. – Dt 33:15, TNM.

“I monti eterni furono frantumati; i colli di durata indefinita si inchinarono”. – Ab 3:6, TNM.

   Queste “montagne eterne” erano dette anche “colonne del cielo”:

“Le medesime colonne del cielo si scuotono”. – Gb 26:11, TNM.

   Nella concezione dell’epoca, queste “colonne del cielo” sostenevano la solida volta del firmamento. Entro la volta celeste vagano gli astri tra cui anche il sole che gira attorno alla terra:

“È come lo sposo [il sole] quando esce dalla sua camera nuziale;

esulta come un uomo potente per correre nel sentiero.

Da un’estremità dei cieli è la sua uscita,

e il suo giro [completo] è fino alle loro [altre] estremità;

e non c’è nulla di nascosto al suo calore”. – Sl 19:5,6, TNM.

“Anche il sole ha rifulso, e il sole è tramontato, e viene ansimando al suo luogo da dove rifulgerà”. – Ec 1:5, TNM.

   Sotto la terra si trova una specie di carcere sotterraneo (sheòl) destinato ad accogliere i trapassati:

“Le vie dello Sceol sono la sua casa; scendono alle stanze interne della morte”. – Pr 7:27, TNM; cfr. Ez 26:19,20; Is 14:9.

   Questa cosmologia non è però sempre consistente: talora la pioggia viene fatta scendere dalle nubi esistenti in cielo. – Dt 33:26; Gb 36:27 e sgg..

   I cieli sono tre, oppure, nel giudaismo più tardivo, sette (Testamento di Levi 3). A quale idea aderisce Paolo? In 2Cor 12:2 egli dice di essere stato rapito in estasi “al terzo cielo”. Forse aderiva alla seconda idea; egli, infatti, identifica il “terzo cielo” con il “paradiso” (v. 4), che era diverso dal cielo divino.

   Talora la terra, anziché essere presentata come disco, è ritenuta un quadrilatero con quattro angoli:

“Certamente alzerà un segnale per le nazioni e raccoglierà i dispersi d’Israele;

e radunerà gli sparsi di Giuda dalle quattro estremità della terra”, “Dall’estremità del paese”. – Is 11:12;24:16, TNM.

   Anziché farla poggiare su colonne, a volte si è anche pensato che fosse sospesa nel vuoto:

“Fa scuotere la terra dal suo luogo, così che le sue medesime colonne vacillano”. – Gb 9:6, TNM.

“Egli distende il nord sullo spazio vuoto,

sospende la terra sul nulla”. – Gb 26:7, TNM.

   Si vede quindi come la presentazione biblica del cosmo sia ben diversa dall’attuale, meglio conosciuta oggi grazie alla cosmonautica e alla ricerca spaziale. Tuttavia le scoperte più recenti non possono servire per denigrare la Bibbia, la quale aveva qualcosa di ben più importante da insegnarci. Dovrebbe anzi farci riflettere il fatto che nella Bibbia vi sono varie presentazioni cosmologiche, anche presso il medesimo autore. A meno di tacciarlo d’incongruenza e di controsenso, occorre concludere che egli non dava eccessiva importanza alle sue affermazioni cosmologiche, che spesso erano solo dei dati poetici per meglio sottolineare il suo insegnamento spirituale. Di esse si serviva secondo le concezioni del tempo, quale mezzo espressivo per formulare verità spirituali riguardanti Dio, la sua potenza e il suo intervento nella storia umana.