Maaca concubina di Caleb (מַעֲכָה, Maachàh; “opprimente”)

Maaca, concubina di Caleb, partorì Seber e Tirana. Partorì anche Saaf, padre di Madmanna, Seva, padre di Macbena e padre di Ghibea”. – 1Cron 2:48,49.

Maaca figlia di Abisalom (מַעֲכָה, Maachàh; “opprimente”)

“Il diciottesimo anno del regno di Geroboamo, figlio di Nebat, Abiiam cominciò a regnare sopra Giuda. Regnò tre anni a Gerusalemme. Sua madre si chiamava Maaca, figlia di Abisalom”. – 1Re 15:1,2.

   Il figlio di Maaca, il re Abiiam è detto anche Abia. In 1Re 14:31 appare il nome “Abiiam” nel Testo Masoretico e nella Vulgata, ma più di dieci manoscritti ebraici hanno “Abia”, cui s’aggiunge l’edizione Bomberg (1524–1525) del Tanàch (Bibbia ebraica), curata da Jacob ben Hayim.

   Non ci si faccia poi ingannare da 1Re 15:9,10: “Il ventesimo anno del regno di Geroboamo, re d’Israele, Asa cominciò a regnare sopra Giuda. Regnò quarantun anni in Gerusalemme. Sua madre si chiamava Maaca, figlia d’Abisalom”. Non c’è contraddizione per il fatto che prima Maaca è detta madre di Abiiam e poi madre di Asa. Si noti che Maaca è detta anche figlia di Abisalom. Occorre fare chiarezza. Intanto, Abisalom è un altro nome di Absalom: “[Roboamo, v. 1] prese Maaca, figlia di Absalom, la quale gli partorì Abiia” (2Cron 11:20). Dai dati biblici incrociati, sappiamo che Abisalom/Absalom era nonno e non padre di Maaca. Sia il termine ebraico אב (av) che il termine greco πατήρ (patèr), “padre”, possono assumere significati diversi: non solo quello di genitore o progenitore (Pr 23:22; Zac 13:3; Lc 1:67), ma anche quello di antenato. – Gn 28:13; Gv 8:53.

   Detta all’occidentale: Abisalom/Absalom era nonno di Maaca; Abiiam/Abia era figlio di Maaca; Roboamo era il marito di Maaca; Asa era nipote di Maaca (1Re 15:9,10), essendo lei sua nonna. – 2Cron 11:20-22; 1Re 15:1,2,9,10; si veda anche la voce Nonna – definizione.

   Per complicare di più le cose, facciamo notare che Maaca è chiamata anche Micaia in 2Cron 13:2.

   Il re Asa rimosse sua nonna Maaca dalla posizione di regina madre: “Il re Asa destituì pure dalla dignità di regina sua madre Maaca, perché lei aveva eretto un’immagine ad Astarte; e Asa abbatté l’immagine, la fece a pezzi e la bruciò”. – 2Cron 15:16.

   Maaca, in qualità di regina madre, ebbe una grande influenza in Israele.

Maaca moglie di Davide (מַעֲכָה, Maachàh; “opprimente”)

“Il terzo [figlio di Davide] fu Absalom, figlio di Maaca, figlia di Talmai, re di Ghesur”. – 2Sam 3:3.

   Maaca fu la madre del terzo figlio di Davide, mentre Davide era il re di Giuda, prima che salisse al trono d’Israele. La sua relazione con Davide potrebbe essere stata un’alleanza politica, in quanto il padre di lei era un re. Lei crebbe in una famiglia reale, sia con i benefici che con rischi che ciò comportava. A quel tempo le principesse erano di solito date in matrimonio da un re più forte ad un re più debole. Ciò significherebbe che Ghesur era un regno più potente. Maaca probabilmente arrivò a Ebron e poi a Gerusalemme accompagnata da un ampio seguito di cortigiani, artigiani, architetti e servi. Costoro avrebbero costruito e arredato il palazzo riservato a Maaca. La Bibbia identifica tre dei figli di Maaca: Absalom (2Sam 3:3), “Canan, figlio di Maaca” (1Cron 11:43) e Tamar (2Sam 13:1). Entrambi i figli maschi di Maaca e di Davide ebbero esperienze turbolente derivanti dal peccato del loro padre (2Sam 12:10). Quando Absalom fu costretto ad andarsene per aver ucciso un suo fratellastro (2Sam 13:28,29), cercò rifugio in Ghesur, nella sua terra. – 2Sam 13:37,38.

   A giudicare dai figli, Maaca doveva essere una donna bella. Sia Absalom che Tamar, suoi figli, erano belli. – 2Sam 14:25-27;13:1.

Maaca moglie di Ieiel (מַעֲכָה, Maachàh; “opprimente”)

“Il padre di Gabaon abitava a Gabaon, e sua moglie si chiamava Maaca”. – 1Cron 8:29.

Maaca moglie di Machir (מַעֲכָה, Maachàh; “opprimente”)

Maaca, moglie di Machir”. – 1Cron 7:16.

Maalat figlia di Ismaele (מָחֲלַת, Makhalàt, “lira[?]”)

“[Esaù] andò da Ismaele, e prese per moglie, oltre quelle che aveva già, Maalat, figlia d’Ismaele, figlio d’Abraamo, sorella di Nebaiot”. – Gn 28:9.

   Alcuni pensano che questa donna (Maalat) sia la stessa di Gn 36:3: “Basmat, figlia d’Ismaele, sorella di Nebaiot”; ciò sulla base del Pentateuco Samaritano che in tutto il cap. 36 di Gn conserva מָחֲלַת (Makhalàt). D’altra parte, Gn 26:24 parla di “Basmat, figlia di Elon, l’Ittita” e non figlia di Ismaele. Probabilmente c’è una confusione con Ada di Gn 36:2: “Esaù prese le sue mogli tra le figlie dei Cananei: Ada, figlia di Elon, l’Ittita; Oolibama, figlia di Ana”. Se il copista invece non fece confusione, occorre pensare ad una corruzione negli elenchi.

   La parola (non come nome proprio, ma come semplice vocabolo) מָחֲלַת (makhalàt) si trova nel titolo del Sl 53 che NR traduce “per flauto” e che TNM mantiene traslitterando letteralmente: “Su Maalat”, proponendo in una nota in calce: “Probabilmente un termine musicale, forse di natura tecnica”. Nel titolo del Sl 88 ritroviamo l’espressione עַל־מָחֲלַת  (al-makhalàt), “su maalat”, che NR – contraddicendo se stessa – traduce stavolta con “da cantarsi mestamente”, mentre TNM rimane sul prudenziale “su Maalat”.

