Come abbiamo visto nello studio precedente, Dio non rivelò il suo nome a Mosè. Dio disse a Mosè soltanto che lui è “Colui che è”. Questa formula è tanto precisa quanto insondabile. Dietro quel יהוה (Yhvh), “Colui che è”, c’è il Dio uno e unico, eterno e misterioso.

   Dio non è un uomo o una donna che ha bisogno di distinguersi da altre persone. Ha del blasfemo quanto detto in Impariamo dal grande Insegnante: “Non sono solo le persone ad avere un nome. Pensa ad altre cose che ce l’hanno. Se ti regalano una bambola o un cucciolo, tu gli dai un nome, non è vero?” (cap. 4, pag. 26). Dio non è un oggetto o un animale domestico o un uomo cui si debba dare un nome. È vergognoso che si facciano paragoni simili.

   È biblicamente molto discutibile la seguente affermazione: “L’incomparabile nome di Dio, Geova, serve a distinguerlo da tutti gli altri dèi” (La conoscenza che conduce alla vita eterna, cap. 3, pag. 24, § 6). Gli dèi pagani avevano un nome: dovevano, infatti, essere distinti da altri dèi pagani. Ma da chi dovrebbe mai essere distinto Dio? Da dèi inesistenti? “Non c’è che un solo Dio. Poiché benché ci siano quelli che sono chiamati ‘dèi’, sia in cielo che sulla terra, come ci sono molti ‘dèi’ e molti ‘signori’, effettivamente c’è per noi un solo Dio, il Padre, dal quale sono tutte le cose, e noi per lui”. – 1Cor 8:4-6.

   Agli ebrei era vietato perfino nominare gli dèi: “Non dovete menzionare il nome di altri dèi. Non si dovrebbe udire sulla tua bocca” (Es 23:13). Il Dio unico, il loro Dio, gli ebrei lo chiamavano “Colui che è”, יהוה (Yhvh). Questa formula, che, in effetti, non era un nome (perché Dio non rivelò a Mosè il suo nome), divenne “il Nome” con cui ci si riferiva a Dio. Si spiega così il fatto che nelle Scritture Ebraiche questo “nome” compare migliaia e migliaia di volte.

   Nella Bibbia, oltre alla forma pura del tetragramma, si riscontrano altri sei aspetti del tetragramma, dati da espressioni composte. Il totale di sette non ci sembra un caso, dato il valore molto simbolico del numero, che indica la completezza e la perfezione. Queste forme composte rivelano il grande amore di Dio nel voler redimere l’essere umano.

 

1

יהוה

Yhvh

“יהוה l’Iddio dei vostri antenati, l’Iddio di Abraamo, l’Iddio di Isacco e l’Iddio di Giacobbe”. – Es 3:15.

2

יהוה  יראה

Yhvh yerèh

“Abraamo chiamava quel luogo yhvh yerèh”. – Gn 22:14.

3

יהוה רפאף

Yhvh refà

“Io sono yhvh refà”. – Es 15:26.

4

יהוה נסי

Yhvh nisìy

“Mosè edificava un altare e gli metteva nome yhvh nisì”. – Es 17:15.

5

יהוה שלום

Yhvh shalòm

“Gedeone edificò dunque un altare a יהוה, e continua a chiamarsi yhvh shalòm fino a questo giorno”. – Gdc 6:24.

6

יהוה רעי

Yhvh roìy

yhvh roì. Non mi mancherà nulla”. – Sl 23:1.

7

יהוה  צדקנו

Yhvh tzidqènu

“Israele stesso risiederà al sicuro. E questo è il nome col quale sarà chiamato: yhvh tzidqènu”. – Ger 23:6.

 

   1. “Colui che è”. Si tratta di colui che fa “delle tenebre il suo nascondiglio” (Sl 18:11). “Nuvole e fitta oscurità gli sono tutt’intorno” (Sl 97:2). “יהוה stesso disse che doveva risiedere nella fitta oscurità” (1Re 8:12). “Il solo che ha immortalità, che dimora in una luce inaccessibile, che nessuno degli uomini ha visto né può vedere” (1Tm 6:16). Il Dio uno e unico è incomparabile. La sua essenza (e quindi il suo stesso nome) rimane celato e inaccessibile. Per gli esseri umani lui è “Colui che è”.

