Il vocabolo “apocalisse” deriva direttamente dal greco ἀποκάλυψις (apokàlypsis) e significa “rivelazione”: “Rivelazione [ἀποκάλυψις (apokàlypsis)] di Gesù Cristo, che Dio gli diede per mostrare ai suoi servi le cose che devono avvenire”. – Ap 1:1.

   In Ap è descritto lo svolgimento degli eventi che vanno dalla risurrezione e dall’esaltazione di Yeshùa fino al suo ritorno con lo stabilirsi del suo dominio mondiale. In nessun altro libro delle Scritture Greche si tratta questo tema; vi abbiamo solo degli accenni:

“Mentre egli usciva dal tempio, uno dei suoi discepoli gli disse: «Maestro, guarda che pietre e che edifici!» Gesù gli disse: «Vedi questi grandi edifici? Non sarà lasciata pietra su pietra che non sia diroccata»”. – Mr 13:1,2.

“Questo vi diciamo mediante la parola del Signore: che noi viventi, i quali saremo rimasti fino alla venuta del Signore, non precederemo quelli che si sono addormentati; perché il Signore stesso, con un ordine, con voce d’arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti in Cristo; poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo rapiti insieme con loro, sulle nuvole, a incontrare il Signore nell’aria; e così saremo sempre con il Signore”. – 1Ts 4:15-17.

“Circa la venuta del Signore nostro Gesù Cristo e il nostro incontro con lui, vi preghiamo di non lasciarvi così presto sconvolgere la mente, né turbare sia da pretese ispirazioni, sia da discorsi, sia da qualche lettera data come nostra, come se il giorno del Signore fosse già presente. Nessuno vi inganni in alcun modo; poiché quel giorno non verrà se prima non sia venuta l’apostasia e non sia stato manifestato l’uomo del peccato, il figlio della perdizione, l’avversario, colui che s’innalza sopra tutto ciò che è chiamato Dio od oggetto di culto; fino al punto da porsi a sedere nel tempio di Dio, mostrando se stesso e proclamandosi Dio”. – 2Ts 2:1-4.

   Non va dimenticato che in quel tempo, già da un paio di secoli e fino seconda metà del 1° secolo, c’era la viva attesa dell’imminente fine del mondo e dell’avvento del nuovo mondo di Dio. Ciò era comune sia tra i giudei sia tra i discepoli di Yeshùa. È proprio questa viva attesa che diede origine a un genere letterario tutto particolare: il genere apocalittico.

   Il libro biblico di Ap è uno dei libri biblici più difficili da interpretare, forse il più difficile. Di certo è il più frainteso. Si sono versati mari d’inchiostro per darne le interpretazioni più varie e fantasiose. A mo’ d’esempio, ne citiamo due, riferendoci al settimo squillo di tromba menzionato in Ap 9:13,14: “Il sesto angelo suonò la tromba e udii una voce dai quattro corni dell’altare d’oro che era davanti a Dio. La voce diceva al sesto angelo che aveva la tromba: «Sciogli i quattro angeli che sono legati sul gran fiume Eufrate»”. Ecco due interpretazioni molto immaginose:

  • “All’ondata araba [quinta tromba] segue la marea turca che nel XV secolo, 23 maggio 1453, con a capo Maometto II, conquista Costantinopoli, capitale dell’Impero romano d’oriente, dopo averla assediata.

   I quattro angeli, o quattro capi, messaggeri, prima legati e poi sciolti sull’Eufrate, sono stati identificati con ‘le quattro sultanie o Stati politici dei Turchi’ … Questi quattro sultani, slegati, marciano assieme contro l’Impero romano. – A. Pellegrini, Il Popolo di Dio e l’anticristo attraverso i secoli, Tipografia Minigraf, Scurzolengo (At), pag. 757.

  • “L’angelo celeste ha appena suonato la sesta tromba. In risposta a ciò, fu tenuta a Toronto (Canada) la sesta della serie di annuali assemblee internazionali degli Studenti Biblici”. –  Rivelazione: Il suo grandioso culmine è vicino!, Watchtower, cap. 23, pag. 149, § 5.

   “Quattro angeli sono liberati da presso il fiume Eufrate, raffigurando il fatto che nel 1919 gli unti testimoni di Dio sono stati liberati dalla cattività babilonese”. – La Torre di Guardia, 15 dicembre 1988, pag. 13, § 13.

   Ora, occorre essere seri e non prendersi gioco della parola di Dio. Se l’interpretazione della sesta tromba come la marea turca nel 15° secolo fa sorridere, quella di un’assemblea a Toronto lascia interdetti perché qui siamo più nel campo delle americanate che non del serio studio biblico.

   Il libro biblico di Ap non può e non deve essere letto come se fosse uno scritto di Nostradamus. Occorre prima di tutto conoscere il particolare genere letterario in cui è scritto, che è il genere apocalittico.

La letteratura giudaica apocalittica

   Lo scopo della letteratura apocalittica fu quello di conservare il patrimonio dei profeti biblici cercando di riproporre in modo nuovo il loro messaggio. Nel far ciò manifesta anche la visione del tempo della fine, che vede avvicinarsi velocemente. Nella letteratura apocalittica il mondo attuale svanisce tra immani e spaventose catastrofi, mente il nuovo mondo scende dal cielo e reca una gloria paradisiaca. Vi è una drastica contrapposizione tra il mondo attuale e il mondo a venire. Quello attuale, che è soggetto alle potenze demoniache, subisce un’ultima èra terrificante: guerre, carestie, varie infermità, cessazione della produzione di frutti da parte della terra, donne che diventano sterili; il cosmo stesso è sconquassato al punto che le stelle escono dalle loro orbite. Quando poi i tormenti giungono al culmine, Dio interviene. I morti escono allora dalle tombe e tutti devono comparire davanti al tribunale presieduto da Dio e dal suo Messia che è “figlio dell’uomo”. I libri che contengono i registri delle azioni di ciascuno sono aperti e letti; sulla loro base si emette il giudizio definitivo: salvezza o dannazione eterna. Dopo il giudizio finale, il nuovo mondo sostituisce quello vecchio in cui abiteranno i salvati, e Dio starà per sempre in mezzo a loro.