Maalat moglie di Roboamo (מָחֲלַת, Machalàt, “lira[?]”)

“Roboamo prese in moglie Maalat, figlia di Ierimot, figlio di Davide e di Abiail, figlia di Eliab, figlio d’Isai. Ella gli partorì questi figli: Ieus, Semaria e Zaam”. – 2Cron 11:18,19.

   La parola (non come nome proprio, ma come semplice vocabolo) מָחֲלַת (makhalàt) si trova nel titolo del Sl 53 che NR traduce “per flauto” e che TNM mantiene traducendo letteralmente: “Su Maalat”, proponendo in una nota in calce: “Probabilmente un termine musicale, forse di natura tecnica”. Nel titolo del Sl 88 ritroviamo l’espressione עַל־מָחֲלַת  (al-makhalàt), “su maalat”, che NR – contraddicendo se stessa – traduce stavolta con “da cantarsi mestamente”, mentre TNM rimane sul prudenziale “su Maalat”.

Madianite (נְשֵׁי מִדְיָן, neshè Midyàn, “donne di Madian”)

“I figli d’Israele presero prigioniere le donne di Madian e i loro bambini, predarono tutto il loro bestiame, tutte le loro greggi, e ogni loro bene”. – Nm 31:9.

   In un primo momento questo versetto sembra molto in sintonia con una società guerriera. Che piaccia o no, le popolazioni di allora facevano guerre in continuazione, facevano prigionieri e li riducevano a schiavi. Tuttavia, questa volta gli israeliti fecero un errore nel prendere dei prigionieri. Dio stesso aveva ordinato questo attacco per distruggere i madianiti, “essi marciarono dunque contro Madian, come il Signore aveva ordinato a Mosè” (Nm 31:7). La ragione era che i madianiti avevano utilizzato le loro donne per condurre gli israeliti all’idolatria. Mosè rimase sconcertato quando seppe che avevano tenuto in vita proprio le donne: “Mosè si adirò contro i comandanti dell’esercito . . . Mosè disse loro: ‘Avete lasciato la vita a tutte le donne?  Ecco, sono esse che . . . trascinarono i figli d’Israele all’infedeltà verso il Signore . . . Ora dunque uccidete ogni maschio tra i bambini, e uccidete ogni donna che ha avuto rapporti sessuali con un uomo; ma tutte le fanciulle che non hanno avuto rapporti sessuali con uomini, lasciatele in vita per voi”. – Nm 31:14-18.

   In sostanza, Dio li aveva mandati ad eliminare una fonte di tentazione. Ma gli israeliti si portarono in casa proprio quella tentazione. – Cfr. Ger 48:10.

   A quanto pare, questi guerrieri non si resero neppure conto di cosa avevano fatto. Infatti, non si preoccuparono di nascondere o minimizzare le loro azioni: “Condussero i prigionieri, la preda e le spoglie a Mosè, al sacerdote Eleazar e alla comunità dei figli d’Israele” (Nm 31:12). Forse avevano agito in buona fede sulla base della consuetudine precedente prevista in Dt 20:13,14: “Quando il Signore, il tuo Dio, l’avrà data [la città nemica] nelle tue mani, ne passerai a fil di spada tutti gli uomini; ma le donne, i bambini, il bestiame e tutto ciò che sarà nella città, tutto il suo bottino, li prenderai come tua preda”.

Mala (מַחְלָה, Makhlàh, “debole”)

“Selofead, figlio di Chefer, non ebbe maschi ma soltanto delle figlie; e i nomi delle figlie di Selofead erano: Mala, Noa, Cogla, Milca e Tirsa”. – Nm 26:33.

   Mala era la prima delle cinque figlie di Selofead. Non essendoci figli maschi, l’eredità di Selofead fu divisa fra le cinque figlie. Unica condizione fu che dovevano sposarsi con uomini della loro stessa tribù (Manasse), cosicché l’eredità paterna non si disperdesse in altre tribù. – Nm 36:1-12;26:33;27:1-11; Gs 17:3,4.

   Il cap. 26 di Nm narra del censimento, ordinato da Dio, della popolazione ebraica prima dell’ingresso nella Terra Promessa. Alla sua conclusione è detto: “Questi sono i figli d’Israele dei quali Mosè e il sacerdote Eleazar fecero il censimento nelle pianure di Moab presso il Giordano di fronte a Gerico. Fra questi non vi era alcuno di quei figli d’Israele dei quali Mosè e il sacerdote Aaronne avevano fatto il censimento nel deserto del Sinai. Poiché il Signore aveva detto di loro: Certo moriranno nel deserto!” (Nm 26:63-65). Si noti che nella popolazione censita “non vi era alcuno” della vecchia generazione che era stata disubbidiente nel deserto e che quindi non poteva entrare nella Terra Promessa (Nm 14:19; Eb 3:17). Selofead, padre delle cinque ragazze menzionate in Nm 26:33, era discendente di Manasse (Nm 26:29-33) ed era morto durante i 40 anni di peregrinazione nel deserto, ma “non stava in mezzo a coloro che si adunarono contro il Signore” (Nm 27:3). Queste cinque battagliere ragazze si resero conto che senza un fratello maschio che ereditasse, la loro famiglia non avrebbe ricevuto una porzione di terreno. “Allora si fecero avanti . . . esse si presentarono davanti a Mosè, davanti al sacerdote Eleazar, davanti ai capi e a tutta la comunità” per presentare il loro caso. – Nm 27:1,2.

   Queste donne ebbero il coraggio di reclamare il loro diritto non solo davanti a Mosè, ma davanti a Dio stesso tramite il sacerdote. “Mosè portò la loro causa davanti al Signore. E il Signore disse a Mosè: ‘Le figlie di Selofead dicono bene. Sì, tu darai loro in eredità una proprietà’”. – Nm 27:5-7.

   E non solo. La loro causa (vinta) divenne un precedente legale, tanto che Dio fece inserire delle deroghe nella sua Legge, così che divenne “per i figli d’Israele una norma di diritto, come il Signore ha ordinato”. – Nm 27:8-11.

Mara soprannome di Naomi (מָרָא, Marà, “amara”)

“Lei rispondeva: ‘Non mi chiamate Naomi; chiamatemi Mara, poiché l’Onnipotente m’ha riempita d’amarezza’”. – Rut 1:20.

