La coscia sottintende a volte i genitali maschili. “Discendenti da lui” (NR), “Che uscirono dalla parte superiore della sua coscia” (TNM). – Gn 46:26.
Anche i lombi sottintendono spesso i genitali maschili. “Sii fecondo e moltiplicati. Da te usciranno nazioni . . . e dai tuoi lombi usciranno dei re”. – Gn 35:11, TNM.
Anche i piedi sono a volte sinonimo biblico degli organi genitali. “Ciascuno [dei serafini] aveva sei ali. Con due si copriva la faccia, e con due si copriva i piedi, e con due volava”. – Is 6:2, TNM.
Il giardino allude spesso, nel Cantico, all’intimità femminile e ai piaceri sensuali. “Un giardino sbarrato è la mia sorella”, “Entri il mio caro nel suo giardino”. – Cant 4:12,16, TNM.
Chi “orina contro il muro” (1Sam 25:22, TNM) è un’espressione che sottintende il maschio.
La parola “cani” è presa spesso dalla Scrittura per sottintendere gli infedeli, i non ebrei, i pagani. Il cane era un animale considerato impuro (Lv 11:27; Is 66:3) e non veniva addomesticato; Giobbe, che menziona i cani pastore (Gb 30:1) non era ebreo. Dt 23:18, con “il prezzo di un cane”, probabilmente allude al pederasta e ai rapporti anali. I cani rigurgitano ciò che hanno mangiato e lo mangiano di nuovo; leccano e mangiano anche gli escrementi; si nutrono di carogne. Da ciò il paragone degli infedeli con i cani (2Pt 2:20-22; Pr 26:11). I nemici di Dio e i gentili (= stranieri) sono paragonati a cani (Sl 22:16,20;59:6,14; Mt 15:26,27; Flp 3:2; Ap 22:15). Yeshùa stesso usò questo paragone. – Mt 7:6.
Iperboli o esagerazioni
L’iperbole è un’immagine retorica in cui un concetto è espresso in termini volutamente esagerati. Questa esagerazione a dismisura è spesso utilizzata nella Scrittura per ridicolizzare i nemici di Israele, che hanno “città grandi e fortificate fino al cielo” (Dt 9:1). Yeshùa dice agli scribi e ai farisei: “Filtrate il moscerino e inghiottite il cammello” (Mt 23:24). Nessuno può, ovviamente, inghiottire un cammello. È un’esagerazione. È comica la scena in cui costoro, scrupolosissimi e seri, cercano un moscerino per toglierlo e poi ingoiano un cammello.
Appare ridicola l’esagerazione in Es 16:3: “[Gli israeliti] dicevano: «Il Signore poteva farci morire nell’Egitto! Là almeno avevamo una pentola di carne e si poteva mangiare a volontà. Ora voi ci avete portati in questo deserto. Volete far morire di fame tutta questa gente!»” (TILC). Questa è un’esagerazione del tutto assurda: gli ebrei in Egitto erano schiavi trattati molto duramente, e non erano certo serviti a tavola dagli egiziani con pentolate di carne.
Passando da esagerazione a esagerazione, in Nm 11:5,6 si ha: “Vi ricordate quel che mangiavamo in Egitto? Senza spendere un soldo avevamo pesce, angurie, meloni, porri, cipolle e aglio! Qui non c’è più niente, e siamo già deperiti. Non si vede altro che manna!” (TILC). Alla precedente carne, qui vengono aggiunti “pesce, angurie, meloni”, con una nota ancora più patetica includendo “porri, cipolle e aglio”. È davvero comico immaginare quegli ebrei (che, di fatto, erano schiavizzati) spaparanzati a godersi quelle leccornie come se fossero stati alla tavola faraonica. L’unica cosa vera era che in Egitto mangiavano davvero “senza spendere un soldo”: i loro aguzzini li mantenevano in vita quanto bastava e li battevano per farli lavorare duramente. C’è anche qui davvero dell’ironia.
“Scannano uomini, baciano vitelli!” (Os 13:2). Così è detto degli idolatri. Qui l’esagerazione (che li ridicolizza) è data dal fatto che normalmente si scannano i vitelli e si baciano gli uomini. Questi facevano il contrario.