Ridere e sorridere sono comportamenti istintivi: Dio ci ha creati così. Si pensa che il sorriso si manifesti già nel grembo materno: in certi casi si nota durante la visualizzazione dell’ecografia. Accenni di sorriso appaiono sia nei bambini prematuri sia nei primi giorni di vita dei neonati. I bambini iniziano a sorridere già al secondo mese di vita. Il vero sorriso inizia verso il terzo mese di vita a contatto con il viso materno, se la madre sorride.

   Ridendo esprimiamo il nostro piacere per qualcosa che ci diverte. Sorridere manifesta tranquillità, serenità, perfino felicità, oltre che simpatia verso gli altri. Il sorriso è un ridere appena accennato; rimane impresso nella memoria delle persone, trasmette buon umore, favorisce i rapporti e l’amicizia, trasmette sicurezza; è l’inizio di un’intesa, di uno scambio; può manifestare la voglia di accettare gli altri o di essere accettati.

   L’umorismo è un modo particolare di guardare al mondo. È l’assurdo che suscita la risata. Il racconto umoristico provoca curiosità e perfino ansia. Diventa comica in sé la situazione in cui l’interlocutore non ha il senso dell’umorismo e rimane indifferente. Fare dello spirito è anche un modo per sciogliere tensioni e conflitti, ma occorre saperlo dosare: può diventare fastidioso e importuno, finanche nocivo; non deve mettere a disagio e ferire.

   Ogni persona ha un differente atteggiamento nei confronti del ridere; ciò dipende dalle proprie disposizioni e dall’ambiente in cui la persona è stata educata. A quanto pare, le persone estroverse prediligono battute semplici e le barzellette a sfondo sessuale; gli introversi preferiscono storielle non a sfondo sessuale; i fatalisti prediligono un umorismo aggressivo che li faccia sentire superiori, permettendo loro di scaricare le tensioni. Il rancore e il senso d’inferiorità spingono a gradire le barzellette contro i gruppi razziali e certe classi professionali. Le donne amano l’umorismo passivo ovvero le situazioni in cui gli altri le facciano ridere; preferiscono umorismi che si basano su situazioni ambigue, i giochi di parole, l’autoironia e gli eventi buffi che capitano quotidianamente; gli uomini preferiscono far ridere (vogliono essere in primo piano ed essere apprezzati). I giovani tendono a ridere per quello che accade nella vita, nel prendersi in giro e nel fare scherzi, cercando occasioni per essere allegri; le persone in là con gli anni ridono guardando spettacoli televisivi e cinematografici, e per le barzellette.

   Il sorriso può essere sincero: per un’emozione positiva, per uno stato d’animo particolare, per un gesto d’affetto. Può essere falso: obbligato da circostanze di cortesia, non sorge da un’emozione spontanea e appare costretto. Può essere triste: esprime allora una tristezza di condivisione, che anche gli altri conoscono. Può essere, il sorriso, per così dire, anche un sorriso a se stessi: denota allora l’autocompiacimento di quando ci lodiamo da soli.

   Sono tante le cose che modificano il nostro umore. Per citarne alcune: la privazione del sonno, fare sogni non piacevoli, il tempo meteorologico, certi momenti della giornata, gli ormoni per le donne (sviluppo puberale, ciclo mestruale, puerperio, menopausa), il testosterone per gli uomini, il cibo, l’esercizio fisico, la musica.

   Recentemente è stata sviluppata la terapia della risata. È sempre meno raro vedere medici vestiti da pagliacci, specialmente negli ospedali pediatrici. Ciò si basa su alcuni requisiti per guarire, primo dei quali è l’assenza di panico, qualunque sia la diagnosi, perché il panico blocca il sistema immunitario. Segue poi la capacità di auto guarigione che nasce dalla fiducia interiore, alimentata dal buon umore. Nel nostro cervello c’è una zona chiamata locus caeruleus (“punto blu”), un nucleo che si mette in azione prima di ogni guarigione; questo centro viene attivato da stimoli insoliti, mentre la monotonia lo disattiva. Nella Bibbia leggiamo: “Un animo sereno favorisce la guarigione, uno spirito depresso toglie la vita”. – Pr 17:22, TILC.

