Abbiamo già esaminato, nei precedenti studi, come il tetragramma divenne Yehovàh solo nella scrittura, pur essendo letto Adonày. Già il motivo per cui furono inserite nel tetragramma le vocali di Adonày spiega e dimostra in sé che non erano le vocali originali del tetragramma.

   Ma, dato che non conosciamo la pronuncia esatta del tetragramma, non potrebbe essere proprio Yehovàh quella giusta? Assolutamente no. Qualsiasi altra combinazione di vocali potrebbe avere una possibilità, qualche combinazione particolare potrebbe avere perfino una probabilità. Ma Yehovàh non ne ha alcuna, assolutamente nessuna. In modo certo e sicuro. Perché? Perché le vocali di Yehovàh furono inserire proprio per evitare la pronuncia giusta del tetragramma.

   Ne è consapevole la Watchtower? Certo che sì. “Per quanto riguarda il nome di Dio, invece di mettervi i segni vocalici giusti, nella maggioranza dei casi vi misero altri segni vocalici per ricordare al lettore di leggere ’Adhonày. Da ciò derivò la grafia Iehouah, diventata poi ‘Geova’, la tradizionale pronuncia del nome di Dio in italiano”. – Il nome divino che durerà per sempre, pag. 8.

   Nonostante ciò, l’uso del nome errato viene giustificato con il seguente argomento: “Dal momento che finora non si conosce con certezza la pronuncia esatta, non sembra che ci sia alcuna ragione per abbandonare la nota forma italiana ‘Geova’ a favore di qualche altra forma suggerita. Se si facesse un cambiamento del genere, per essere coerenti si dovrebbero anche cambiare l’ortografia e la pronuncia di moltissimi altri nomi che ricorrono nelle Scritture: Geremia dovrebbe diventare Yirmeyàh, Isaia Yesha‛yàhu, e Gesù Yehohshùa‛ (in ebraico) o Iesoùs (in greco). Lo scopo delle parole è quello di rappresentare delle idee; in italiano il nome ‘Geova’ identifica il vero Dio, e rende oggi quest’idea meglio di qualunque altro termine”. – Perspicacia nello studio delle Scritture Vol. 1, pag. 1025.

   Analizziamo. Si noti la sottile astuzia quando si afferma che del tetragramma “finora non si conosce con certezza la pronuncia esatta” (Ibidem). La dichiarazione è vera, ma con essa si sposta l’attenzione: non viene detto che la pronuncia Jehovàh è sicuramente errata. In pratica, piuttosto che “abbandonare la nota forma italiana ‘Geova’ a favore di qualche altra forma” (Ibidem) è meglio tenersi quella che si ha (e che si sa essere sicuramente errata). Ma la persona riflessiva, che sa come stanno le cose, se va bene a fondo capisce che non si vuole trovare alcuna ragione per abbandonare un nome che è sicuramente sbagliato. Questo ci appare davvero poco corretto.  In quanto al fatto che “Gesù” dovrebbe diventare Yehohshùa, siamo perfettamente d’accordo. Noi lo facciamo, e non usiamo mai la parola “Gesù”, se non nelle citazioni dalle versioni bibliche che lo impiegano, TNM compresa. Infine, ci appare scarsamente biblica l’ultima affermazione: “Lo scopo delle parole è quello di rappresentare delle idee; in italiano il nome ‘Geova’ identifica il vero Dio, e rende oggi quest’idea meglio di qualunque altro termine” (Ibidem). I nomi biblici non rappresentavano “idee”, ma la concretezza della persona. Indubbiamente per i Testimoni di Geova “il nome ‘Geova’ identifica il vero Dio”, ma per la Bibbia il nome “Geova” – quale derivato finale dello spurio Jehovàh – identifica solo il nascondimento del tetragramma. Davvero questo nome illegittimo “identifica il vero Dio, e rende oggi quest’idea meglio di qualunque altro termine”? Noi ci domandiamo se un nome sicuramente sbagliato sia degno di identificare Dio. E ci domandiamo se sia cosa degna da parte nostra usare un nome ibrido e sicuramente sbagliato per identificare Dio.

Un equivoco su cui si gioca

   La stragrande maggioranza dei Testimoni di Geova non ha difficoltà a identificare in “Geova” il tetragramma. Essi sono sinceramente convinti che sia la stessa cosa. Si tratta di persone benintenzionate con nessuna o scarsissima competenza in campo biblico. I più istruiti tra loro sanno che non è esattamente così, ma lo accettano lo stesso perché accettano l’argomentazione che il nome “Geova” è quello più noto e che è stato spesso usato. Nessuno di loro riflette sul fatto che da circa il 1500 della nostra èra fino a cavallo tra il 19° e il 20° secolo JeHoVaH era erroneamente stato ritenuto proprio il tetragramma: un occidentale non leggeva forse così nel Testo Masoretico? Solo un centinaio di anni fa gli studiosi hanno scoperto lo stratagemma dei masoreti per non far leggere il vero tetragramma.

   La Watchtower lo sa, e lo riconosce. Ma continua giocare ancora sull’equivoco. Lo si noti: “’Geova’ (ebr. יהוה, YHWH), il nome personale di Dio”. Questa è la prima frase che compare nell’appendice 1A, a pag. 1563, di TNM. Il lettore semplice vede qui la prova che “Geova” corrisponde esattamente al tetragramma. Non è forse indicato addirittura l’originale ebraico?

   Per quanto lo si ripeta e lo si ripeta, non siamo convinti che il comune Testimone di Geova afferri il punto. Ma a noi spetta ribadirlo:

 

JehoVaH è la forma del tetragramma volutamente camuffata dai masoreti