   Questo nome, Naomi (vedere Naomi) lo diede a se stessa per esprimere tutta l’amarezza provava per aver perso il marito e i suoi due figli. Andata a Moab con la famiglia per trovarvi fortuna (Rut 1:1,2), rientrava a Betlemme vedova, senza più figli e sconsolata. “Quando giunsero a Betlemme, tutta la città fu commossa per loro. Le donne dicevano: ‘È proprio Naomi?’” (Rut 1:19). Da qui la sua risposta piena di sconforto. “Poiché” – spiegò – “l’Onnipotente m’ha riempita d’amarezza. Io partii nell’abbondanza, e il Signore mi riconduce spoglia di tutto. Perché chiamarmi Naomi, quando il Signore ha testimoniato contro di me, e l’Onnipotente m’ha resa infelice?’”. – Rut 1:20,21.

Marta (Μάρθα, Màrtha, “amarezza”)

“Mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio; e una donna, di nome Marta, lo ospitò in casa sua”. – Lc 10:38.

   L’etimologia di questo nome pare controversa. Si tratta di uno dei nomi femminili più antichi che sono ancora in uso. Alcuni lo vorrebbero far derivare dal nome del dio Marte, ma è una fantasia. È attestato l’uso del nome nel mondo romano (latino Martha) e nel mondo greco (greco Μαρθα, Màrtha). Tuttavia, il nome era già molto diffuso in ambienti orientali almeno dal 5° secolo a. E. V.. Alcuni lo fanno derivare dal siriano antico. Più certamente deriva dall’aramaico Marta (מרתא). Il nome è attestato, prima che nei Vangeli, già in antiche iscrizioni e in antichi testi come nome proprio di donne. Pur riconoscendone l’origine orientale, alcuni lo fanno derivare dalla parola aramaica tamàr (תמר) che significa “palma”, ma in questo caso avrebbe l’identico significato del nome “Tamara”. Probabile anche la sua derivazione dall’ebraico mar (מר), cioè “signore” e quindi significherebbe “signora, padrona”. Anche la tesi che possa essere una corruzione o una antica forma dialettale di Miryàm, il nome aramaico di Maria, sembra abbastanza plausibile. In alcune regioni storiche di Israele, infatti, i due nomi vengono usati come sinonimi. In ebraico “amarezza” si dice מָרָה (maràh) e la sua forma costrutta è מָרַּת (maràt).

   Marta abitava a Betania, un villaggio che distava circa tre chilometri da Gerusalemme (Gv 11:18). Aveva una sorella di nome Maria (Lc 10:39) e un fratello che si chiamava Lazzaro (Gv 11:1). Dall’annotazione biblica che Yeshùa fu ospitato “in casa sua”, alcuni deducono che Marta fosse vedova. L’ipotesi – incrociando i dati di Mr 14:3, di Gv 12:1-3 e di Mt 26:6 – avanzata dai soliti commentatori fantasiosi che Marta fosse la moglie o la vedova o la figlia di Simone il lebbroso non ha alcun serio appoggio biblico.

 Comunque, i tre fratelli erano amici di Yeshùa: “Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro” (Gv 11:5). Quando Yeshùa fu entrato in casa di Marta, Maria “sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola. Ma Marta, tutta presa dalle faccende domestiche, venne e disse: ‘Signore, non ti importa che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti’. Ma il Signore le rispose: ‘Marta, Marta, tu ti affanni e sei agitata per molte cose, ma una cosa sola è necessaria. Maria ha scelto la parte buona che non le sarà tolta’”. – Lc 10:39-42.

   Da questo passo appare che Marta era una donna ansiosa, dallo spirito vivace, preoccupata di essere utile e di offrire le cose migliori al Maestro. Lei si mette in contrasto con la compostezza tranquilla di Maria, che era più interessata ad avvalersi della possibilità di sedersi ai piedi di Yeshùa e apprendere da lui.

   Marta e Maria rappresentano due ordini diversi del carattere umano. Una è impegnata, preoccupata, distratta; l’altra è concentrata, attenta, desiderosa di imparare. Il mondo di Marta era quello delle ansietà quotidiane; il mondo di Maria era quello dell’interiorità: il suo primo pensiero fu rivolto a Yeshùa. Per Marta era tutto un susseguirsi di attività, per Maria si trattava piuttosto dello scorrimento nella spiritualità (si veda al riguardo il nostro studio Yeshùa e le due sorelle, nella sezione Yeshùa). Marta, se è concesso un paragone, assomigliava di più all’impulsivo Pietro, Maria a Giovanni. Pietro era passionale, invadente e vivace; Giovanni era riverente ed era un ascoltatore malinconico.

   Yeshùa, da parte sua, mise in rilievo il primato della spiritualità. Seppe anche indirizzare meglio l’interesse di Marta affettuosamente; si noti la sua tenerezza nel rivolgersi a lei: “Marta, Marta . . .”. Chissà se Marta in quel momento realizzò che tutto quel suo daffare avrebbe potuto limitarsi ad un semplice pasto per stare di più insieme a Yeshùa. L’apostolo Paolo esprimerà questa stessa attitudine esortando: “Possiate consacrarvi al Signore senza distrazioni”. – 1Cor 7:35.

   Non sarebbe però giusto concludere che Marta si mettesse così tanto in apprensione perché fosse insensibile alla spiritualità. In genere, i difetti sono qualità troppo esagerate. Marta era certo una donna sensibile, la sua era però una ipersensibilità che la faceva essere ansiosa. Questo aspetto del suo carattere si nota nel suo modo di reagire quando suo fratello Lazzaro venne a mancare. “Gesù dunque, arrivato, trovò che Lazzaro era già da quattro giorni nel sepolcro . . . Come Marta ebbe udito che Gesù veniva, gli andò incontro; ma Maria stava seduta in casa. Marta dunque disse a Gesù: ‘Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto; e anche adesso so che tutto quello che chiederai a Dio, Dio te lo darà’. Gesù le disse: ‘Tuo fratello risusciterà’. Marta gli disse: ‘Lo so che risusciterà, nella risurrezione, nell’ultimo giorno’. Gesù le disse: ‘Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?’ Ella gli disse: ‘Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che doveva venire nel mondo’”. – Gv 11:17-27.

