Nella tradizione apocalittica giudaica il tempo della fine è caratterizzato da guerre, carestie, pestilenze e morte che si abbattono su tutta l’umanità, e da persecuzioni e patimenti che colpiscono i credenti. Così anche nello scritto apocalittico di Giovanni. Yeshùa aveva profetizzato: “Vi consegneranno ai tribunali, sarete battuti nelle sinagoghe, sarete fatti comparire davanti a governatori e re, per causa mia . . . vi condurranno per mettervi nelle loro mani . . . Il fratello darà il fratello alla morte, il padre darà il figlio; i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome” (Mr 13:9-13, passim). Le prime catastrofi Giovanni le ha viste impersonate dai quattro cavalieri dei primi quattro sigilli. Ora, alla rottura del quinto, vedrà i suoi fratelli martirizzati.

   “Quando l’Agnello aprì il quinto sigillo, vidi sotto l’altare le anime di quelli che erano stati uccisi per la parola di Dio e per la testimonianza che gli avevano resa. Essi gridarono a gran voce: «Fino a quando aspetterai, o Signore santo e veritiero, per fare giustizia e vendicare il nostro sangue su quelli che abitano sopra la terra?»”. – Ap 6:9,10.


L’altare apocalittico

  • “Venne un altro angelo con un incensiere d’oro; si fermò presso l’altare e gli furono dati molti profumi affinché li offrisse con le preghiere di tutti i santi sull’altare d’oro posto davanti al trono. E dalla mano dell’angelo il fumo degli aromi salì davanti a Dio insieme alle preghiere dei santi. Poi l’angelo prese l’incensiere, lo riempì del fuoco dell’altare e lo gettò sulla terra. Immediatamente ci furono tuoni, voci, lampi e un terremoto”. – Ap 8:3-5.
  • “Udii una voce dai quattro corni dell’altare d’oro che era davanti a Dio”. – Ap 9:13.
  • “Mi fu data una canna simile a una verga; e mi fu detto: ‘Àlzati e misura il tempio di Dio e l’altare e conta quelli che vi adorano’”. – Ap 11:1.
  • “Un altro angelo, che aveva potere sul fuoco, uscì dall’altare”. – Ap 14:18.
  • “Udii dall’altare una voce che diceva: «Sì, o Signore, Dio onnipotente, veritieri e giusti sono i tuoi giudizi»”. – Ap 16:7.

   L’altare era costituito da un luogo rialzato su cui si offrivano sacrifici o si bruciava incenso nell’adorazione del Dio d’Israele. La prima volta che è menzionato nella Scrittura è in relazione agli olocausti offerti a Dio dopo il Diluvio (Gn 8:20). Quando fu eretto il tabernacolo (tempio trasportabile), furono due gli altari, secondo il modello che Dio stesso aveva dato. – Es 27:1-8;38:1-7,30.

   L’altare dell’olocausto era un altare di rame (Es 39:39), posto davanti all’ingresso del tabernacolo. – Es 40:6,29.

   L’altare dell’incenso era un altare d’oro (Es 39:38), costruito con legno d’acacia, con i lati rivestiti in oro, la parte superiore pure rivestita d’oro e con il bordo d’oro. Questo altare misurava 44,5 cm per lato, con un’altezza di 89 cm; aveva dei corni che sporgevano dai quattro angoli superiori. Due anelli d’oro in cui inserire le apposite sbarre d’acacia rivestite d’oro, ne agevolavano il trasporto (Es 30:1-5;37:25-28). Due volte al giorno (alla mattina e alla sera) su di esso era bruciato un incenso particolare, la cui ricetta fu data da Dio e di cui era vietato l’uso personale, pena la morte (Es 30:7-9,34-38). Questo altre d’oro per l’incenso era posto all’interno del tabernacolo, proprio davanti alla cortina del Santissimo. – Es 30:1,6;40:5,26,27.

   L’altare apocalittico è l’altare d’oro su cui si offriva l’incenso.

 

L’altare per l’incenso

L’altare apocalittico del Tempio celeste

L’altare del Tempio terrestre

Ha “un incensiere d’oro”. – Ap 8:3.

Aveva “un incensiere d’oro”. – Eb 9:4; cfr. Lv 16:12,13.

L’incensiere è riempito con “molti profumi”. – Ap 8:3.

L’incenso era una miscela di profumi. – Es 30:34-38.

L‘altare è d’oro. – Ap 8:3.

L’altare era d’oro. – Es 39:38.

È “davanti a Dio”. – Ap 8:4.

