“Gesù andò a sedersi vicino al tesoro del Tempio e guardava la gente che metteva i soldi nelle cassette delle offerte. C’erano molti ricchi i quali buttavano dentro molto denaro. Venne anche una povera vedova e vi mise soltanto due monetine di rame. Allora Gesù chiamò i suoi discepoli e disse:

   – Io vi assicuro che questa vedova, povera com’è, ha dato un’offerta più grande di quella di tutti gli altri! Infatti gli altri hanno offerto quel che avevano d’avanzo, mentre questa donna, povera com’è, ha dato tutto quel che possedeva, quel che le serviva per vivere”.

(Mr 12:41-44, PdS)

   L’incontro di Yeshùa con questa donna è fatto di sguardi. E a distanza. Se la scena fosse dipinta, sarebbe un trittico. Se fosse rappresentata in teatro, sarebbe composta da tre scene.

  1. “Gesù andò a sedersi”, “guardava la gente”.
  2. “Venne anche una povera vedova e vi mise soltanto due monetine di rame”.
  3. “Gesù chiamò i suoi discepoli e disse”.

   Nel testo greco lo schema è ancora più chiaro, essendo ogni scena introdotta da un participio:

  1. καθίσας (kathìsas), “sedutosi”.
  2. ἐλθοῦσα (elthùsa) “giunta” (una povera vedova).
  3. προσκαλεσάμενος (proskalesàmenos) “chiamati a sé” (i discepoli).

   Così si ha:

  1. Osservazione.
  2. Riflessione.
  3. Lezione.

   All’inizio c’è il forte contrasto tra i ricchi e la donna. “C’erano molti ricchi i quali buttavano dentro molto denaro. Venne anche una povera vedova e vi mise soltanto due monetine di rame”. Occorre sapere che quando si faceva un’offerta al Tempio, questa veniva dichiarata ad un sacerdote dicendone ad alta voce il suo ammontare. Il forte contrasto è sottolineato dalle parole di Yeshùa: “Gli altri hanno offerto quel che avevano d’avanzo, mentre questa donna, povera com’è, ha dato tutto quel che possedeva, quel che le serviva per vivere”. Ostentazione dei ricchi, commovente generosa privazione della donna.

   La simpatia di Yeshùa non viene nascosta. L’offerta della donna è irrisoria. Il motivo per cui questa donna è lodata da Yeshùa per aver fatto un’offerta con un valore che lui giudica maggiore di tutte le altre è indicato da lui stesso: “Questa donna, povera com’è, ha dato tutto quel che possedeva, quel che le serviva per vivere”. Il suo sacrificio è sincero, completo, quasi nascosto.

   Curiosamente, quelle cassette delle offerte erano chiamate “trombe”, probabilmente per la loro forma. Eppure, quello che esce da una di queste “trombe” è il suono debole e smorzato di due piccole monete di rame. Solo Yeshùa lo coglie e lo apprezza come se fossero note musicali. E dire che quella povera donna non voleva far rumore: arriva in silenzio e in silenzio se ne va. L’ammontare della sua offerta deve averlo sussurrato, forse con un senso di vergogna, al sacerdote che poco le ha badato. Qualcun altro però ci bada: è Yeshùa. Così, questa donna sconosciuta entra per sempre nella Sacra Scrittura.

   Yeshùa non si ferma a osservare commosso quel gesto. Vuole che i suoi discepoli ne traggano una lezione. Così, quel momento di una piccola storia personale di una povera vedova al limite della sopravvivenza diventa parte della Bibbia. E ancora oggi ci insegna.

   Il suo gesto, genuino e sincero, ci insegna a non fermarci alle apparenze e a non farci ingannare dalla spettacolarità dei grandi gesti proclamati. Occorre rintracciare l’impercettibile essenza della fede vissuta. Offrire gli ultimi due spiccioli che si hanno è un gesto grande che solo i piccoli in senso evangelico comprendono.

   La contabilità della finanza non calcola come quella che Yeshùa applica. Per lui il valore non è quello determinato dalla quantità. Quei ricchi che mettevano nelle cassette “molto denaro”, donavano soldi senza valore perché offrivano “quel che avevano d’avanzo”. Quella vedova “ha dato un’offerta più grande di quella di tutti gli altri” perché ha tolto da ciò che le mancava.

   Il cap. 12 di Mr inizia e prosegue con tutta una serie di controversie tra Yeshùa e i teologi del tempo. “Essi cercavano di prenderlo, ma ebbero paura della folla” (v. 12); “Gli mandarono alcuni farisei ed erodiani per coglierlo in fallo” (v. 13); “Poi vennero a lui dei sadducei” (v. 18). Eppure, dopo tutte queste controversie teologiche, l’ultima parola Yeshùa la affida a una povera donna che neppure parla. Non a parole, almeno. Ignara di tutto, è entrata in scena e ne è uscita in silenzio, umilmente. Yeshùa affida a lei l’insegnamento finale.

   Interminabili dibattiti, infuocate discussioni, accese dispute, diatribe e grandi questioni teologiche sono messe a tacere da un gesto silenzioso. Piccolo, piccolissimo. Importantissimo. Di una donna.