   2. “Colui che è provvede”. Letteralmente: “vedrà”, sottintendendo che vedrà il da farsi. Non si tratta qui di un semplice nome che Abraamo dà ad un luogo. La Scrittura aggiunge “Per questo oggi si usa dire: “יהוה יראה [yhvh yeroèh]” (stesso versetto). Mentre la prima forma (יהוה  יראה, Yhvh yerèh) significa “Yhvh vedrà”, la seconda (yeroèh) significa: “Si fa vedere”. Non si tratta ovviamente di farsi vedere letteralmente. La LXX traduce: “Sul monte il Signore è stato visto”. Si tratta del monte su cui sarà poi edificato il Tempio, “la casa di Yhvh” (1Re 6:1). Dio ha “fatto risiedere là il suo nome” (Esd 6:12). Lo aveva promesso: “Porrò il mio nome in Gerusalemme” (2Re 21:4), “In questa casa e in Gerusalemme, che ho scelto da tutte le tribù d’Israele, porrò il mio nome” (2Re 21:7). È da questo monte che “יהוה יראה [Yhvh yeroèh]”, “Dio provvederà”: “Certamente farà per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di piatti ben oliati, un banchetto di [vini] chiariti, di piatti ben oliati pieni di midollo, di [vini] chiariti, filtrati”. – Is 25:6.

   3. “Colui che guarisce”. Dio è colui “che sana tutte le tue malattie” (Sl 103:3). “Nessun residente dirà: ‘Sono malato’. Il popolo che dimora [nel paese] sarà quello perdonato del suo errore” (Is 33:24). “Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e la morte non ci sarà più, né ci sarà più cordoglio né grido né dolore”. – Ap 21:4.

   4. “Colui che è mia asta”. La LXX traduce: “Il Signore è il mio Rifugio”. La parola “asta” (נס, nis) si trova in Nm 21:8: “Fatti una serpe infuocata e mettila su un’asta. E deve avvenire che quando qualcuno è stato morso, deve guardarla e quindi deve rimanere in vita”. Yeshùa applica così questo passo: “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così il Figlio dell’uomo dev’essere innalzato” (Gv 3:14). E Pietro spiega che “egli stesso [Yeshùa] portò i nostri peccati nel proprio corpo, sul palo, affinché morissimo ai peccati e vivessimo per la giustizia” (1Pt 2:24). Il “palo di tortura è stoltezza per quelli che periscono, ma per noi che siamo salvati è potenza di Dio”. – 1Cor 1:18.

   5.  “Colui che è pace”. Egli è “l’Iddio che dà pace” (Rm 15:33). “יהוה stesso benedirà il suo popolo con la pace” (Sl 29:11). “I mansueti stessi possederanno la terra, e in realtà proveranno squisito diletto nell’abbondanza della pace”. – Sl 37:11.

   6. “Colui che è il mio pastore”. Dio è il “Pastore d’Israele” (Sl 80:1) e “lo radunerà, e certamente lo custodirà come un pastore custodisce il suo branco” (Ger 31:10). Egli ha anche costituito Yeshùa come “pastore eccellente” (Gv 10:14). Grazie a Yeshùa, le persone che erano “come pecore sviate” sono potute tornale “al pastore”. – 1Pt 2:25.

   7. “Colui che è nostra giustizia”. Dio assicura al suo popolo e a Gerusalemme la giustizia (Ger 33:16). Egli è il Dio di giustizia (Sl 103:6) e tutta la terra sarà retta “con giustizia” (Sl 96:13;97:1; cfr. 98:9). “La sua giustizia dura per sempre” (Sl 111:3; cfr. 2Cor 9:9). “La giustizia di Dio è stata resa manifesta, come rendono testimonianza la Legge e i Profeti; sì, la giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che hanno fede”. – Rm 3:21,22.

   Tutte queste combinazioni del tetragramma divino mostrano la pienezza dell’amore e della misericordia di Dio. “Colui che è”, l’Onnipotente, l’Inaccessibile, si piega con amore prima verso il più piccolo dei popoli, facendolo Suo, poi con Yeshùa si piega verso l’umanità intera. Il suo amore, la sua giustizia e la sua potenza si esprimono sapientemente nel suo operare nella nostra storia.