   Mentre i profeti ricevono il messaggio divino in forma di parole e con le parole lo trasmettono al popolo, gli apocalittici hanno rivelazioni molto misteriose che ricevono in sogno o durante un rapimento estatico. Il messaggio non è trasmesso a parole, come nei profeti, ma per mezzo di immagini che devono essere interpretate.

   Gli antichi profeti predicavano alle persone del loro tempo, e i profeti scrittori mettevano per iscritto le loro profezie. Gi apocalittici, invece, compongono un’opera letteraria in cui nascondono il loro messaggio nel mistero. Così facendo lo rendono molto attraente, e per renderlo più affascinante lo pubblicano sotto il nome di un personaggio famoso dell’antichità. Così, gli apocalittici fanno parlare quei grandi personaggi per annunciare il corso futuro della storia. In tal modo, la storia che per l’apocalittico è già passata, viene ad essere presentata come futura perché riferita da un personaggio antico. In altre parole, la storia fin lì accaduta viene raccontata come se l’antico personaggio l’avesse prevista. Questo pone le basi per gli eventi futuri: se la profezia si è realizzata fin lì, anche ciò che riguarda il futuro vero e proprio avverrà. Si nota così che per ciò che riguarda la storia già passata e presentata come futura, l’apocalittico è molto preciso e dettagliato, ma per ciò che concerne ciò che futuro anche per lui, è generico. Tema comune negli apocalittici è la fine del mondo con l’avvento della nuova creazione.

   Nello stile apocalittico i personaggi antichi, dietro cui si cela l’apocalittico sotto mentite spoglie, ricevettero le loro visioni e le sigillarono affinché fossero lette in futuro, nel tempo della tribolazione. Così, il tempo contemporaneo all’apocalittico, che è il vero autore di quegli ascritti attribuiti a un personaggio antico, è il tempo in cui si attente la fine ormai imminente. Ecco perché egli rende noto la suo opera, così che le persone siano consolate. La gloria promessa è ormai vicina e con tale consapevolezza ci si può rafforzare rimanendo fedeli e ubbidienti ai comandamenti di Dio.


Segnaliamo i tratti distintivi e le differenze tra i profeti e gli apocalittici:

  • I profeti (se i loro scritti solo abbastanza lunghi) presentano particolari precisi per l’epoca a essi contemporanea, mentre sono poco minuziosi e più generici per tutto ciò che riguarda il passatoGli apocalittici, al contrario, sono poco precisi per il tempo in cui visse il profeta da essi indicato, mentre sono molto minuziosi per un periodo determinato a lui posteriore. Si deve perciò concludere che il profeta visse realmente nell’epoca da lui indicata, mentre il profeta apocalittico visse non nel tempo in cui si pone la persona che ha le visioni ma nel periodo del suo annuncio profetico.
  • Nel primo caso si tratta di vera profezia, nel secondo caso di una descrizione di fatti già avveratisi ed espressi in forma di profezia.
  • Nel primo caso il profeta, che era conosciuto, non ha bisogno di nominarsi; nel secondo, lo scrittore (che è il vero profeta) deve indicare per nome la persona a lui anteriore che sceglie per mettergli in bocca l’annuncio di ciò che in parte si è già avverato. Quando nei libri profetici s’indica il nome del profeta, si tratta di aggiunte posteriori compiute dai discepoli che ne hanno raccolto gli scritti oppure della tradizione posteriore.
  • Mentre il profeta di solito (eccetto Ezechiele, contemporaneo di Daniele) parla in nome di Dio usando l’espressione “così dice il Signore”, l’apocalittico presenta invece delle visioni enigmatiche che devono essere spiegate da un angelo.

    Dove troviamo nella Bibbia degli scritti apocalittici? Ovviamente negli agiografi più recenti, perché questo genere letterario fiorì dal 2° secolo a. E. V. al 2° secolo E. V.. Ad esempio, nel libro biblico di Zaccaria, e in particolare del cosiddetto Deutero-Zaccaria (cfr. la lezione 478 (EEB) – Zaccaria della Facoltà Biblica). Un libro apocalittico delle Scritture Ebraiche è quello che ci è giunto sotto il nome di Daniele (cfr. la lezione 486 (EEB) – Daniele – I generi letterari del libro della Facoltà Biblica), scritto nella sua redazione finale nel 2° secolo prima della nostra èra (cfr. la lezione 484 (EEB) – Daniele – Composizione e redazione del libro della Facoltà Biblica). La letteratura ebraica non biblica annovera poi diversi scritti apocalittici, come l’Apocalisse di Enoc, scritti che non entrarono a far parte del canone biblico ma che pur testimoniano il fiorire di questo genere letterario presso gli ebrei. Anche nel primo secolo della nostra èra troviamo degli scritti apocalittici, come l’Apocalisse di Baruc, che neppure rientra nel canone. Anche tra gli ormai famosi manoscritti del Mar Morto troviamo degli scritti che risentono fortemente l’influsso del pensiero apocalittico (cfr. il Documento di Damasco, la Regola della comunità e il Rotolo della Guerra). Sebbene Giovanni, l’autore dell’Apocalisse biblica, non menzioni nel suo scritto alcune di queste opere apocalittiche giudaiche, mostra di muoversi con molta familiarità in questo genere letterario, attingendovi liberamente.