Il testo ebraico degli oracoli isaiani ci è pervenuto in uno stato soddisfacente, benché il confronto con le varie versioni ci mostri alcune variazioni e ci suggerisca alcune correzioni utili.

   Si aggiunga il rotolo di Isaia che fu rinvenuto recentemente a Qumràn (1QIs) e che ci ha presentato un testo sostanzialmente identico al masoretico pur essendo di oltre mille anni anteriore ai codici che prima possedevamo. Questo 1QIs è un rotolo di 7,24 m di lunghezza che ora è conservato a Gerusalemme. Risale al 125-100 a. E. V.. L’edizione in fototipia fu curata dall’American School of Oriental Research in 61 doppie tavole a cura di Millar Burrow. Vi si trovano varianti messianiche. Ne segnaliamo alcune:

  • In Is 53:11, dopo יִרְאֶה (yierèh), “vedrà”, vi si trova aggiunto אֹור (or), “luce”.
  • In Is 42:1, anziché מִשְׁפָּט (mishpàt), “giustizia”, si legge “la sua giustizia”.
  • In Is 51:5, anziché “spereranno in me [אֵלַי (elày)]”, si legge “in lui”.
  • In Is 51:5, anziché “le mie braccia [זְרֹעִי (zeroìy)]”, si legge “le sue braccia”.

Divisione del libro. Una prima grande divisione, accolta da tutti gli studiosi, è quella in due parti:

 

Proto-Isaia (Primo-Isaia)

Deutero-Isaia (Secondo-Isaia)

Capitoli 1-39

Capitoli 40-66

 

   Proto-Isaia o libro dei giudizi divini. La dottrina è quella comune a tutti i profeti dell’8° e del 7° secolo a. E. V.: vi si condanna la vita contemporanea.

   Non solo i pagani, non solo il Regno scismatico d’Israele, ma lo stesso Regno di Giuda sarà punito da Dio per le sue infedeltà e immoralità. L’Assiria ne sarà lo strumento. Dal disastro scamperà solo un piccolo residuo o rimanente che sarà il germe del nuovo popolo messianico. Dal ceppo davidico spunterà il Messia che regnerà eternamente in Sion.

   In questa raccolta possono essere distinte le seguenti sezioni:

  1. Capitoli 1-12. Profezia riguardante Il Regno di Giuda e il Regno di Israele che si chiude con la promessa della restaurazione e con un salmo di ringraziamento (cap. 12). Riguardano i primi anni di attività del profeta, dall’ultimo periodo del regno di Uzzia (morto nel 742 a. E. V.) fino al 732 a. E. V. circa (guerra siro-efraimita). I vari oracoli seguono un ordine più logico che cronologico. Il nemico non è ancora identificato, la prosperità rispecchia il tempo di Uzzia. La potenza militare è esaltata: “Il suo paese è pieno di cavalli, e ha carri a non finire” (Is 2:7). Vi è un terremoto molto violento (Is 2:10; cfr. Am 1:1, Zc 14:4,5). Come idee è affine ad Amos, per cui risale all’inizio della predicazione isaiana.
  2. Capitoli 13-23. Oracoli di condanna rivolti in gran parte alle nazioni straniere. Si tratta di oracoli inizianti con il titolo di מַשָּׂא (masà) che è un oracolo di malanno. ND lo chiama “profezia”, CEI e NR lo traducono semplicemente “oracolo”; per TNM diventa, chissà perché, “dichiarazione solenne” (ma lo stesso vocabolo ebraico masà (מַשָּׂא) è tradotto da TNM “parole” in Pr 30:1;31:1). Masà indica un oracolo, e si tratta di un oracolo non buono, di malanno.

13:1

“Oracolo contro Babilonia”

19:1

“Oracolo sull’Egitto”

21:13

“Oracolo contro l’Arabia”

15:1

“Oracolo su Moab”

21:1

“Oracolo contro il deserto marittimo”

22:1

“Oracolo contro la Valle della Visione”

17:1

“Oracolo contro Damasco”

21:11

“Oracolo contro Duma”

23:1

“Oracolo contro Tiro”

  1. Capitoli 24-27. Piccola apocalisse. Alcuni studiosi negano che sia autenticamente di Isaia, ma non ci sono ragioni valide per affermarlo. Il mondo verrà punito, ma Israele sarà redenta. Il tutto viene presentato come un giudizio universale.
  2. Capitoli 28-33. Ciclo profetico riguardante l’alleanza con l’Egitto. Contro il partito filo-egiziano Isaia suggerisce una politica di fedeltà ai patti con l’Assiria. È dell’ultimo periodo della sua vita, durante il tempo di Ezechia, dopo la grande crisi prodotta dall’invasione di Sennacherib (715-701 a. E. V.).
  3. Capitoli 34 e 35. Nuova apocalisse. In due quadri grandiosi si descrivono lo sterminio di Edom (cap. 34) e il ritorno a Sion (cap. 35) degli ebrei per una via santa che attraverserà il deserto, divenuto per l’occasione un roseto.
  4. Capitoli 36-39. Appendice storica che descrive l’invasione di Sennacherib, la profezia di Isaia e il cantico relativo. Segue la malattia di Ezechia con la guarigione miracolosa. La descrizione è identica a 2Re 18:13-20;19, compreso lo spostamento cronologico, perché la malattia del re Ezechia precedette l’invasione di Sennacherib.

