Amos fu un profeta del Regno di Israele e visse nell’8° secolo a. E. V.. Il nome “Amos” è una forma apocopata di “Amasia” e significa “che è un carico”, intendendo ‘Yhvh ha portato’, nel senso che Dio ha preso una persona e l’ha portata, come farebbe una madre per difendere e proteggere suo figlio. È quindi un nome che va distinto da quello del padre del profeta Isaia, Amoz. Molti antichi studiosi, sia latini sia greci, per la mancanza di conoscenza dell’originale ebraico confusero i due nomi.

   Che persona era Amos? Nulla conosciamo di lui al di fuori degli scarni cenni che ricaviamo dallo stesso libro del profeta. Era di Tecoa: “Amos, uno dei pastori di Tecoa” (Am 1:1). Tecoa era un villaggio che era stato fortificato dal re Roboamo: “Roboamo abitò a Gerusalemme, e costruì delle città fortificate in Giuda. Costruì Betlemme, Etam, Tecoa” (2Cron 11:5,6). Il villaggio di Tecoa era posto a due ore di cammino da Betlemme, 16 km a sud di Gerusalemme, sull’altipiano della Giudea a 820 m sul livello del Mar Mediterraneo.

   Il villaggio era celebre per la cultura e la saggezza; una delle donne di Tecoa aveva rappacificato Davide con Absalom (2Sam 14:1-17). Era celebre anche per le sue doti militari; una guardia scelta di Davide era di Tecoa. – 2Sam 23:26; 1Cron 11:28;27:9.

   Amos era un mandriano di quel luogo; molto ricco, se le bestie erano sue. Si tenga presente che a quel tempo il mestiere di mandriano non era umiliante. Infatti, anche il re Mesa di Moab – come sta inciso in un’iscrizione che lo riguarda – è detto “bovaro”, pur avendo la possibilità di pagare al re d’Israele il tributo di 100.000 agnelli e 100.000 montoni da lana: “Mesa, re di Moab, allevava molto bestiame e pagava al re d’Israele un tributo di centomila agnelli e centomila montoni con la loro lana”. – 2Re 3:4.

   Amos scendeva di tanto in tanto verso le regioni più calde, nei dintorni del Mar Morto, cibandosi di sicomori, una specie di fichi che non cresce in montagna (Am 7:14). Non era un profeta di professione, aderente ai circoli profetici, come Eliseo e altri: “Io non sono profeta, né figlio di profeta; sono un mandriano e coltivo i sicomori” (Am 7:14). Fu direttamente e personalmente chiamato da Dio per la sua missione profetica mentre stava pascendo le sue mandrie: “Il Signore mi prese mentre ero dietro al gregge e mi disse: ‘Va’, profetizza al mio popolo, a Israele’” (Am 7:15). “Il Signore, Dio, non fa nulla senza rivelare il suo segreto ai suoi servi, i profeti. Il leone ruggisce, chi non temerà? Il Signore, Dio, parla, chi non profetizzerà?”. – Am 3:7,8.

   Al tempo di Amos, il regno unito di Davide e Salomone era ormai diviso nei due regni di Israele e di Giuda. Amos fu incaricato da Dio di profetizzare al Regno di Israele. – Am 7:15.

   Amos esercitò la sua attività al tempo del re Geroboamo II (Regno di Israele, circa 786-746 a. E. V.) e del re Uzzia (Regno di Giuda, circa 783-742), pare iniziando non molto tempo prima della morte di Geroboamo. Il periodo degli anni attorno al 750 a. E. V. si accorda bene con la situazione supposta nel libro. Due anni prima dell’inizio della predicazione profetica di Amos ci fu un terremoto, che al tempo di Zaccaria (520-518 a. E. V.) era ancora ricordato: “Il terremoto ai giorni di Uzzia, re di Giuda” (Zc 14:5). Se fosse possibile determinare con precisione la data di questo terremoto, si potrebbe stabilire con esattezza l’epoca della missione di Amos. Ma questo è oggi del tutto impossibile. “Parole di Amos, uno dei pastori di Tecoa, che ebbe in visione riguardo a Israele, al tempo di Uzzia, re di Giuda, e al tempo di Geroboamo, figlio di Ioas, re d’Israele, due anni prima del terremoto”. – Am 1:1.

   Amos, udita la possente voce divina – che egli paragona a quella di un leone (Am 3:8) -, si sentì afferrato da Dio mentre stava andando dietro alle sue mandrie (Am 7:15). Lasciò quindi le solitudini delle terre giudaiche per incamminasi risolutamente verso Betel, cittadina posta a quattro ore di cammino a nord di Gerusalemme. Betel era sede di un antico santuario ebraico e, dopo lo scisma del regno unito nel 933 a. E. V., era assurta ad importanza capitale. Lì a Betel il rude bovaro bandì il ravvedimento e la riforma morale degli israeliti degeneri. Affrontò direttamente il sacerdote Amasia in un conflitto molto drammatico:

“Allora Amasia, sacerdote di Betel, mandò a dire a Geroboamo, re d’Israele: ‘Amos congiura contro di te in mezzo alla casa d’Israele; il paese non può sopportare tutte le sue parole. Amos, infatti, ha detto: Geroboamo morirà di spada e Israele sarà condotto in esilio lontano dal suo paese’. Poi Amasia disse ad Amos: ‘Veggente, vattene, fuggi nel paese di Giuda; mangia il tuo pane laggiù e là profetizza; ma a Betel non profetizzare più, perché è santuario del re e residenza reale’. Allora Amos rispose: ‘Io non sono profeta, né figlio di profeta; sono un mandriano e coltivo i sicomori. Il Signore mi prese mentre ero dietro al gregge e mi disse: Va’, profetizza al mio popolo, a Israele. Ora ascolta la parola del Signore. Tu dici: Non profetizzare contro Israele e non predicare contro la casa d’Isacco! Ebbene, così dice il Signore: Tua moglie si prostituirà nella città, i tuoi figli e le tue figlie saranno uccisi con la spada, il tuo paese sarà spartito con la cordicella, tu stesso morirai su terra impura e Israele sarà certamente condotto in esilio, lontano dal suo paese’”. – Am 7:7-17.

   Scacciato da quel luogo regio, Amos se ne tornò – pare – alla solitudine del suo altopiano giudaico.