   “Sì, Signore, io credo”. Queste sono parole di una donna di fede. Tuttavia, Marta era anche donna abituata alla concretezza della vita; la conosceva, lei che lottava sempre con la durezza della vita, la realtà delle cose. Non si trattava di dubbio sulle capacità di Yeshùa, infatti lei gli dice: “Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”, e aggiunge: “Anche adesso so che tutto quello che chiederai a Dio, Dio te lo darà”. Ma una risurrezione immediata non sarebbe stata troppo irrealistica? Quando Yeshùa poi “disse: ‘Togliete la pietra!’ Marta, la sorella del morto, gli disse: ‘Signore, egli puzza già, perché siamo al quarto giorno’” (Gv 11:39). Ritorna qui il realismo di Marta. Possiamo immaginare il gioioso stupore di Marta quando “il morto uscì”? – Gv 11:44.

   Dopo questi fatti ritroviamo Marta con i suoi fratelli Lazzaro e Maria in casa di Simone il lebbroso, dove questi offrì una cena a Yeshùa (Gv 12:1-3). Sorridiamo con simpatia, leggendo che “Marta serviva” (Gv 12:2). Le caratteristiche delle persone non cambiano. Dopo questa cena, nulla più si sa di Marta. Ma una certezza l’abbiamo, ed è quella che lei stessa aveva: “Risusciterà, nella risurrezione, nell’ultimo giorno”.

Meetabeel (מְהֵיטַבְאֵל, Mehetaveèl, “beneficio di Dio”)

“Baal-Canan, figlio di Acbor, morì e Adad regnò al suo posto. Il nome della sua città fu Pau, e il nome di sua moglie, Meetabeel, figlia di Matred, figlia di Mezaab”. – Gn 36:39.

Merab (מֵרַב, Meràv, “in abbondanza”)

“I figli di Saul erano: Gionatan, Isvi e Malchisua; e delle sue due figlie, la maggiore si chiamava Merab e la minore, Mical”. – 1Sam 14:49.

   Merab era la maggiore delle due figlie del re Saul. Saul fu quasi obbligato a darla in sposa a Davide per un impegno che il popolo aveva preso nei riguardi di chi avrebbe sconfitto il gigante Golia (1Sam 17:25), ma Saul fece anche i suoi calcoli perché aveva paura di Davide (1Sam 18:15,16). Tuttavia, alla fine non mantenne la sua promessa e Merab fu data in moglie ad Adriel il meolatita. – 1Sam 18:17-19.

   Che Merab non amasse Davide lo possiamo dedurre da 1Sam 18:20: “Mical, figlia di Saul, amava Davide”, come dire che sua sorella Merab non lo amava.

   Merab ebbe cinque figli da Adriel. Davide consegnò poi questi cinque figli di Merab e altri della famiglia di Saul ai gabaoniti, che li uccisero. Tutto ciò come castigo perché Saul aveva tentato di sopprimere i gabaoniti. – 2Sam 21:1-10.

   Questa sezione della Bibbia presenta una pratica che diverrà comune in Israele: l’uso delle donne come pedine politiche.

   Le preoccupazioni di questi due uomini, Saul e Davide, ruotano attorno ai loro interessi; per Merab non c’è alcuna considerazione. Per Saul si trattava solo di ottenere un’alleanza politica con Davide. Da parte di Davide non c’è  la preoccupazione di poter essere un buon marito per Merab, ma quella di poter riuscire a fare tale alleanza. Il matrimonio stesso non svolgeva alcun ruolo negli eventi: si trattava solo del rapporto tra Davide e Saul.

   C’è una questione legata ai cinque figli di Merab che richiede attenzione. Si legga 2Sam 21:8: “I cinque figli che Merab, figlia di Saul, aveva partoriti ad Adriel”. Il comune lettore non troverà qui nulla di strano. Eppure, il testo originale ebraico (Testo Masoretico) diceחֲמֵשֶׁת בְּנֵי מִיכַל  (khamèshet benè Michàl), “cinque figli di Mical”. Ma i figli erano di Merab o di Mical? Da 2Sam 6:23 apprendiamo che “Mical, figlia di Saul, non ebbe figli fino al giorno della sua morte”. La lezione “Mical” del Testo Masoretico appare quindi come un assurdo. Si tratta forse di un errore dovuto al copista? Prova ne sarebbe che altri due manoscritti ebraici leggono “Merab”. Sebbene la versione greca dei LXX abbia Μιχολ (Michol), la LXX di P. de Lagarde (Gottinga, Germania, 1883), sigla LXXL, ha Μεροβ (Merob); così anche la Siriaca. I Targumìm (opere contenenti la versione aramaica commentata della Bibbia ebraica) hanno questa lezione in 2Sam 21:8: “I cinque figli di Merab che Mical, figlia di Saul, allevò, i quali ella partorì”. In conclusione, Merab ebbe cinque figli, ma forse morì giovane e sua sorella Mical (senza figli e nel frattempo ripudiata da Davide) li prese con sé per farli crescere. In tal caso non è necessario ricorrere ad un errore del copista: 2Sam 21:8 potrebbe benissimo riferirsi ai figli di Merab chiamandoli figli di Mical. Rimarrebbe da spiegare in tal caso perché due manoscritti ebraici leggono “Merab”. Forse il copista, trovando discordanza con 2Sam 6:23 che dichiara che Mical non ebbe figli, cercò di risolvere a modo suo sostituendo “Merab” a “Mical”.

Mesullemet (מְשֻׁלֶּמֶת, Meshulèmet, “amica”)

“Amon aveva ventidue anni quando cominciò a regnare, e regnò due anni a Gerusalemme. Sua madre si chiamava Mesullemet, figlia di Carus di Iotba”. – 2Re 21:19.

   Questa donna fu la moglie di Manasse, il malvagio re di Giuda; fu la madre del re Amon di Giuda. – 2Re 21:19-26; 2Cron 33:20-25.

   Il nome Meshulèmet e la forma femminile del nome maschile Meshulàm (מְשֻׁלָּם).

Micaia (מִיכָיָה, Michayàh, “chi come Yah?”)

“Il diciottesimo anno del regno di Geroboamo, Abiia cominciò a regnare sopra Giuda. Regnò tre anni a Gerusalemme. Sua madre si chiamava Micaia, figlia di Uriel, da Ghibea. E ci fu guerra tra Abiia e Geroboamo”. – 2Cron 13:1,2.