Era davanti al Santissimo, dimora di Dio. – Es 30:1,6; Eb 9:7,24.

Ha “quattro corni”. – Ap 9:13.

Aveva quattro corni. – Es 30:3.

Canta il salmista: “La mia preghiera sia in tua presenza come l’incenso”. – Sl 141:2; cfr Ap 8:3,4.


 

   Sotto l’altare d’oro Giovanni vede le anime dei martiri. Perché anime? Possiamo spiegarlo con Lv 17:11: “La vita della carne è nel sangue. Per questo vi ho ordinato di porlo sull’altare per fare l’espiazione per le vostre persone; perché il sangue è quello che fa l’espiazione, per mezzo della vita”. Il testo biblico non parliadi “quelli che erano stati uccisi” (Ap 6:9), come tradotto, ma di ψυχὰς τῶν ἐσφαγμένων (psychàs tòn esfagmènon), “anime degli scannati”. “Sotto l’altare” (Ibidem): come il sangue delle vittime sacrificali che colava sotto l’altare. Il sangue di questi scannati grida vendetta, come il sangue dell’innocente Abele, il cui fratello Caino “scannò” (ἔσφαξεν, èsfacsen; 1Gv 3:12, TNM), che gridava a Dio dal suolo della terra. – Gn 4:10.

   La morte di quei testimoni è paragonata a un sacrificio. L’immagine è biblica. Paolo parla di sé come “offerto in libazione sul sacrificio” (Flp 2:17; cfr. 2Tm 4:6). Il sangue dei sacrifici animali era sparso dal sacerdote sull’altare: “Bagnerà con il sangue i corni dell’altare dei profumi che bruciano davanti al Signore nella tenda del convegno; verserà il resto del sangue alla base dell’altare degli olocausti, che si trova all’ingresso della tenda del convegno” (Lv 4:7, CEI). Sull’altare veniva quindi versata l’“anima”, “perché il sangue è l’anima [ebraico נֶפֶשׁ (nèfesh); greco ψυχή (psychè)]”. – Dt 12:23, TNM.

   Il tabernacolo nel deserto e poi Tempio di Gerusalemme erano nella concezione ebraica una copia del vero Tempio preesistente in cielo, e l’altare era il posto più vicino alla presenza di Dio. È li, vicinissime a Dio, che giungono le “anime” di giusti. Mentre i loro corpi attendono la risurrezione riposando nella terra. Vicinissimi a Dio, il loro grido giunge subito al suo orecchio. Di certo Dio li vendicherà, giudicando con giustizia i carnefici, ma: “Fino a quando aspetterai, o Signore santo e veritiero, per fare giustizia e vendicare il nostro sangue”? – Ap 6:10.

   Non si tratta di semplice sete di vendetta; essi chiedono giustizia, la giustizia di Dio. “Non fate le vostre vendette, miei cari, ma cedete il posto all’ira di Dio; poiché sta scritto: «A me la vendetta; io darò la retribuzione», dice il Signore”. – Rm 12:19.

   La loro preghiera è come già esaudita: “A ciascuno di essi fu data una veste bianca e fu loro detto che si riposassero ancora un po’ di tempo, finché fosse completo il numero dei loro compagni di servizio e dei loro fratelli, che dovevano essere uccisi come loro” (Ap 6:11). Le vesti indicano nella Bibbia la dignità: Dio li riveste della dignità che spetta loro; e le vesti sono bianche, del colore che simboleggia la giustizia e la purezza spirituale.

   Si noti come viene resa la loro domanda in TNM: “Fino a quando, Sovrano Signore santo e verace”? Il testo biblico non dice “Sovrano Signore”, e neppure “Signore”, come traduce NR. Il testo originale ha δεσπότης (despòtes), che indica un padrone. Secondo l’uso giudaico, Giovanni evita – nel colloquio diretto con Dio – che ci si rivolga a lui col suo nome, finanche chiamandolo Signore.

  Il numero dei giusti deve essere completato. Dio ha dei tempi stabiliti che devono arrivare a pienezza (cfr. Gal 4:4). Il tempo però è vicino: presto Dio giudicherà la gran città, Babilonia la puttana, perché “in lei è stato trovato il sangue dei profeti e dei santi e di tutti quelli che sono stati uccisi sulla terra” (Ap 18:24). “Veritieri e giusti sono i suoi giudizi. Egli ha giudicato la grande prostituta che corrompeva la terra con la sua prostituzione e ha vendicato il sangue dei suoi servi, chiedendone conto alla mano di lei”. – Ap 19:2.