   Deutero-Isaia o libro della consolazione (s’inizia appunto con: “Consolate, consolate”, 40:1). Questa seconda parte di Isaia contiene i capitoli 40-66. L’autore mostra di preoccuparsi di un giudeo vivente verso la fine dell’esilio babilonese (6° secolo anziché l’8° secolo, come nella parte precedente) e parla della prossima liberazione d’Israele, del suo ritorno in Palestina e dell’inaugurazione del “Regno di Dio”. Vi appaiono carmi (alcuni anche lunghi) composti con una tecnica più progredita e raffinata. Questa seconda grande parte può essere suddivisa in tre sezioni.

  1. Capitoli 40-48. Il tempo della schiavitù è terminato, Ciro farà rientrare gli ebrei dall’esilio, tutto è opera di Dio. Il servo sofferente di Dio è qui tutto il popolo.
  2. Capitoli 49-55 e 60-62. Riappare la figura del “servo di Yhvh” che darà salvezza al popolo, e che qui non è più da confondersi con il popolo. La liberazione dall’esilio è il primo passo verso l’èra messianica.
  3. Capitoli 56-59 e 63-66. Il ritardo nella salvezza. Al popolo che si lamenta per il ritardo nella salvezza, si risponde che la colpa sta nei suoi peccati. Lo stile è meno brillante che nelle altri parti.

Brani più importanti

   Il capitolo 1, utilizzato come introduzione generale, pare che sia stato composto dopo la guerra siro-efraimita (circa nel 732 a. E. V.) e raffigura in forma molto vivida le dolorose situazioni di quel tempo nel loro aspetto spirituale, morale ed economico.

   Il capitolo 6 contiene la descrizione autobiografica della vocazione di Isaia. Vi sono racchiusi in germe i temi caratteristici della dottrina isaiana. Fu composto verso il 740-736 a. E. V..

   I capitoli 7-12 contengono il vaticinio dell’Emanuele, in cui v’è la famosa profezia della “giovane donna” (vergine) che partorirà un figlio. Composizione databile verso il 734-732 a. E. V..

   I carmi del servo di Yhvh (42:1-7;49:1-9;50:4-11;52:13-53) contenenti i famosi vaticini sulla passione e redenzione del Messia. Di questo gli studiosi hanno discusso e discutono tuttora, cercando di coglierne il senso fondamentale. Ciò richiede uno studio apposito sulle profezie messianiche.

   I capitoli 60-62 contengono la descrizione della nuova Gerusalemme messianica.

Origine della raccolta

   Il problema dell’origine della raccolta non va per nulla confuso con l’autenticità degli oracoli isaiani. Anche se si riuscisse a dimostrare che tutti gli oracoli sono di Isaia, non si sarebbe ancora dimostrato che il loro raggruppamento e la loro disposizione nell’ordine attuale in cui compaiono nelle nostre Bibbie siano stati opera del profeta che li ha pronunciati o scritti. Sarebbe ancora ammissibile che un discepolo abbia raccolto le profezie del suo maestro e che le diverse collezioni siano state più tardi fuse, mentre prima avevano goduto d’esistenza indipendente.

   Il problema dell’origine della raccolta è ben difficile da risolvere. Forse rimarrà per sempre insoluto. Del resto, conoscere a fondo quest’aspetto non è indispensabile per una retta comprensione del testo. Questa è certo una consolazione che potrebbe farci archiviare il problema.

   Isaia, vedendo che la sua profezia si rivolgeva a sordi che non volevano ascoltare, si ritirò dalla vita pubblica, seguendo il consiglio di Dio: “Chiudi questa testimonianza, sigilla questa legge tra i miei discepoli” (Is 8:16). Non gli restò che fare come Dio gli diceva: “Ora vieni e traccia queste cose in loro presenza sopra una tavola, e scrivile in un libro, perché rimangano per i giorni futuri, per sempre” (Is 30:8). La sua generazione non gli dava ascolto: avrebbero prestato orecchio le generazioni future. Isaia trasmise perciò i suoi oracoli a una cerchia di fedeli che li conservò con amore e li trasmise, probabilmente rivisti alla luce degli ultimi insegnamenti di Isaia. Si comprende così che più che a un ordine cronologico, quei redattori abbiamo dato valore a un certo ordine logico che non sempre è ben percettibile.