   Il Testo Masoretico ha מִיכָיָה (Michayàh), “Micaia”; così anche la Vulgata e la LXX. In 2Cron 11:22 si ha una variante leggermente diversa: “Roboamo stabilì Abiia, figlio di Maaca [מַעֲכָה (Maachàh)], come capo della famiglia e principe dei suoi fratelli, perché aveva in mente di farlo re”. Anche in 1Re 15:2 si legge: “[Abiiam] regnò tre anni a Gerusalemme. Sua madre si chiamava Maaca, figlia di Abisalom”. Abbiamo dunque:

   – 2Cron 13:1,2: Abiia figlio di Micaia, figlia di Uriel.

   – 2Cron 11:22: Abiia figlio di Maaca

   – 1Re 15:2: Abiiam figlio di Maaca, figlia di Absalom.

   In quest’ultimo passo  non soltanto il nome è “Maaca”, ma Abiia non è il nipote di Uriel, bensì di Absalom. Riguardo ai nomi, Abiiam è solo una variante di Abiia, così come Maaca è una variante di Micaia.

   Il figlio di Maaca, il re Abiiam è detto anche Abia. In 1Re 14:31 appare il nome “Abiiam” nel Testo Masoretico e nella Vulgata, ma più di dieci manoscritti ebraici hanno “Abia”, cui s’aggiunge l’edizione Bomberg (1524–1525) del Tanàch (Bibbia ebraica), curata da Jacob ben Hayim.

   Non ci si faccia poi ingannare da 1Re 15:9,10: “Il ventesimo anno del regno di Geroboamo, re d’Israele, Asa cominciò a regnare sopra Giuda. Regnò quarantun anni in Gerusalemme. Sua madre si chiamava Maaca, figlia d’Abisalom”. Non c’è contraddizione per il fatto che prima Maaca è detta madre di Abiiam e poi madre di Asa. Si noti che Maaca è detta anche figlia di Abisalom. Occorre fare chiarezza. Intanto, Abisalom è un altro nome di Absalom: “[Roboamo, v. 1] prese Maaca, figlia di Absalom, la quale gli partorì Abiia” (2Cron 11:20). Dai dati biblici incrociati, sappiamo che Abisalom/Absalom era nonno e non padre di Maaca. Sia il termine ebraico אב (av) che il termine greco πατήρ (patèr) possono assumere significati diversi: non solo quello di genitore o progenitore (Pr 23:22; Zac 13:3; Lc 1:67), ma anche quello di antenato. – Gn 28:13; Gv 8:53.

   Detta all’occidentale: Abisalom/Absalom era nonno di Maaca; Abiiam/Abia era figlio di Maaca; Roboamo era il marito di Maaca; Asa era nipote di Maaca (1Re 15:9,10), essendo lei sua nonna. – 2Cron 11:20-22; 1Re 15:1,2,9,10.

   Per complicare di più le cose, facciamo notare che Maaca è chiamata anche Micaia in 2Cron 13:2.

   Il re Asa rimosse sua nonna Maaca dalla posizione di regina madre: “Il re Asa destituì pure dalla dignità di regina sua madre Maaca, perché lei aveva eretto un’immagine ad Astarte; e Asa abbatté l’immagine, la fece a pezzi e la bruciò”. – 2Cron 15:16.

   Maaca, con l’incarico di regina madre ebbe una grande influenza in Israele.

Mical (מִיכַל, Michàl, “chi come Dio?”)

“I figli di Saul erano: Gionatan, Isvi e Malchisua; e delle sue due figlie, la maggiore si chiamava Merab e la minore, Mical”. – 1Sam 14:49.

   Mical è una delle donne più interessanti della Bibbia. Lei è stata criticata e perfino ingiuriata dai commentatori, dai lettori e dagli scrittori cinematografici. Eppure la Scrittura stessa rifiuta tale critica. In realtà, la Bibbia rivela una certa simpatia per Mical.

   Il passo di 1Sam 14:49, nella sua semplicità, ci dà informazioni molto importanti su di lei: Mical è figlia del re Saul e sorella di Gionatan.

   Da 1Sam 18:17 apprendiamo che il re Saul aveva deciso in un primo tempo di dare in moglie la sua figlia maggiore, Merab, a Davide. Tuttavia, la Bibbia dice che poi la diede a un altro (v. 19). Saul vedeva le sue figlie più come pedine politiche che come persone. Intanto 1Sam 18:20 annota: “Mical, figlia di Saul, amava Davide; lo riferirono a Saul e la cosa gli piacque”. Bello il “si era innamorata di Davide” di TNM. Non ci si faccia però ingannare dal fatto che la cosa piacque a Saul. Costui non aveva a cuore la felicità della figlia, ma pensava di usare l’amore di lei a suo vantaggio. Come si vedrà, inoltre, la Bibbia non dice mai che l’amore di Mical sia stato ricambiato da Davide.

   “Saul disse [“pensò”, PdS]: ‘Gliela darò, perché sia per lui una trappola ed egli cada sotto la mano dei Filistei’. Saul dunque disse a Davide: ‘Oggi, per la seconda volta, tu puoi diventare mio genero’. Poi Saul diede quest’ordine ai suoi servitori: ‘Parlate in confidenza a Davide e ditegli: Ecco, tu sei gradito al re e tutti i suoi servitori ti amano; diventa dunque genero del re’. I servitori di Saul sussurrarono queste parole all’orecchio di Davide. Ma Davide replicò: ‘Sembra a voi cosa semplice diventare genero del re? Io sono povero e di umile condizione’”. – 1Sam 18:21-23.

   “Saul disse: ‘Dite così a Davide: Il re non domanda dote; ma domanda cento prepuzi dei Filistei, per vendicarsi dei suoi nemici’”. Saul aveva in animo di far cadere Davide nelle mani dei Filistei. I servitori dunque riferirono quelle parole a Davide; ed egli fu d’accordo di diventare genero del re in questa maniera. “E prima del termine fissato, Davide si alzò, partì con la sua gente, uccise duecento uomini dei Filistei, portò i loro prepuzi e ne consegnò il numero preciso al re, per diventare suo genero” (1Sam 18:25-27). Ancora una volta si vede che erano coinvolti due uomini, non un marito e una moglie. “E Saul gli diede in moglie Mical, sua figlia”. – 1Sam 18:28.

   “Saul vide e riconobbe che il Signore era con Davide; e Mical, figlia di Saul, l’amava. Saul continuò più che mai a temere Davide, e gli fu sempre nemico” (1Sam 18:28,29). La paura che Saul aveva di Davide diventa maggiore per due motivi: in primo luogo, Dio favoriva Davide; secondo, Mical amava Davide. Saul vide nell’amore di sua figlia Mical per Davide una minaccia. Questa paura lo portò a muoversi contro Davide.