   Studi recenti hanno dimostrato che quando le persone ridono, si producono delle sostanze definite beta-endorfine (oppioidi endogeni). Si tratta di neurotrasmettitori che hanno il potere di avviare il sistema immunitario, rendendolo più forte e vigile. L’umorismo ha un ruolo importante: facendo da sveglia, permette alle nostre capacità cognitive di esprimersi al massimo. È sorta così una nuova branca della medicina, chiamata psiconeuroendocrinoimmunologia (P.N.E.I), che spiega le relazioni tra psiche, sistema nervoso, sistema endocrino e sistema immunitario. Il merito di questi studi è d’aver messo in primo piano le emozioni umane, le quali avviano reazioni fisiche per consentire all’organismo un atteggiamento capace di cambiamenti. Ancora una volta, la Bibbia si mostra acuta: “Vigila sui tuoi pensieri: la tua vita dipende da come pensi”. – Pr 4:23, TILC.

   Lo studio sistematico della risata e delle sue capacità terapeutiche è l’oggetto della gelotologia (dal greco γέλως, ghèlos, “risata”), una nuova disciplina che studia il rapporto tra il fenomeno del ridere e della salute; è uno studio multidisciplinare che si avvale della biologia, della psicologia, della sociologia, dell’antropologia, della filosofia e della religione. Ridere o sorridere fa aumentare il flusso sanguigno al cervello e questo ottimizza l’umore; l’afflusso di sangue arterioso ossigenato può produrre una temperatura favorevole all’azione dei neurotrasmettitori, gli ormoni che trasmettono le emozioni e le sensazioni di tutto il corpo. I movimenti muscolari del volto dovuti al riso o al sorriso sono legati al sistema nervoso autonomo, che controlla il battito cardiaco, il respiro e altre funzioni.

   I buddisti, già da più di un millennio, sanno che un quarto d’ora di sane risate è come sei ore di meditazione. Per la medicina cinese il riso deriva dallo shen cardiaco, per loro il centro della totalità psicosomatica dell’essere umano, il luogo più vicino a Dio; ridendo si libererebbe un’esplosione di luce, d’energia yang. Il nostro sommo poeta, Dante Alighieri, diceva che ridere è come far lampeggiare di gioia l’anima. Di là da queste, che potrebbero essere definite saggezze popolari, ormai è risaputo in tutto il mondo che il buon umore e la gioia contribuiscono ad una migliore qualità della vita e che l’umorismo aiuta ad affrontare i problemi di tutti i giorni.

   Quando ridiamo, tutto il nostro corpo ride e si rilassa. Ridendo, il cuore e la respirazione accelerano i ritmi, la tensione arteriosa cala e i muscoli si rilassano. Il riso ha un ruolo di prevenzione dell’arteriosclerosi, possiede una funzione depurativa dell’organismo perché allontana l’anidride carbonica e permette un miglioramento delle funzioni intestinali ed epatiche.

   Ridere è un primo passo verso uno stato d’ottimismo che aiuta a far mantenere la gioia di vivere; ha perciò proprietà antidepressive.

   Dal modo in cui ridono, si possono perfino cogliere le caratteristiche psicologiche di una persona:

  • La risata del tipo ah ah ah denota apertura e allegria senza riserve; esprime gioia. È contagiosa, coinvolge e trascina gli altri.
  • La risata del tipo eh eh eh è caratteristica di chi non ama lasciarsi andare; assomigliando a un sogghigno, svela presunzione. Così ride chi prova una gioia maligna, magari disprezzo; così si ride di qualcuno.
  • La risata del tipo ih ih ih è tipica di un riso represso, un po’ soffocato, non libero d’esprimersi, un po’ maligno; è più frequente nei giovani. È un ridacchiare sotto i baffi per una gioia maligna repressa, soffocando i propri sentimenti.
  • La risata del tipo oh oh oh è segno di sbalordimento e di sorpresa, ma anche una spontanea reazione naturale di chi si sente in imbarazzo. Sebbene indichi meraviglia pura (tranne che in caso di sarcasmo), può però essere un atteggiamento di chi ride per circostanza.
  • La risata del tipo uh uh uh vuole mostrare buonumore, ma nasce da uno stato di perplessità, di tensione dissimulata. Non è quindi una risata vera, ma esprime spavento.