Perché Dio che comanda agli uomini di non uccidere il prossimo e di preservare la propria vita, nel contempo richiedeva la pena di morte per chi infrangeva la sua Legge?

   Riflettendo sulla domanda, occorre cercare di capire dove sia il punto critico del ragionamento. La domanda, infatti, è una di quelle domande che sembrano svelare una contraddizione: se Dio proclama il rispetto per la vita, perché poi ne ordina la soppressione nei casi di disubbidienza? Ora, nel cercare di comprendere quest’apparente incoerenza, accade che nel nostro intimo sappiamo che Dio è giusto, e quindi cogliamo ancora più forte la sensazione che ci sia da qualche parte, nella questione posta, un punto critico, qualcosa che non quadra. Analizzando il problema posto, questo punto debole si trova in un’ipotesi che diamo per scontata ovvero nell’idea che la vita sia un bene superiore a Dio stesso. Ciò crea una falsa valutazione.

   Una valutazione simile, falsata, la troviamo nel caso di Abraamo che rimase molto perplesso, se non indignato, di fronte alla decisione di Dio di distruggere Sodoma. In Gn 18:22-33 troviamo il ragionamento del patriarca che tenta di portare all’attenzione di Dio quella che per lui è un’ingiustizia palese: E se ci fossero 50 giusti tra i sodomiti? Dio gli dice allora che non avrebbe distrutto Sodoma per considerazione verso di loro. Ma se fossero stati 45? Stessa risposta: Sodoma sarebbe stata risparmiata. Ma se fossero stati 40? Nel suo discutere con Dio, Abraamo arriva a ipotizzarne alla fine solo 10. La risposta di Dio non cambiò: non avrebbe distrutto tutti, se ci fossero stati anche solo dieci giusti. Abraamo alla fine dovette aver appreso la lezione, perché al v. 33 è detto che il patriarca si ritirò.

   Ora, il punto fermo è che Dio è giusto. Il punto scricchiolante della domanda è invece che diamo per scontato che la vita sia troppo sacra, perfino per Dio che dovrebbe rispettarla sopra di sé. Così non è. Tutto dipende da Dio e tutto è regolato da Dio che è amore e giustizia. Non esiste alcuna vita, per quanto preziosa, che abbia in sé un diritto suo e indipendente di esistere senza Dio. È Dio il creatore della vita. È Dio che dà la vita e tiene in vita le persone. La vita è un suo dono, non un nostro diritto.

   Dio dona anche la libertà: possiamo scegliere di fare il bene o di non farlo. Ma sarebbe assurdo pretendere di praticare il male e pretendere nello stesso tempo di essere intoccabili. Questa fu la pretesa satanica di Adamo ed Eva: occupare il posto di Dio.

“Fate attenzione, oggi vi propongo la scelta tra vita e felicità da una parte, morte e sventura dall’altra. Per questo oggi vi ordino di amare il Signore, vostro Dio, di seguire la sua strada e di osservare i suoi ordini, le sue leggi e le sue norme. Così vivrete . . . e il Signore, vostro Dio, vi benedirà . . . Ma se allontanerete il vostro cuore da lui e gli disubbidirete . . . già da oggi vi dichiaro che farete una brutta fine . . . Oggi il cielo e la terra mi sono testimoni: vi propongo la scelta tra vita e morte, tra benedizione e maledizione: scegliete dunque la vita, così voi e i vostri discendenti potrete vivere! Questo sarà possibile se amerete il Signore, vostro Dio, se gli darete ascolto e gli rimarrete fedeli. Solo lui, infatti, vi dà la vita”. – Dt 30:15-20, PdS.

   Una vita lontana da Dio non ha senso e finisce nel nulla, senza prospettive. Dio non è obbligato da una legge superiore a lui stesso a darci una vita indipendente. Dio rimane Dio. Neppure noi siamo obbligati a ubbidire. La scelta è tra la vita e la morte o la non vita. Ma non possiamo pretendere di aver una vita (che appartiene a Dio) che sia eterna e indipendente da lui. Ecco dov’è il punto critico della domanda iniziale. La premessa sbagliata che possa o addirittura debba esistere una vita indipendente da Dio, crea l’apparente contraddizione.

   Portando la valutazione fino in fondo, si riscontra che questo ragionamento viziato viene spesso applicato oggi. Accade, infatti, che quando si trovano di fronte a grandi sofferenze e a tragedie che sconvolgono la propria vita, molte persone si rivolgano a Dio gridando la loro rabbia per l’ingiustizia che credono di subire. A essere onesti davvero, però, è come se queste persone dicessero a Dio: Io sto vivendo come mi pare e piace, non mi curo della tua legge, faccio quello che voglio, ma tu perché mai permetti che io soffra tanto? Che Dio sei?

   Ecco quindi la pretesa assurda: che Dio debba essere al nostro servizio. Mentre facciamo di testa nostra calpestando la sua legge, Dio dovrebbe sempre e comunque preservarci da ogni conseguenza. Questa è una presunzione insensata, perfino illogica e irrazionale. Questa sì che è una contraddizione.

 

“Egli è paziente con voi, perché vuole che nessuno di voi si perda e che tutti abbiate la possibilità di cambiar vita”.

2Pt 3:9, PdS.

“O forse agisci così, perché disprezzi la grande bontà, la tolleranza e la pazienza di Dio? Ma non sai che Dio usa la sua bontà per spingerti a cambiar vita? Tu invece sei ostinato, e non sei disposto a cambiar vita. In tal modo attiri su di te la collera di Dio, per il giorno del castigo nel quale egli si manifesterà per pronunziare la sua giusta sentenza.
Allora Dio ripagherà ciascuno secondo le proprie azioni. Darà vita eterna a quelli che cercano gloria, onore e immortalità facendo continuamente il bene; manifesterà invece la sua collera e la sua indignazione contro quelli che sono egoisti e non seguono la verità, ma ubbidiscono a tutto ciò che è ingiusto”.

– Rm 2:4-8, PdS.