   “Saul inviò degli uomini a casa di Davide per tenerlo d’occhio e ucciderlo la mattina dopo; ma Mical, moglie di Davide, lo informò della cosa, dicendo: ‘Se in questa stessa notte non ti metti in salvo, domani sei morto’. Mical calò Davide da una finestra ed egli se ne andò, fuggì e si mise in salvo”1 Samuel 19:11-12:. – 1Sam 19:11,12.

   Mical agì con coraggio e salvò suo marito. Saul sapeva che Mical lo amava, quindi la prima persona con cui prendersela per il fallito attentato sarebbe stata lei. Ora, Davide non era uno stupido: doveva immaginarlo. Ma, sapendo questo, perché mai non prese Mical con sé, scappando? Qualcuno potrebbe dire che il viaggio era troppo pericoloso, ma questa giustificazione non regge: in altre occasioni Davide viaggerà con le sue altre mogli e con i figli.

   “Poi Mical prese l’idolo domestico e lo pose nel letto; gli mise in capo un cappuccio di pelo di capra e lo coprì con un mantello. Quando Saul inviò degli uomini a prendere Davide, lei disse: ‘È malato’. Allora Saul inviò di nuovo i suoi uomini perché vedessero Davide, e disse loro: ‘Portatemelo nel letto, perché possa ucciderlo’. Quando giunsero quegli uomini, ecco che nel letto c’era l’idolo domestico con in testa un cappuccio di pelo di capra. Saul disse a Mical: ‘Perché mi hai ingannato così e hai dato al mio nemico la possibilità di fuggire?’ Mical rispose a Saul: ‘È lui che mi ha detto: Lasciami andare, altrimenti ti ammazzo!’”. – 1Sam 19:13-17.

   Di nuovo Mical mostra dei tratti ammirevoli. A differenza di Lot e del levita di Gdc, che non difesero le proprie donne (si vedano al riguardo le voci Figlie di Lot e Concubina di un levita, in elenco), lei – una donna – riesce ad allontanare gli uomini di Saul per difendere il suo uomo. Questa donna, come molte donne, sa pensare rapidamente e in fretta; lei dà a Davide il tempo di fuggire. È triste notare che, mentre lei si preoccupa in ogni modo di aiutare suo marito, Davide di fatto abbandona a se stessa sua moglie. Mentre la Bibbia ci dice che il fuggitivo Davide incontrò il suo amico Gionatan (1Sam 20:1), nessun incontro con Mical ci viene riferito. Invece, durante questo periodo, Davide incontra e sposa molte altre donne, ha dei figli e non ebbe alcuna considerazione per la sua prima moglie.

   “Intanto Saul aveva dato Mical sua figlia, moglie di Davide, a Palti, figlio di Lais, che era di Gallim”. – 1 Samuel 25:41Sam 25:44.

   “Abner spedì dei messaggeri a Davide per dirgli: ‘A chi appartiene il paese? Fa’ alleanza con me e il mio braccio sarà al tuo servizio per volgere dalla tua parte tutto Israele’. Davide rispose: ‘Sta bene; io farò alleanza con te. Ma una sola cosa ti chiedo, che tu non ti presenti davanti a me senza condurmi Mical, figlia di Saul, quando mi comparirai davanti’” (2Sam 3:12,13). Se guardiamo esclusivamente a questi versi, isolatamente, si potrebbe credere che Davide cercasse Mical appena ritornato. Tuttavia, il cap. 2 di 2Sam ci chiarisce che questo semplicemente non fu il caso. In realtà, Davide aveva regnato per ben sette anni prima di iniziare la sua lunga guerra contro la casa di Saul. In effetti, durante questo periodo ebbe almeno sei figli e quattro mogli. Si noti anche che Davide chiama Mical “figlia di Saul”. A quel punto non era più nemmeno tanto consapevole che lei fosse sua moglie. Ancora più importante, la richiesta di Davide violava il diritto ebraico. Una volta che una donna aveva preso un altro marito, il suo primo marito non poteva pretendere alcunché. – Dt 24:1-4.

   “Davide spedì dei messaggeri a Is-Boset, figlio di Saul, per dirgli: ‘Rendimi Mical, mia moglie, con la quale mi fidanzai a prezzo di cento prepuzi di Filistei’” (2Sam 3:14). Ora Davide la chiama ‘sua moglie’, ma in che senso lo era stata? La Bibbia afferma che pagò in prepuzi per diventare genero del re. Mical non era stata desiderata come moglie: fu il mezzo per ottenere potere politico.

   “Is-Boset mandò a prenderla dal marito Paltiel, figlio di Lais. Il marito andò con lei, l’accompagnò piangendo e la seguì fino a Baurim. Poi Abner gli disse: ‘Va’, torna indietro!’ Ed egli se ne ritornò” (2Sam 3:15,16). Dopo anni e anni, Mical aveva trovato un uomo che sembrava aver cura di lei come persona, non per la sua posizione. A differenza di tutti gli altri uomini nella sua vita, il marito di Mical non sembra aver avuto mire politiche; di lui la Bibbia ci dà solo dati anagrafici. Esattamente per quanto tempo Mical era stata con lui la Bibbia non lo specifica, anche se sappiamo che lei era sposata con Paltiel prima del regno di Davide a Ebron durato sette anni.

   “Mentre l’arca del Signore entrava nella città di Davide, Mical, figlia di Saul, guardò dalla finestra; e vedendo il re Davide che saltava e danzava davanti al Signore, lo disprezzò in cuor suo”2 Samuel 6:16: (2Sam 6:16). Su questo fatto si leggono commenti molto superficiali che denotato mancanza di comprensione del testo biblico. Ad esempio, si legge: “Manca di rispetto a Davide e viene punita . . . Appena Davide fece ritorno a casa, Mical espresse con sarcasmo i suoi sentimenti, rivelando mancanza di apprezzamento per lo zelo che Davide aveva manifestato verso l’adorazione di Geova” (Perspicacia nello studio delle Scritture Vol. 2, pag. 276; la prima frase è messa in grassetto dall’editore). Se si leggesse più attentamente la Scrittura, si noterebbe che Mical disprezzò Davide, non l’adorazione di Dio. Che l’amarezza avesse consumato l’animo di Mical non c’è dubbio. Ma era solo questione di amarezza? No. Lei vide il culto di Davide come ipocrisia. Il fatto che Davide avesse la benedizione di Dio non ha alcunché a che fare con le sue notevoli limitazioni umane nei suoi rapporti con le donne e con la sua mancanza di considerazione per le donne. Nel caso di Betsabea, gli bastò guardarla e desiderarla per averla, metterla incinta e farne poi uccidere il marito (si veda al riguardo la voce Bat-Sceba in elenco). Ora, Mical – avendolo conosciuto per quello che era – vedendolo esultare nel culto di Dio, “lo disprezzò in cuor suo”. Una donna di oggi direbbe: Con che coraggio e con quale coscienza stai davanti a Dio dopo avermi trattata come mi hai trattata?

