Il nome “Sofonia” è in ebraico צְפַנְיָה (Tzefanyàh). I LXX trasformarono l’ebraico Tzefanyàh nel greco Σοφονιας (Sofonìas), da cui l’italiano “Sofonia”. Etimologicamente, il nome significa “Yah nasconde”, nel senso di “protegge”. La soprascritta del libro omonimo lo presenta come coetaneo del re Giosia (sovrano del Regno di Giuda) e bisnipote di Ezechia: “Sofonia, figlio di Cusi, figlio di Ghedalia, figlio d’Amaria, figlio d’Ezechia, al tempo di Giosia” (Sof 1:1). È poco probabile che il trisavolo di Sofonia fosse proprio il re Ezechia, altrimenti questo renderebbe Sofonia di stirpe reale; doveva trattarsi quindi di un omonimo.

   Dato che l’autore allude alle diverse forme d’idolatria esistenti a Gerusalemme (Sof 1:4,5,8;3:1-7), se ne deve concludere che egli svolse la sua missione prima dell’epurazione del culto attuata da Giosia nel 621 a. E. V. e in armonia con il programma deuteronomico. – Dt 12-26; cfr. 2Re 22 e 23.

   Sofonia doveva essere un cittadino gerosolimitano, perché nomina con cognizione i diversi distretti di Gerusalemme: “Si alzerà un grido dalla Porta dei Pesci, un urlo dal quartiere nuovo, e un gran fracasso dalle colline. Urlate, abitanti del Mortaio” (Sof 1:10,11). Per di più, rivolge i suoi oracoli principalmente contro Gerusalemme.

Contenuto del libro

   Il tema centrale del messaggio di Sofonia è “il giorno di Yhvh”, già preannunciato da Amos e da Isaia. Quel giorno sarà un giorno di devastazione e di ira, di angoscia e di sofferenza, di nubi e di tenebre:

“Quel giorno è un giorno d’ira,

un giorno di sventura e d’angoscia,

un giorno di rovina e di desolazione,

un giorno di tenebre e caligine,

un giorno di nuvole e di fitta oscurità,

un giorno di squilli di tromba e di allarme”. – Sof 1:15,16.

   Tuttavia, mentre per Isaia sarebbe accaduto per un’invasione assira, per Sofonia – al contrario – sarebbe avvenuto dopo l’invasione di un misterioso “popolo del settentrione” per il quale anche l’Assiria sarebbe stata una preda. – Sof 2:3.

   Questo giorno era vicino e sarebbe venuto velocemente: “Il gran giorno del Signore è vicino; è vicino e viene in gran fretta” (Sof 1:14). Perciò Sofonia dice che occorre evitare l’idolatria di Baal che si pratica in “questo luogo” (1:4) ossia nella città di Gerusalemme. Si trattava del culto degli astri importato dall’Assiria e che si praticava “sui tetti” (1:5) del Tempio. Era indispensabile scindere il legame che gli apostati volevano sostenere tra il Dio di Israele e Malcam dio di Ammon. – Sof 1:5.

   Il capitolo 2 afferma che le nazioni vicine saranno sterminate. Anche il Regno di Giuda, se vuol sfuggire a tale distruzione, deve pentirsi. Solo in questo modo un rimanente del popolo potrà sussistere e cercare rifugio in Dio.

   Nel capitolo 3 Sofonia rinnova le minacce contro Gerusalemme, pur preannunciando lo scampo di un “residuo” che sarà umile, mite e vivrà al sicuro: “Lascerò in mezzo a te un popolo umile e povero che confiderà nel nome del Signore. Il resto d’Israele non commetterà azioni malvagie, non dirà menzogne, e non si troverà più un linguaggio ingannatore sulle sue labbra; perché essi pascoleranno, si coricheranno, e non vi sarà più nessuno che li spaventi”. – Sof 3:12,13.

Stile letterario e pensiero di Sofonia

   Sofonia non è paragonabile a Naum. La lingua ebraica di Sofonia non è pura. Lo stile è meno poetico (pur non mancando di forza e di vivacità). Le idee spirituali di Sofonia sono superiori a quelle di Naum e di Abacuc. Sofonia presenta una visione universalistica di grandissimo valore spirituale:

“Il Signore sarà terribile verso di loro, perché annienterà tutti gli dèi della terra; tutte le nazioni lo adoreranno, da tutte le loro isole”, “Io [Dio] trasformerò le labbra dei popoli in labbra pure, affinché tutti invochino il nome del Signore, per servirlo di comune accordo”. – Sof 2:11;3:9.