   “Come Davide tornava per benedire la sua famiglia, Mical, figlia di Saul, gli andò incontro e gli disse: ‘Bell’onore si è fatto oggi il re d’Israele a scoprirsi davanti agli occhi delle serve dei suoi servi, come si scoprirebbe un uomo da nulla’ Davide rispose a Mical: ‘L’ho fatto davanti al Signore che mi ha scelto invece di tuo padre e di tutta la sua casa per stabilirmi principe d’Israele, del popolo del Signore; sì, davanti al Signore ho fatto festa. Anzi mi abbasserò anche più di così e mi renderò umile ai miei occhi; ma da quelle serve di cui parli, proprio da loro, sarò onorato!’ E Mical, figlia di Saul, non ebbe figli fino al giorno della sua morte” (2Sam 6:20-22). Questo brano dice cose a vari livelli, non ultimo dei quali è il conflitto tra le famiglie. Quando Davide va a benedire “la sua famiglia”, Mical deve uscire per andargli incontro. Lei non è collegata da Davide con la sua famiglia. Davide la collega con la casa di Saul. Inoltre vi è la questione del suo comportamento. Va ricordato che nella società ebraica la nudità era una vergogna. Davide danzava davanti al Signore ‘scoperto agli occhi delle serve’. Nella bella versione di PdS: “Bella figura ha fatto oggi il re d’Israele: si è fatto vedere mezzo svestito anche dalle serve”. Davide stesso sembra riconoscere che il suo comportamento aveva adescato delle donne nella folla.

   “E Mical, figlia di Saul, non ebbe figli fino al giorno della sua morte” (2Sam 6:23). Il più delle volte si legge che questo fu il castigo di Dio per la sua critica al culto di Davide. Così non è. E per tre motivi:

  1. Nella Bibbia quando la sterilità è conseguenza della punizione divina, si dice che ‘Dio chiude il seno’. – Gn 20:18.
  2. Mical, conformemente ai costumi ebraici, doveva essere una ragazza alquanto giovane quando si sposò: al massimo, poteva avere 14 anni. Era anche la figlia minore (1Sam 14:49). Calcolato il tempo di assenza di Davide, quando questi la riprese con sé, lei poteva essere vicina ai quarant’anni: età in cui, a quel tempo, una donna era già vecchia per avere figli.
  3. Da Paltiel non aveva avuto figli, e ciò non può essere davvero considerata una punizione prima del tempo. Forse era sterile. Ciò appare confermato da un’attenta analisi di 2Sam 21:8. Qui si parla dei “cinque figli che Merab, figlia di Saul, aveva partorito ad Adriel di Meola”; Merab era la sorella maggiore di Mical (1Sam 14:49). La lezione “Merab” si trova nella LXXL e in due manoscritti ebraici. Il Testo Masoretico ha la lezione מִיכַל (Michàl). Non si tratta di una contraddizione. Nei Targumìm si ha la spiegazione con questa lezione: “I cinque figli di Merab che Mical, figlia di Saul, allevò, i quali ella partorì”. Pare evidente che i cinque figli di sua sorella Merab furono allevati da lei dopo la morte prematura della loro madre.

   Non ci fu quindi nessuna punizione divina contro Mical. Altri vedono invece nella sterilità di Mical una punizione da parte di Davide: “Davide allora la rimproverò e per punirla non ebbe più rapporti sessuali con lei, che morì senza figli” (Perspicacia nello studio delle Scritture Vol. 2, pag. 276). A noi sembra che sia avvenuto esattamente il contrario. Il negare al coniuge i rapporti sessuali per ripicca è comportamento femminile, non maschile. Con tutto quello che Davide le aveva fatto subire, era conseguenza naturale nella sua psicologia femminile, che Mical abbandonasse il letto del marito. Lei era stata innamorata di lui e lo aveva amato molto. Ora, profondamente delusa dopo anni e anni in cui era stata sistematicamente ignorata, era giunta prima all’indifferenza e poi all’insofferenza. Per un uomo, in queste circostanze, poteva non cambiar nulla nei rapporti sessuali, ma per una donna è diverso. Si aggiunga il fatto che lei aveva trovato finalmente un uomo che l’amava, Paltiel, che “l’accompagnò piangendo” quando Davide la strappò da lui.

   Da Mical possiamo imparare una lezione. Non importa ciò che la vita ci riserva, non importa come gli altri – perfino le persone più care – ci trattano; spetta a noi decidere come rispondere. Forse Mical aveva un rapporto meraviglioso con il Signore, anche se la Bibbia non lo dice. Se era così, non ci aspetteremmo l’amarezza e l’atteggiamento di chiusura che ha mostrato. Ma allo stesso tempo, possiamo vedere che, proprio perché il suo cuore cercava Dio, poteva ancora sopportare di rimanere con un uomo che aveva mostrato di non amarla, pur non concedendogli null’altro che la compassione.

Milca figlia di Selofead (מִלְכָּה, Milcàh, “regina”)

“Selofead, figlio di Chefer, non ebbe maschi ma soltanto delle figlie; e i nomi delle figlie di Selofead erano: Mala, Noa, Cogla, Milca e Tirsa”. – Nm 26:33.  

   Milca era la quarta delle cinque figlie di Selofead. Non essendoci figli maschi, l’eredità di Selofead fu divisa fra le cinque figlie. Unica condizione fu che dovevano sposarsi con uomini della loro stessa tribù (Manasse), cosicché l’eredità paterna non si disperdesse in altre tribù. – Nm 36:1-12;26:33;27:1-11; Gs 17:3,4.

   Il cap. 26 di Nm narra del censimento, ordinato da Dio, della popolazione ebraica prima dell’ingresso nella Terra Promessa. Alla sua conclusione è detto: “Questi sono i figli d’Israele dei quali Mosè e il sacerdote Eleazar fecero il censimento nelle pianure di Moab presso il Giordano di fronte a Gerico. Fra questi non vi era alcuno di quei figli d’Israele dei quali Mosè e il sacerdote Aaronne avevano fatto il censimento nel deserto del Sinai. Poiché il Signore aveva detto di loro: Certo moriranno nel deserto!” (Nm 26:63-65). Si noti che nella popolazione censita “non vi era alcuno” della vecchia generazione che era stata disubbidiente nel deserto e che non poteva entrare nella Terra Promessa (Nm 14:19; Eb 3:17). Selofead, padre delle cinque ragazze menzionate in Nm 26:33, era discendente di Manasse (Nm 26:29-33) ed era morto durante i 40 anni di peregrinazione nel deserto, ma “non stava in mezzo a coloro che si adunarono contro il Signore” (Nm 27:3). Queste cinque battagliere ragazze si resero conto che senza un fratello maschio che ereditasse, la loro famiglia non avrebbe ricevuto una porzione di terreno. “Allora si fecero avanti . . . esse si presentarono davanti a Mosè, davanti al sacerdote Eleazar, davanti ai capi e a tutta la comunità” per presentare il loro caso. – Nm 27:1,2.

   Queste donne ebbero il coraggio di reclamare il loro diritto non solo davanti a Mosè ma davanti a Dio stesso tramite il sacerdote. “Mosè portò la loro causa davanti al Signore. E il Signore disse a Mosè: ‘Le figlie di Selofead dicono bene. Sì, tu darai loro in eredità una proprietà’”. – Nm 27:5-7.

   E non solo. La loro causa (vinta) divenne un precedente legale, tanto che Dio fece inserire delle deroghe nella sua Legge, così che “per i figli d’Israele una norma di diritto, come il Signore ha ordinato”. – Nm 27:8-11. 

Milca moglie di Naor (מִלְכָּה, Milcàh, “regina”)

“Abramo e Naor si presero delle mogli; il nome della moglie d’Abramo era Sarai; e il nome della moglie di Naor, Milca, che era figlia di Aran, padre di Milca e padre di Isca”. – Gn 11:29.

   Il nome Milca significa “regina”. Il nome della moglie di Abraamo era invece שָׂרָי (Sarày), “mia principessa”, nome mutato poi da Dio in שָׂרָה (Saràh), a indicare che non era più la “principessa” di Abraamo ma “principessa” universale: “Il suo nome sarà, invece, Sara . . . la benedirò e diventerà nazioni; re di popoli usciranno da lei” (Gn 17:15,16). Sebbene Milca fosse “regina”, lei non ebbe la promessa, anche se non era sterile. Dio scelse di utilizzare una “principessa”.

   “Dopo queste cose fu riferito ad Abraamo questo: Ecco, Milca ha partorito anch’ella dei figli a Naor, tuo fratello: Uz, il primogenito, Buz, suo fratello, Chemuel padre d’Aram, Chesed, Azo, Pildas, Idlaf e Betuel. E Betuel generò Rebecca. Questi otto Milca partorì a Naor, fratello d’Abraamo”. – Gn 22:20-23.

   “[Il servitore di Abraamo, inviato a cercar moglie per suo figlio Isacco] non aveva ancora finito di parlare, quand’ecco uscire, con la sua brocca sulla spalla, Rebecca, figlia di Betuel figlio di Milca, moglie di Naor fratello d’Abraamo”. – Gn 24:15.

   Rebecca, nipote di Milca e pronipote di Abraamo, divenne moglie di Isacco.The line of Milcah also played an important part in the lineage of Israel and of Christ. La linea di Milca giocò un ruolo importante nella discendenza di Israele che portava Yeshùa il consacrato.

Miryàm: vedere Maria

Moabite (בְּנֹות מֹואָב, benòt moàv, “figlie di Moab”)

“Or Israele era stanziato a Sittim e il popolo cominciò a fornicare con le figlie di Moab. Esse invitarono il popolo ai sacrifici offerti ai loro dèi; e il popolo mangiò e si prostrò davanti ai loro dèi”. – Nm 25:1,2.

   Israele scivolò su un terreno viscido su cui molti oggi scivolano. Le persone in genere pensano che la libertà (libertinismo, meglio) sessuale sia una conquista della moderna civiltà. Persino molte persone religiose possono pensare che i rapporti sessuali al di fuori del matrimonio non siano poi così peccaminosi. Invece, sono un male. Una volta fatto un passo sulla via del peccato, ci si allontana da Dio e s’inizia ad accettare l’idolatria nella nostra vita. “Fate morire perciò le membra del vostro corpo che sono sulla terra rispetto a fornicazione, impurità, appetito sessuale, desideri dannosi e concupiscenza, che è idolatria” (Col 3:5, TNM). Chi concupisce qualcosa la desidera talmente che essa alla fine diventa la cosa più importante della sua vita, ne fa un idolo, e il resto passa in secondo ordine. Se ne diventa talmente schiavi che il desiderio sessuale viene messo al di sopra di Dio. Se ne fa un feticcio. – Es 20:3.

   “Il re Salomone, oltre alla figlia del faraone, amò molte donne straniere: delle Moabite, delle Ammonite, delle Idumee, delle Sidonie, delle Ittite, donne appartenenti ai popoli dei quali il Signore aveva detto ai figli d’Israele: ‘Non andate da loro e non vengano essi da voi, poiché essi certo pervertirebbero il vostro cuore per farvi seguire i loro dèi’. A tali donne si unì Salomone nei suoi amori”. – 1Re 11:1,2.

   Le moabite erano discendenti di Moab, il figlio di Lot avuto incestuosamente dalla maggiore delle sue due figlie (Gn 19:36-38). Le moabite erano strette parenti delle ammonite, discendenti dell’altro figlio di Lot, Amon, avuto sempre incestuosamente dall’altra sua figlia (Ibidem). Meno strettamente erano imparentate anche con le israelite, dato che Lot era nipote di Abraamo (Gn 11:27). Le lingue di questi due popoli erano molto simili, come risulta dall’iscrizione di Mesha, nota come Stele Moabita, scoperta nel 1868 e custodita nel Museo del Louvre a Parigi.

   Il popolo cui appartenevano le ammonite non fu del tutto amico d’Israele. – Gdc 3:12,13; 1Sam 14:47; 2Sam 8:2,11, 2; 1Cron 18:2,11; 2Re 13:20.

   “Israele rimase una grande potenza mentre Moab scomparve”. – Encyclopædia Britannica Vol. 15, 1959, pag. 629.